Secondo il rapporto annuale dell’Inps, presentato poche settimane fa, l’importo medio percepito dagli uomini è superiore del 36% rispetto a quello delle donne
Le differenze di retribuzione negli stipendi di uomini e donne non si riflettono solo sulla capacità di reddito. Inevitabilmente finiscono col pesare sull’importo delle pensioni. Lo dicono i dati dell’ultimo Rapporto annuale Inps, presentato alla Camera dei Deputati, che prende in considerazione lo stato di salute del welfare in Italia nel 2022.
I trattamenti pensionistici risultano stabili, con un numero di prestazioni di poco inferiore ai 21 milioni erogati a 16,1 milioni di pensionati. L’importo medio delle pensioni di anzianità/anticipate è di 1.915 euro, mentre quello delle pensioni di vecchiaia di 889 euro. Le prestazioni assistenziali si fermano invece a una media di 470 euro.
I numeri del “gender gap”
Ma se il totale della spesa pensionistica ammonta a 322 miliardi, sul 48% degli uomini in pensione si concentra il 56% di questa spesa, mentre al 52% delle donne pensionate resta il 44%. Lo squilibrio del trattamento, a favore degli uomini, risulta pertanto del 36%.
Agli uomini vengono erogati complessivamente 180,4 miliardi contro i 141 delle donne, e l’importo medio annuo del reddito da pensione è di circa 23.182 euro per gli uomini e 16.994 per le donne: al mese riscuotono mediamente 515 euro in meno.
Perché lo squilibrio pensionistico?
La ragione principale per la quale le pensioni delle donne sono inferiori a quelle degli uomini è la differenza retributiva: se gli stipendi sono più bassi, anche i trattamenti pensionistici lo saranno.
Inoltre, le donne hanno spesso carriere contributive in settori a basso reddito e più brevi rispetto agli uomini. Più frequentemente dei colleghi maschi affrontano interruzioni di carriera, magari legati a gravidanze o al ruolo di caregiver. L’uscita dal mercato del lavoro delle donne, poi, avviene prevalentemente con la pensione di vecchiaia, mentre quella degli uomini con la pensione anticipata che, storicamente, ha un importo medio superiore.
I dati di Opzione Donna
A gennaio di quest’anno, le pensioni ottenute con Opzione Donna erano il 16% del totale di tutte le pensioni anticipate alle donne. Ne hanno beneficiato circa 175mila persone, con un assegno di quasi il 40% inferiore alla media, a causa non solo del ricalcolo contributivo, ma anche dei minori anni di contribuzione e ai minori redditi di queste lavoratrici.
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