Sulle orme di Raffaello, tra sacro e profano, attraverso la bellezza, il potere e l’amore. Stefania Ponti, nel suo ultimo Webinar di Incontri d’Arte, ha tracciato le vicende artistiche più significative della Roma papalina del XVI secolo, narrando il periodo romano vissuto da Raffaello tra il 1509 e il 1520. Un’analisi accurata e scientifica sull’arte e sugli aspetti del costume e della società del tempo caratterizzata dalla comparsa della “cortigiana onesta”, figura di spicco nella vita della Curia papale.
Roma al tempo di Raffaello
Quando Raffaello giunse a Roma, trovò una città in piena trasformazione, era un cantiere aperto, si costruivano lussuose ed eleganti dimore, imponenti edifici, fontane monumentali. Si cancellava il vecchio aspetto urbano e si apriva una nuova viabilità con ampie strade e piazze, si stava plasmando il nuovo volto della città eterna.
Splendore, bellezza, cultura e conoscenza di un mondo esotico appena svelato, venivano espressi attraverso l’arte, nelle nuove e fastose residenze aristocratiche. Pittori, scultori, architetti erano tutti impegnati e chiamati dalla nuova e potente committenza a magnificarne l’ascesa e a eternarne il casato dal quale derivavano.
L’ostentazione del potere si manifestava attraverso la committenza di opere artistiche eseguite da grandi maestri. Una vera e propria promozione delle arti, a sostegno di una efficace propaganda politica, a favore delle più facoltose famiglie nobiliari.
Nella città papalina si snodava la vicenda umana e artistica di Raffaello, tra sacro e profano. Papa Giulio II della Rovere lo chiama ad affrescare le Stanze Vaticane e viene introdotto nella cerchia della famiglia pontificia. L’artista durante il soggiorno romano frequenta salotti di alto rango, partecipa a incontri conviviali alla presenza di esponenti dell’alta aristocrazia e cortigiane.
La società e il costume nella città eterna
La società del tempo era caratterizzata dalla comparsa della cortigiana, una nuova figura sociale. La sua presenza a Roma è riconosciuta in un documento ufficiale della Curia Pontificia, una sorta di censimento redatto con molta cura, nel quale vengono enumerate le diverse categorie comunali e identificata la cortigiana, elencandone e classificandone le diversità di ognuna.
La città eterna era prevalentemente maschile, composta da uomini d’armi, di lettere, d’arte, da banchieri e giovani di stirpe nobiliare disposti a tutto, pur di raggiungere l’agognato successo, parte di loro erano integrati nella corte della Curia papale. Per ravvivare e allietare gli incontri mondani estesero la partecipazione anche alle donne, le uniche ammesse erano le cortigiane.
La “cortigiana onesta”
Una particolare categoria, la più adeguata a quegli ambienti era quella delle “cortigiane oneste”, donne bellissime, eleganti, ben istruite, libere e preparate intellettualmente.
La “cortigiana onesta” rispondeva ad una tipologia molto precisa, oltre alla bellezza, doveva mostrare una preparazione culturale in modo brillante e sapiente, intervenendo in maniera appropriata durante le conversazioni maschili. Doveva saper parlare diverse lingue, apprendere a memoria poemi e interi tomi di autori classici, seguire un codice comportamentale adeguato all’alta società e condurre una vita pari alle dame di corte. Erano mantenute da uno o più benefattori la cui relazione andava ben oltre il rapporto sessuale.
Bellezza, astuzia, intelligenza e fascino per una cortigiana erano doti alle quali pochi uomini sapevano resistere. Colei che sapeva ben gestire la propria bellezza e il proprio sapere, raggiungeva un benessere economico piuttosto considerevole che le garantiva un futuro sereno. In alcuni casi, prendevano il posto delle legittime consorti svolgendo il ruolo di amanti fisse, ben ripagate per le svariate prestazioni che offrivano ai loro protettori.
Per conquistare successo e fama, la presenza di una cortigiana nella vita di un uomo potente era indispensabile, chi ne faceva a meno, oltre ad essere considerato un avaro, era un uomo da non stimare.
Bisogna riconoscere a queste donne colte, raffinate amanti del lusso e dei piaceri, di aver reso un gran servigio alla storia. Grandi artisti e letterati le hanno amate facendole divenire le loro muse ispiratrici e a loro hanno dedicato quadri e sonetti accrescendo il nostro patrimonio artistico e letterario.
Raffaello e la Fornarina
Anche Raffaello incantato dalla grazia e dalle fattezze armoniose di una giovane cortigiana, la Fornarina, cede al suo fascino innamorandosene perdutamente. Tra loro si accende una passione travolgente e nasce una tra le più belle storie d’amore dell’epoca rinascimentale. La Fornarina diviene la sua dolce ossessione, ispirato dalla sua raffinata bellezza, la eleva a suo ideale femminile eternandola nelle opere più famose da lui eseguite.
La grandezza di Raffaello intimorì persino la natura
Raffaello, genio universale della pittura italiana, benché morto in giovane età lascia a Roma tracce indelebili della sua produzione artistica. Mirabili cicli pittorici, realizzati nelle Stanze Vaticane e nella dimora aristocratica, del potente banchiere Agostino Chigi, suo amico e mecenate.
Una vita breve vissuta intensamente e una vicenda artistica che ha mutato ed influenzato per sempre le future generazioni di pittori e come recita l’epigrafe di Pietro Bembo: “Fin che visse, madre natura temette di essere superata da lui e quando morì temette di morire con lui”.
(Foto di apertura: Isogood_patrick/Shutterstock.com)
È possibile rivedere la registrazione del Webinar Raffaello e le cortigiane. Il costume e la società nel XV e XVI secolo tra arte, potere, amori e tradimenti collegandosi al seguente link.
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