L’Istat ha appena diffuso il Rapporto La salute nelle Regioni italiane. Bilancio di un decennio 2005-2015, una vera e propria classifica dello stato di salute nelle nostre Regioni. Per realizzarlo ha selezionato ben 24 indicatori (fra cui consumo di alcol, fumo, eccesso di peso, presenza di diabete, etc..) riferiti all’intera popolazione. Altri indici più specifici sono stati elaborati per classi di età con lo scopo di individuare, per alcune patologie, aspetti più critici della salute di adulti o anziani. Un lavoro che ha messo a fuoco 5 Gruppi di Regioni.
Al Gruppo 1, intitolato “Mortalità prematura e comportamenti a rischio”, appartiene solo la Valle d’Aosta. Queste le sue fragilità: l’elevato tasso di mortalità per tumore negli adulti (20,3 decessi ogni 10.000 abitanti), il primato nel ricorso alle cure ospedaliere per tumore (139,1 per 10.000 persone), l’elevata incidenza nel ricorso alle cure ospedaliere fuori dai confini regionali (oltre 16 ricoveri ogni 10.000) e uno svantaggio della sopravvivenza maschile con basso titolo di studio a 90 anni che si avvicina ai 17 individui su cento. Ha inoltre un’elevata ospedalizzazione per malattie neurologiche negli anziani quali Alzheimer e Parkinson (12,2 dimissioni ogni 10.000 residenti), confermate dall’alto tasso di mortalità per disturbi psichici e malattie del sistema nervoso (56 decessi ogni 10.000 residenti nella fascia di età fino a 90 anni). La speranza di vita in buona salute ha invece valori intermedi rispetto ai dati generali: un maschio residente in Valle d’Aosta ha un’aspettativa di vita in buona salute di 60,2 anni contro i 57,9 del sesso opposto.
Al Gruppo 2, ovvero “Buone condizioni di salute”, appartengono Trentino Alto Adige e Veneto, con i migliori valori in quasi tutti gli indicatori scelti per l’analisi: una elevata speranza di vita in buona salute sia per le donne che per gli uomini (rispettivamente 61,7 anni e 62,9) e una minore incidenza del titolo di studio nella sopravvivenza a 90 anni. In queste due regioni si riscontra, fra l’altro, un buon tasso medio di dimissioni per tumore negli adulti (97,6 per 10.000) e una minore diffusione di due o più malattie croniche rispetto agli altri gruppi (17,7 %). Positivi gli indicatori rilevati sugli stili di vita della popolazione fra i quali il buon controllo dell’eccesso ponderale, che si riflette su una prevalenza media di diabete e di ipertensione fra i più contenuti. In queste zone si verifica inoltre la minor propensione media al tabagismo che riguarda poco più di 17 persone su 100.
Il Gruppo 3, “Discrete condizioni di salute e comportamenti a rischio”, comprende la Sardegna più una buona parte dell’Italia centro settentrionale: Toscana, Umbria e Marche, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna. Qui si evidenziano discreti risultati nella sopravvivenza in buona salute sia maschile (60,5 anni) che femminile (58,0 anni), con una quota alta di sopravviventi con bassi titoli di studio a 90 anni. Confortanti anche i dati della mortalità prematura che rivelano, nella fascia di età 35-69 anni, un rischio di morte determinato dalle cause più frequenti (“maggiori cause”) prossimo ai 23 decessi ogni 10.000 residenti. Sia in termini di mortalità (42,7 ogni 10.000) che in termini di ricorso alle cure ospedaliere (27,3 ogni 10.000) è rassicurante il quadro relativo alle malattie neurologiche, dalle demenze e malattie del sistema nervoso degli anziani alle malattie psichiche, Alzheimer e Parkinson.
Il Gruppo 4, “Malattie croniche”, è composto da 6 regioni: Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Abruzzo e Lazio. Il Rapporto Istat descrive qui un contesto territoriale caratterizzato da condizioni di fragilità generale, relative soprattutto ai dati di mortalità per le “maggiori cause” negli adulti (24,4 persone per 10.000), ma anche nella sopravvivenza in buona salute, che è all’ultimo posto per la componente maschile (56,2 anni) e al penultimo per quella femminile (55,4). Mediocri i livelli di sopravvivenza a 90 anni per bassi titoli di studio. In queste regioni è alta la percentuale di persone in eccesso di peso (circa 48,3 persone ogni 100), da cui deriva un’alta prevalenza di diabete (6,2% ). Questo dato, insieme alla presenza di elevati tassi di dimissioni per malattie ischemiche del cuore, all’alta presenza di ipertesi (18,0%) e alla notevole diffusione di persone colpite da due o più malattie croniche (22,0%), descrive un gruppo di popolazione in cui la salute è più a rischio che nel resto del Paese.
Il Gruppo 5, denonimato “Precarie condizioni di salute”, è costituito dalla sola Campania dove, ad eccezione del consumo di alcol, c’è la più alta frequenza di comportamenti a rischio e la maggior presenza di patologie correlate. Più di un campano su due ha un eccesso ponderale; fatto che naturalmente genera elevati tassi di diffusione di diabete (6,8%) e presenza di più patologie croniche (22,8%). Seguono l’abitudine al fumo, presente nel 22% della popolazione e il più alto tasso di ipertensione. I livelli di sopravvivenza in buona salute sono influenzati da tutto ciò con valori tra i più bassi per maschi e femmine (rispettivamente di 54,9 e 56,5 anni). La sopravvivenza senile per condizioni socioeconomiche fa emergere grandi disuguaglianze di salute. Un residente campano di 90 anni, poco istruito, ha una probabilità di sopravvivere del 14,7% se maschio e del 30,3% se femmina: sono i valori più bassi tra le medie dei gruppi. Assieme a questi elementi di debolezza il Rapporto rileva, in Campania, alcuni fattori positivi: la contenuta mortalità per traumatismi (4,0 per 10.000), per demenza e malattie del sistema nervoso degli anziani (32,1 per 10.000) e le dimissioni dovute a patologie quali Alzheimer e Parkinson.
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