Save the Children commenta il Rapporto Invalsi: “Migliorano le competenze di studenti e studentesse, ma restano forti diseguaglianze territoriali. Intervenire subito, per garantire pari opportunità”
Migliorano le competenze di studenti e studentesse, ma restano forti diseguaglianze territoriali: lo mette in luce la fotografia della scuola italiana, scattata dal Rapporto Invalsi 2024. L’indagine misura ogni anno le competenze di bambini, bambine e adolescenti della scuola primaria e secondaria di I e II grado in Italia. Proprio le disparità tra regioni sono messe in evidenza da Save the Children, che ha letto e ha analizzato il rapporto dal punto di vista dei diritti dei minori.
Dalla primaria alla secondaria di I grado
Per quanto riguarda la primaria, il Rapporto evidenzia un miglioramento complessivo dei risultati. D’altra parte, però, conferma le differenze tra le diverse aree del Paese: Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna presentano le percentuali più basse di studenti che raggiungono il livello base di competenze sia in italiano (69%) che in matematica (62%). I valori sono superiori al 70% in tutte le altre aree del Paese per l’Italiano (77% al Nord Ovest, 75% al Nord Est, 78% al Centro e 76% nelle restanti regioni del Sud). Per quanto riguarda la matematica, i valori arrivano al 70% al Centro e nel Nord Ovest, al 67% nel Nord Est e al 69% nelle restanti regioni del Sud.
Le differenze territoriali si amplificano alla secondaria di I grado: qui, solo il 49,5% degli studenti nel Sud e nelle Isole raggiunge le competenze base in italiano. A livello nazionale, la percentuale media è del 60,1% a livello nazionale. Riguardo la matematica, il 39,5% degli studenti del Sud e delle isole raggiunge le competenze base, a fronte di una percentuale del 56% a livello nazionale.
La dispersione implicita
Migliora il dato nazionale sulla dispersione implicita. Con questo termine si indica il numero di studenti e studentesse che non hanno raggiunto competenze adeguate in matematica, italiano e inglese alla fine del percorso scolastico di 13 anni. Questo dato raggiunge i valori più bassi da quando l’Invalsi ha iniziato a misurarla: il 6,6%.
Nelle due macroaree Sud e Isole, però, i valori restano alti, nonostante gli importanti miglioramenti: 15,7% in Campania, 11,3% in Sardegna, 9,3% in Calabria e 8,9% in Sicilia. Persistono inoltre i divari legati alla condizione socioeconomica degli studenti e delle studentesse.
Save the Children: “Garantire pari opportunità educative”
Sono proprio le diseguaglianze ad allarmare Save the Children: “Nonostante alcuni segnali positivi, come il calo della dispersione implicita e il miglioramento generalizzato delle competenze in matematica, il Rapporto mette in luce disuguaglianze territoriali che ancora preoccupano e che confermano l’urgenza di un investimento di lungo periodo a partire dalla scuola primaria per garantire ai bambini e alle bambine del Sud e delle altre aree più svantaggiate uguali opportunità educative e di crescita – dichiara Antonella Inverno, Responsabile Ricerca, Analisi e Formazione -. È necessario procedere speditamente alla definizione di Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) in ambito educativo che garantiscano a tutti gli studenti e le studentesse, oltre a una rete di asili nido di qualità, il servizio di ristorazione scolastica e il tempo pieno nelle scuole primarie in tutte le regioni”.
La mensa e il tempo pieno
In Italia, poco più di un bambino su due (55,2% degli alunni) ha accesso alla mensa scolastica nella primaria, con differenze territoriali rilevanti: cinque regioni del Sud registrano le percentuali più basse di alunni che usufruiscono del servizio di refezione scolastica (l’11,2% in Sicilia, seguito dal 16,9% in Puglia, il 21,3% in Campania, il 25,3% in Calabria e il 27,4% in Molise), mentre Liguria (86,5%), Toscana (82,7%) e Piemonte (79,4%) sono quelle che assicurano livelli di accesso più alti.
Nel nostro Paese, due alunni della scuola primaria su cinque (40%) beneficiano del tempo pieno con le percentuali più basse in Molise (9,4%), Sicilia (11,1%) e Puglia (18,4%), le più alte nel Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e in Lombardia (55,1%).
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