Le famiglie italiane aumentano la spesa per la salute, l’assistenza agli anziani e l’istruzione. Ma il 50,2% di loro rinuncia a prestazioni sanitarie per problemi economici, indisponibilità del servizio o un’offerta inadeguata.
Con “welfare” (in inglese “benessere”) si intendono le prestazioni e i servizi rientranti nell’ambito della tutela della persona, ritenuti socialmente indispensabili. Ma quanto spendono le famiglie italiane in questo settore? E a quanto sono costrette a rinunciare?
Rapporto Cerved: un’indagine sulle famiglie italiane
Il 12 gennaio scorso Cerved Group ha presentato il Rapporto del bilancio di welfare delle famiglie italiane relativo al 2022. Un’occasione per analizzare la domanda di sistema sociale degli italiani nella ripresa dalla pandemia. All’indagine hanno partecipato 4.005 famiglie di tutte le regioni, suddivise per composizione del nucleo familiare e condizione economica. Il campione è stato analizzato dal lockdown della primavera 2020 al novembre del 2021, con l’obiettivo di studiare l’influenza del Covid sui comportamenti familiari.
Una domanda in forte crescita
Nel 2021 la spesa delle famiglie italiane per i servizi di welfare ammontava a ben 136,6 miliardi di euro. Nel dettaglio più della metà è costituito dalla somma investita per salute (38,8 miliardi) e assistenza agli anziani (29,4 miliardi). Due aree in crescita rispetto alle analisi degli anni precedenti. Seguono la cura dei bambini e l’educazione prescolare (con una spesa di 6,4 miliardi), l’assistenza familiare (11,2 miliardi), l’istruzione (12,4 miliardi), la cultura e il tempo libero (5,1 miliardi), le spese per il lavoro (25 miliardi), le assicurazioni e la previdenza integrativa (8,3 miliardi).
Famiglia e anziani
“La famiglia – afferma il rapporto – con tutte le sue difficoltà resta la rete primaria di protezione sociale, di solidarietà tra generi e generazioni, di educazione dei figli e di supporto alla mobilità sociale dei giovani”. La crescita della spesa dipende tuttavia in gran parte dalla sua trasformazione. I tre fattori principali sono il cambiamento degli stili di vita e dei modelli di relazione familiare; la frammentazione delle strutture familiari; l’impatto sulla famiglia dell’invecchiamento della popolazione. Il punto dolente del rapporto fra i servizi e il nuovo assetto familiare è rappresentato dal crescente numero di anziani che non trovano risposta adeguata nel sistema di welfare. Si parla di quattro milioni di over, il 28,9% del totale, che vivono soli mentre le famiglie con anziani – o con altre persone bisognose di aiuto – sono 6,5 milioni. Nel 67,3% di questi casi l’assistenza è prestata esclusivamente da familiari, senza il sostegno dell’assistenza.
Un welfare di valore: spunti dal Rapporto Cerved
“L’industria del welfare è trainante per la crescita del Paese” – commenta Andrea Mignanelli, amministratore di Cerved. Lo sostengono i dati: ai 136,6 miliardi di spesa delle famiglie si aggiungono 21,2 miliardi del welfare aziendale e collettivo, pari al 9% del Pil. Si tratta di generare nuovi modelli di servizio più adeguati alla società attuale, soprattutto in grado di rispondere alla domanda delle famiglie. Un settore vasto e variegato, in grado di richiamare gli investimenti pubblici e privati, come già accade con la Silver Economy. In tal senso il Rapporto offre un contributo importante per misurare la domanda di servizi, nel momento in cui con il Pnrr sono disponibili le risorse per rilanciare l’attuale sistema.
La crisi sociale è evidente nel non accesso alle cure
Ma il Rapporto Cerved misura anche la quota di famiglie che nel 2021 hanno rinunciato a prestazioni di welfare. Dall’analisi risulta che più di metà del campione intervistato (il 50,2%) ha fatto a meno di prestazioni sanitarie e nel 13,9% dei casi si è trattato di privazioni importanti. Il 56,8% ha rinunciato (il 22% in modo rilevante) a servizi di assistenza agli anziani, e il 58,4% (17,4% in modo rilevante) a servizi di cura dei bambini ed educazione prescolare. Non è aumentata ma resta elevata la quota di rinunce nell’istruzione: 33,8%.
Un problema di equità sociale: le famiglie più povere
Tre sono i fattori principali alla base della contrazione della domanda. Nell’area della salute la pandemia ha provocato una minore disponibilità di servizi sanitari e il rinvio delle cure da parte degli stessi cittadini per timore del contagio. Una seconda motivazione è economica: le famiglie più povere hanno difficoltà a sostenere i costi delle prestazioni. Con conseguenze pesanti. Il 62,3% di loro ha infatti rinunciato alla salute (19,8% di rinuncia rilevante), il 77,2% all’assistenza agli anziani (33,6% rilevante), il 65,6% alla cura dei bambini e il 42,1% all’istruzione. Quest’ultimo settore è peraltro fondamentale nella prevenzione delle malattie cognitive in età avanzata.
Un’offerta inadeguata
Le principali motivazioni di rinuncia riguardano però l’inadeguatezza dell’offerta. Un dato che traspare in maniera evidente nell’assistenza agli anziani: più del 60% delle famiglie rinunciano a questi servizi giudicandoli di qualità insufficiente (29,5%) o ritenendo che le prestazioni di cui hanno bisogno non siano disponibili (31,9%). A RaiNews 24 la ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti afferma: “Il Rapporto Cerved dipinge una situazione di crisi sociale che è stata caricata sulle famiglie, strutture di resistenza e resilienza”.
Un welfare ancora insufficiente
Anche per Mignanelli il sistema di welfare è insufficiente per fronteggiare le nuove sfide sociali. “La frammentazione delle strutture familiari, lo squilibrio demografico, il cambiamento dei modelli di relazione mettono la famiglia in forte difficoltà nell’esercitare il suo ruolo tradizionale di assistenza” spiega il manager. E sottolinea che 4 su 10 sono unipersonali e 3 anziani su 10 vivono soli. Nonostante ciò nel 65% dei casi l’assistenza agli over è prestata esclusivamente da familiari.
Nuovi modelli di servizio per rilanciare l’economia
La soluzione, conclude il Rapporto, è mettere in campo nuove strategie. Tra queste, una spesa pubblica più selettiva, il rilancio della previdenza complementare (per evitare un futuro di anziani poveri), un investimento serio sul settore dell’assistenza per la terza età. A tal fine sarebbe auspicabile la creazione di un sistema nazionale di Long Term Care a contribuzione privata. Senza dimenticare di investire nei servizi sanitari di prossimità e prevenzione. Il welfare sociale è una grande opportunità per le imprese e le Istituzioni ma anche un ammortizzatore necessario per le famiglie.
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