Una gabbia dorata, questa secondo il 2° Rapporto Italia Generativa è la condizione dei ragazzi italiani, in bilico tra inerzia e voglia di fare.
Il Rapporto Italia Generativa 2023 evidenzia la fragile situazione delle giovani generazioni italiane in cerca di autonomia, soprattutto se raffrontata a quella dei loro coetanei europei. La pandemia, la crisi climatica, le crisi nazionali e le guerre; ma anche l’inflazione, l’andamento del mercato del lavoro, l’ombra dell’IA e i cambiamenti demografici generano inquietudine. Ancor più agli occhi di un giovane in cerca di autonomia e affermazione, minando la fiducia e la spinta positiva verso il futuro. Un danno per tutta la società, che spiega in parte anche l’attuale “inverno demografico”.
I gap lavorativi
Non c’è autonomia senza adeguata formazione. Il Rapporto segnala da questo punto un forte ritardo rispetto ai principali Paesi europei, soprattutto al Sud. Nonostante, d’altro canto, il sistema formativo italiano sia ricco di eccellenze grazie alle quali numerosi laureati/e sono molto apprezzati/e all’estero.
Parlando di lavoro, l’Italia è al secondo posto per numero di neet (giovani non occupati fuori da percorsi di educazione o formazione) soprattutto al Sud. Ed è anche al terzo per quota di giovani disoccupati, con il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, mancata crescita di salari e difficoltà di un lavoro stabile. Il lato positivo è che quasi l’80% dei ragazzi italiani considera importante l’impegno sociale delle imprese, viste come un attore sempre più responsabile sia sul piano sociale che ambientale.
I legami familiari e la politica
Questa situazione, aggravata dai costi degli alloggi e delle bollette, prolunga la permanenza degli italiani in famiglia (72% dei maschi e il 66% delle donne). La conseguenza per le giovani generazioni è un orizzonte di futuro bloccato, su cui pesa il blocco dell’ascensore sociale e la spinta alle disuguaglianze intergenerazionali. A ciò si aggiunge una disaffezione verso la politica (un giovane italiano su tre non prova interesse) e la percezione (86%) di scarsa o nulla influenza dei cittadini nelle decisioni politiche del proprio Paese.
Segnali ambivalenti
La condizione dei ragazzi italiani non è scevra da rari indicatori positivi. Tra questi una minore esposizione ad alcune patologie che colpiscono più frequentemente i coetanei europei. Colpisce, nel difficile quadro descritto, la bassa percentuale di giovani che si dichiarano depressi (2,4%, nettamente al di sotto delle medie UE) e quel 4,3% che fa uso di tranquillanti. L’Italia è anche tra i Paesi europei col più basso tasso di suicidi tra i giovani tra 15 e 29 anni e tra quelli in cui consumano meno alcol e sigarette. Questi dati nascondono però una criticità.
Una gabbia dorata
Troppi giovani, infatti, pur trovandosi in una situazione di stallo da cui è difficile uscire, non la percepiscono come tale. Finiscono così per vivere, mediamente, in una condizione di benessere materiale e con reti relazionali e ambienti sociali che, per molti aspetti, li proteggono. Di fronte hanno però un mercato del lavoro che, mediamente, non offre grandi possibilità, condannandoli per anni ad una instabilità cronica. In un contesto culturale di individualismo diffuso, dove prevalgono le dinamiche conservative delle generazioni senior, rischiano di restare sempre più al palo, prigionieri di una “gabbia (semi) dorata” di un benessere ricevuto che li tiene ai margini. Eppure, sottolinea il Rapporto Italia Generativa, il profilo culturale delle nuove generazioni non corrisponde al ruolo in cui la società italiana li condanna ad un’ambivalenza di fondo.
I giovani e il cambiamento
Per affrontare la questione giovanile, e con essa il rilancio della capacità di crescita del Paese, occorre un approccio integrato. Nessuno sa come evolverà il mondo domani, ma di sicuro serviranno conoscenze e attitudini molto diverse dalle attuali e dalle precedenti.
La questione giovanile è centrale per lo sviluppo dell’Italia. Il Next Generation EU (i fondi dell’UE per la ripresa) – avvertono i ricercatori – deve diventare Futura Generazione Italiana, senza la quale è difficile per il Paese riuscire a guardare avanti. Un compito al quale non deve sottrarsi la generazione degli over 50, mediamente più sicura e agiata. Senza un patto tra le generazioni, infatti, ogni intervento rischia di rimanere isolato.
Le aree di intervento
Sono diverse le strategie suggerite per far uscire i giovani dalla loro gabbia. Tra queste, una riforma fiscale (con un sistema di tassazione agevolato) ed elettorale (interventi per stimolare i giovani alla partecipazione politica), per ribilanciare la relazione tra generazioni. Fondamentale, oltre alla formazione accessibile, una strategia di accesso agevolato alla casa e all’affitto, e provvedimenti per la parità di genere. Oltre ad una legge quadro sulle politiche giovanili che permetta all’Italia di essere un Paese dove poter nascere, crescere, lavorare e generare.
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