Hanno cercato un modo “per esserci senza esserci” e l’hanno trovato, grazie alle loro voci, grazie a quella musica che da sempre è un collante di generazioni. È nata così l’idea di “Radio Enzo – La radio che ti fa sentire a casa”, un modo inventato da quattro figli per fare compagnia al padre, ricoverato in ospedale ormai da cento giorni.
Il ricovero in Ospedale e le complicazioni del Coronavirus
Enzo Favaloro, 65 anni, è stato portato al nosocomio di Legnano il 27 ottobre scorso dalla sua casa di Garbagnate Milanese. Il motivo è purtroppo facilmente intuibile: positivo al Coronavirus. Ma quando il tampone ha dato esito negativo, i figli hanno tirato un sospiro di sollievo, convinti che presto avrebbero potuto riabbracciarlo. Invece ci sono state delle complicazioni, scatenate dal Covid, che ne hanno impedito la guarigione.
Ha così trascorso 80 giorni in terapia intensiva: «Un luogo incredibile, dove si lotta per la vita, il tempo sembra non passare mai, il sonno e la veglia si confondono», ha raccontato Gianmaria, uno dei suoi figli.
Una famiglia unita per superare le distanze
Come fare, allora, per frantumare quelle distanze? Come fare per far sentire al padre la loro vicinanza? C’erano le telefonate, certo. Ancor più le videochiamate, esatto. Ma non bastavano. Ci voleva qualcosa di più. Qualcosa di speciale.
E di speciale, nella loro famiglia, c’è sempre stato il legame con la musica: figli e genitori hanno sempre suonato e cantato insieme. Allora hanno deciso di sfruttarlo, quel vincolo, affidandosi alla potenza dell’etere. Da qui è nata l’idea di Radio Enzo, in cui si è messa in gioco tutta la famiglia, mamma compresa, ed è stato necessario anche il supporto di qualche amico. Ma ne è valsa la pena.
I figli di Enzo hanno così cominciato a realizzare delle puntate radiofoniche, della durata di una ventina di minuti. Facili da assemblare, venivano inviate come nota audio tramite WhatsApp ai medici all’interno del reparto che hanno accettato con gioia di dare il loro contributo.
La radio per non sentirsi soli e combattere insieme
Non sono serviti grandi strumenti. Sono bastati un tablet con installato un semplice programma di gestione dell’audio, un paio di microfoni collegati, le cuffie, una playlist con i pezzi preferiti di Enzo, una scaletta tutta da scrivere e da riempire con messaggi di speranza e di affetto. Ed ecco che la barriera dell’isolamento è caduta e, piano piano, si è intravisto un piccolo varco.
Nessuno in famiglia è del mestiere, ma è bastato un po’ di ingegno e tanto entusiasmo per realizzare dalle tre alle quattro puntate a settimana. Tutto con le loro voci per combattere la solitudine di papà Enzo. Le puntate della radio scorrono velocemente, tra aneddoti legati alla quotidianità e un po’ di battute, per trasmettere sensazioni positive di allegria. E poi c’è la musica, i brani che cantavano in salotto o attorno al tavolo quando erano bambini. Perché a volte si pensa di essere da soli a combattere una battaglia, ma in realtà così non è.
© Riproduzione riservata