Una vita di qualità è il risultato di una complessa alchimia. Per le persone anziane incidono in modo particolare le reti relazionali, la partecipazione e condivisione con altre persone, così come le situazioni in cui poter esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni. Sono questi i fattori che sviluppano senso di soddisfazione e di fiducia nella vita. È quanto si legge nella sezione dell’Istat dedicata agli over 65.
Uno strumento potente e vecchio come il mondo per favorire un senso di benessere è quello della narrazione – o come si usa oggi denominarla, lo storytelling. Una buona storia da sempre permette di passare molti messaggi, rappresentando la realtà o creando una situazione di fantasia, colpendo l’immaginazione di chi ne fruisce, insieme alla sua emotività e ragionamento. Una storia fa imparare, conoscere, ma anche sognare e immaginare nuove opportunità. Ben lo sapevano i maestri della retorica che insegnavano attraverso l’eloquio e la dialettica l’arte di convincere attraverso strutture narrative efficaci, e così facendo, portando l’interlocutore a sposare la tesi di partenza.
Il rapporto degli over 65 con la narrazione
Le storie piacciono agli anziani: in famiglia così come in TV, alla radio o su altri media gli anziani cercano affettività, socialità e ascolto attraverso storie di vita di altri coetanei o narrando la propria quando ne hanno occasione e se il canale di comunicazione lo permette. Ma narrare, condividere o ascoltare storie aiuta l’anziano a vivere meglio? Sembrerebbe di sì, e per vari motivi.
La narrazione alimenta l’immaginario collettivo. Nel periodo gennaio-marzo 2016, Rai 3 ha proposto la trasmissione “La Quarta Età”, un ciclo di dieci interviste realizzate dallo psicanalista Massimo Ammaniti rivolte a uomini e donne over 90 provenienti dal mondo politico, culturale, del cinema, del giornalismo e dell’arte. Le dieci storie di vita hanno dimostrato come il pregiudizio che vede gli anziani come persone inattive sia da sfatare.
Una buona storia mette in contatto le persone e le generazioni, anche di diverse età. Su Rai 2, il giornalista e attore Matteo Caccia ha condotto per anni una trasmissione dal titolo “Pascal”. Attraverso la lettura di storie raccolte dagli ascoltatori, Caccia porta al vasto pubblico la vita quotidiana nei suoi piccoli e straordinari episodi. A fine lettura, il protagonista viene contattato telefonicamente e parla in diretta della propria storia. Ed è qui che quanto appena letto prende un colore e un significato particolare, dando la possibilità agli ascoltatori di apprezzare tanto la freschezza nella voce di un anziano, quanto la riflessività e la profondità nel racconto di una persona giovane.
La narrazione crea anche socialità, combattendo la solitudine. Questo può succedere tra coetanei o tra persone di età molto diverse, come nel caso dei nonni e dei loro nipoti. In questo caso la storia serve per passare dei modelli di vita, delle conoscenze, dei ricordi, nel tentativo di dare continuità a determinati valori. Inoltre, in un’epoca ad alto tasso tecnologico, sempre più over 65 si avvicinano ad ambienti di interazione e narrazione digitali. È il caso dei portali dedicati alla terza e quarta età – di cui questo portale è un esempio di riferimento con la sua nuova sezione “Storie”, o del social network specialage.com, una community fatta da anziani e alimentata da anziani per combattere la solitudine. Si tratta di spazi in cui gli anziani possono riconoscersi, immedesimarsi e sentirsi parte di una comunità che parla e che ascolta.
Le storie creano anche cultura. Sono sempre più numerose le tecniche e le modalità di attivazione della comunità locale in progetti di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale. È il caso ad esempio delle mappe di comunità, ossia dei progetti collettivi in cui gli abitanti che partecipano hanno solitamente età diverse e insieme scelgono i luoghi, i fatti e gli oggetti che meglio narrano e rappresentato sulla mappa il proprio territorio e la propria identità. Il risultato è duplice: condivisione culturale e dialogo intergenerazionale. Su questo tipo di narrazione, gli ecomusei – musei del e nel territorio – hanno fatto da apripista nel valorizzare il sapere e le storie degli anziani al servizio di tutta la comunità.
© Riproduzione riservata