Quasi un italiano su dieci (il 9,4% dei residenti) è in condizioni di povertà. Si tratta di 5 milioni 571 mila persone, contro 1,8 milioni di 15 anni fa.
Il Rapporto statistico nazionale 2023 di Caritas “La povertà in Italia” fotografa la situazione del nostro Paese. L’inflazione ha raggiunto i massimi livelli dal 1985 e ha visto crescere progressivamente le fasce più deboli della popolazione, che oggi subiscono un aumento dei prezzi del 17,9%.
I dati analizzati sono quelli raccolti nei Centri d’ascolto dalle 255.957 persone che hanno richiesto un supporto nel 2022. Rispetto al 2021 è stato registrato un aumento del 12,5% di coloro che hanno cercato un sostegno, in parte legato alla guerra in Ucraina.
I numeri dei centri d’ascolto Caritas
L’incidenza di persone straniere sul totale degli assistiti è stata del 59,6% contro il 55% del 2021, con percentuali che arrivano al 68,6% e al 66,4% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est. Non si tratta solo di nuovi poveri, perché quasi il 30% delle persone è seguito da più di cinque anni. Le donne che chiedono aiuto sono il 52,1%, contro il 47,9% degli uomini e l’età media dei beneficiari è di 46 anni.
Le persone senza fissa dimora sono cresciute del 16% rispetto al 2021 e tra gli assistiti prevalgono quelli con licenza media (il 44%), licenza elementare (il 16,2%) e chi non ha alcun titolo di studio (6,3%). Nell’ultimo anno c’è stato anche un aumento degli utenti con istruzione più elevata. Inoccupati, ma anche occupati, che comunque si trovano in condizioni di indigenza, che hanno problemi familiari (separazioni, divorzi, conflitti di coppia), di salute (disagio mentale, malattie oncologiche), difficoltà legate ai processi migratori.
Gli interventi offerti
Complessivamente gli interventi erogati da Caritas sono stati 3,4 milioni, in media 13,5 per ciascun assistito. Il 71,8% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali, come distribuzione di viveri, accesso a mense, empori, docce; il 9,4% gli interventi di accoglienza; il 7,4% le attività di ascolto; il 4,6% il sostegno socio-assistenziale; il 2,5% i sussidi economici per il pagamento di bollette e tasse e l’1,4% gli interventi sanitari.
I beneficiari
Fra gli assistiti si possono individuare cinque gruppi di persone. I vulnerabili soli, in prevalenza uomini, tra i 35 e i 60 anni, quasi nella metà dei casi divorziati. Uno su tre fra loro non ha una fissa dimora, e uno su dieci ha problemi di dipendenza. Ci sono poi le famiglie povere, per l’82,7% con figli minori conviventi, spesso stranieri e con un lavoro povero. Due su cinque sono in carico da almeno 5 anni, quasi la metà è assistito da centri o servizi parrocchiali e beneficia soprattutto di forme di aiuto legate ai pasti, all’abbigliamento, ai prodotti per neonati.
I giovani stranieri in transito, con un’età media di 25 anni, rappresentano il terzo gruppo di destinatari e si concentrano soprattutto al confine italo-francese, nella zona di Ventimiglia, nel tentativo di raggiungere altri paesi europei. I genitori fragili comprendono persone fra i 35 e i 60 anni, in particolare donne con minori conviventi. L’incidenza dei cittadini italiani è più alta della media e i bisogni sono multipli (disagio abitativo, problemi di salute, difficoltà occupazionali). Infine, ci sono i poveri soli, prevalentemente uomini fra i 35 e i 65 anni, e fra loro anche i pensionati in condizioni di povertà (14,4%) e per la maggior parte residenti nelle città con più di 500 mila abitanti. Uno su due richiede bisogni socio-assistenziali e quasi la metà sono assistiti dai Centri d’ascolto parrocchiali.
I lavoratori poveri e i pensionati del futuro
Attraverso i dati raccolti incrociando i bisogni degli assistiti e i servizi erogati, Caritas ha lanciato l’allarme sui “working poor”, i lavoratori poveri in crescita, che rischiano di produrre in un prossimo futuro un alto numero di nuovi pensionati altrettanto poveri. Con il pericolo di trovarsi in presenza di una popolazione anziana in maggioranza vulnerabile, e in situazione di precarietà.
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