Per l’ASviS solo un profondo cambiamento delle politiche pubbliche può sostenere lo sviluppo dei bisogni del presente senza compromettere quelli delle future generazioni.
L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) studia la realizzazione dei contenuti dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile nella società italiana. L’Agenda, sottoscritta nel 2015 da 193 Paesi, tra cui l’Italia, nasce per garantire un presente e un futuro migliore al Pianeta e alle persone che lo abitano. Lo fa attraverso la definizione di 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (noti come SDG) da raggiungere entro il 2030. La novità dell’Agenda sta nel considerare la sostenibilità non come un valore legato solamente all’ambiente ma in una visione integrata, che tiene in conto anche l’elemento umano, economico e politico.
Il rapporto ASviS 2023
Su tali premesse si basa il rapporto annuale di ASviS che quest’anno evidenzia una forte preoccupazione. A 7 anni dalla scadenza Onu, l’Italia, nonostante i progressi fatti, resta ancora indietro sui 17 obiettivi programmati, particolarmente in alcuni campi. Il nostro Paese è peraltro in buona compagnia, tanto da far dire al Segretario Generale Onu Antonio Guterres: “A metà del percorso l’Agenda 2030 è in pericolo”. Di questo passo, nel 2030, oltre mezzo miliardo di persone vivranno ancora in povertà e oltre 80 milioni di bambine/i non andranno a scuola. Non solo. Le emissioni di gas continueranno a crescere, e così i danni da cambiamenti climatici, aumenteranno le deforestazioni e almeno un milione di specie, rischia l’estinzione. In questo panorama drammatico globale, a che punto è però l’Italia?
Il punto sull’Italia
Il Paese, avverte ASviS, mostra forti ritardi sugli impegni assunti nel 2015 in sede Onu. Guardando ai 33 Target valutabili con indicatori quantitativi, solo per 8 si raggiungerà presumibilmente il valore fissato per il 2030. Per 14 sarà molto difficile o impossibile raggiungerlo, per 9 si registrano andamenti contraddittori, per 2 la mancanza di dati impedisce di esprimere un giudizio. Per sanare i ritardi bisogna attuare con urgenza e incisività una serie di interventi e di riforme, come peraltro l’Italia si è impegnata a fare nel Summit Onu del 18-19 settembre scorso. Vediamo ora una panoramica italiana sulle 4 dimensioni dello sviluppo sostenibile.
La dimensione sociale
Per la dimensione sociale dello sviluppo sostenibile, il Report segnala un aumento delle famiglie in povertà assoluta e l’allargamento delle forbice ricchi/poveri. La spesa pubblica italiana per sanità e istruzione è inferiore nettamente alla media europea. L’abbandono scolastico è pari all’11,5%, la disoccupazione giovanile è al 23,7% e 1,7 milioni di giovani sono neet (non studiano né lavorano).
La dimensione ambientale
Qui il dato negativo è ingente, a partire da un 42% di perdite dai sistemi idrici. Solo il 21,7% delle aree terrestri e l’11,2% di quelle marine sono protette, il degrado del suolo interessa il 17% del territorio. Lo stato delle acque superficiali è “buono” per il 43% di fiumi e laghi e le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2% del totale. Quota che non consente il processo di netta riduzione delle emissioni su cui il Paese si è impegnato con l’UE.
La dimensione economica
Dopo la ripresa del biennio 2021-2022 seguita alla pandemia, resistono ancora segnali di crescita dell’occupazione, anche se resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità). Passi avanti sono stati compiuti per l’economia circolare (il consumo materiale pro-capite si è ridotto del 33% in dieci anni) ed è cresciuto il tasso di innovazione. Molte imprese tuttavia mostrano resistenze ad investire nella trasformazione digitale ed ecologica. Il Paese, avvisa il Report, necessita di forti investimenti, anche per rendere le infrastrutture più resilienti di fronte alla crisi climatica.
La dimensione istituzionale
Per la dimensione istituzionale dello sviluppo sostenibile emerge che, nell’ultimo decennio, sono drasticamente diminuiti omicidi volontari e criminalità predatoria, ma sono cresciuti alcuni reati contro la persona, come le violenze sessuali (+12,5%) e le estorsioni (+55,2%). Forte è anche l’aumento dei reati informatici, come truffe e frodi (+152,3% rispetto al 2012). Il sovraffollamento carcerario, ridottosi nel decennio 2010-2019, ha ripreso a salire nell’ultimo biennio.
Le proposte di ASviS per accelerare il cammino dell’Agenda 2030
Per recuperare il terreno perduto è indispensabile adottare un approccio politico e culturale che consideri la sostenibilità il fulcro di tutte le scelte, pubbliche e private. È urgente definire, sulla scia dell’impegno del Governo all’Assemblea Generale dell’Onu, un “Piano di accelerazione” per il conseguimento degli obiettivi mancanti. Gli spazi di intervento riguardano un ampio insieme di politiche economiche, sociali e ambientali da sostenere con adeguati finanziamenti. L’Italia deve poi dotarsi di una Legge per il clima, in linea con gli altri grandi Paesi europei, che sancisca l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. Il materiale info-educativo di ASviS è a disposizione in rete, dove sono reperibili anche i prossimi appuntamenti in streaming.
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