I senior appaiono oggi più che mai connessi a Internet. E il motivo di questo grande cambiamento sembra essere proprio l’emergenza sanitaria che stiamo affrontando.
A dirlo è uno degli ultimi studi della Ericsson, Keeping consumer connected in a Covid-19 context, che ha analizzato l’impatto della diffusione del Coronavirus sulla connettività e l’impiego delle tecnologie in 11 Paesi: Brasile, India, Regno Unito, Cina, Corea del Sud, Stati Uniti, Spagna, Francia, Svezia, Germania e Italia. Visto l’ampio campione di analisi, i risultati rappresentano circa 200 milioni di anziani.
Covid, causa e soluzione del digital divide?
Il Covid sembra essere oggi tanto la causa quanto la soluzione del digital divide dei senior. Suona assurdo, eppure è così. Prima dell’emegenza sanitaria stavano colmando un po’ per volta il divario tecnologico fra loro e le generazioni più giovani. Poi, l’arresto improvviso.
Durante questi ultimi mesi, da una parte, hanno incrementato l’uso di internet, trovando nella connettività un mezzo per alleviare solitudine e ridotta mobilità; dall’altra, però, il divario digitale con le altre generazioni è salito. La causa? Il consistente aumento dell’impiego della Rete da parte dei giovani. Su questa infatti ormai viaggia gran parte delle loro attività quotidiane, lavoro incluso.
La tecnologia e Internet come sollievo alla solitudine
Secondo il Rapporto stilato da Ericsson, nel periodo di permanenza forzata in casa, l’aumento dell’uso di dispositivi e servizi Internet è stato di vitale importanza per contrastare solitudine e ridotta mobilità. Ben 9 intervistati su 10 ne sono convinti. Per 3 su 4, poi, il contatto online con amici e familiari è stato di grande conforto.
Ma non è l’unico modo con cui la tecnologia ha fornito loro un aiuto. Fare la spesa on line con acclusa la consegna a casa, fare acquisti online, accedere all’assistenza sanitaria, persino fare esercizio fisico: anche questi sono alcuni vantaggi che hanno sfruttato.
Per comprendere la portata del cambiamento basta confrontare i dati sull’uso quotidiano dello smartphone nel 2016 e nel 2020 tra le persone di età compresa tra i 65 e 74 anni. Nel 2016 riguardava solo la metà di loro, nel 2020 invece il dato è schizzato all’81%.
Più video, più videochiamate, più App della salute
Ma è aumentato – sempre secondo il Rapporto – anche l’uso dello smartphone per vedere brevi video. Si tratta di un’attività che viene svolta quotidianamente da circa la metà degli intervistati e che nel 2016 riguardava solo 2 persone su 10. Persino le videochiamate – per ovvie ragioni – hanno subìto una incremento: sono così passate dal 16% al 38%.
Per quanto riguarda la salute, dall’inizio della pandemia, 3 senior su 10 hanno scaricato un’App collegata al Covid. Due su 10 ne hanno addirittura utilizzata una di consulto remoto con un operatore sanitario. Inoltre, circa il 20% degli intervistati ha incrementato o ha iniziato ad acquistare forniture mediche online.
Un divario “nel divario”: differenze tra senior nell’uso della tecnologia
Entro il 2050 – dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) – ci saranno circa due miliardi di persone con più di 60 anni. Non c’è solo bisogno di una rete mobile affidabile. L’apprendimento delle competenze digitali resta la partita più importante in cui ci si gioca tutto. L’unico modo con cui i senior possono migliorare la qualità della loro vita grazie alla tecnologia.
Ora resta da capire (e vedere) se il digital divide tra le generazioni rimarrà o continuerà a colmarsi dopo la crisi. Nel frattempo sta emergendo – sempre secondo il Rapporto – un altro tipo di divario. Stavolta proprio tra i senior stessi. È possibile, infatti, identificarne cinque gruppi diversi partendo dalla loro interazione con i dispositivi e dall’uso di Internet.
I primi due gruppi – “old traditionalists” e “striving pensioners” – sono quelli che faticano di più tra dispositivi e connettività. Sommati sono quasi la metà dei senior che impiegano Internet, ma anche quelli che rischiano di più di rimanere indietro una volta introdotta una nuova tecnologia. Gran parte degli “old traditionalists” non hanno figli, soffrono la solitudine e non vedono spesso i loro parenti. Rispetto alla media dei senior usano meno i dispositivi. Nel campione dei Paesi analizzati sono circa il 20% delle persone in età avanzata. Anche gli “striving pensioners” sembrano avere un profilo similare: in pochi hanno figli, vivono soli più spesso rispetto alla media, hanno maggiori problemi di salute o restrizioni finanziarie che inficiano la loro qualità di vita. Hanno relativamente pochi dispositivi, ma guardano la tv più spesso di altri. Rappresentano il 26% dei senior tra i 65 e i 74 anni.
Il terzo segmento, i “sociable grandparents”, costituiscono il 25% di persone nella fascia età 65-74 anni. Concentrano un numero superiore alla media di persone sposate e che intrattengono rapporti con gli amici. Si sentono meno propensi a pensare che saranno più soli col tempo. Sono a un livello medio nell’uso dei dispositivi e di Internet.
I due gruppi restanti usano dispositivi e Internet più della media. Rappresentano circa 3 su 10 di tutti gli intervistati senior. Il primo, quello dei “mature life connoisseurs” – circa il 13% dei senior tra i 65 e 74 anni -, sono persone spesso sposate, con una buona istruzione e un reddito superiore alla media. Sono aspetti che si riverberano sulla loro vita: consumano e socializzano maggiormente, sono più attive, impiegano maggiormente ogni tipo di dispositivo. Sono molto consapevoli di ciò che sta accadendo nella società.
Fanno parte dell’ultimo gruppo, gli “ageing techies”, coloro che impiegano dispositivi e connettività in particolare per il loro interesse verso la tecnologia. Spesso risultano essere ben istruiti, attivi e socievoli. Hanno più dispositivi e utilizzano Internet più spesso della media. Rappresentano il 16% delle persone tra i 65 e i 74 anni nei Paesi esaminati.
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