Simbolo di emancipazione negli anni Settanta, portò in tribunale l’ex fidanzato che voleva ‘proteggersi’ dietro la legge sul matrimonio riparatore
Franca Viola, rapita e violentata dal suo stupratore, è stata la prima donna a rifiutare pubblicamente le nozze riparatrici, riscrivendo la storia dei diritti femminili. Ma questa è anche la storia dei due uomini che non la abbandonarono, scegliendo di infrangere con lei le regole dell’onore.
Il 4 dicembre 1968 Franca sposa ad Alcamo Giuseppe Ruisi. Tre anni prima era stata rapita da Filippo Melodia, un giovane dello stesso paese. Ritrovata dopo giorni di violenze e maltrattamenti, rifiuta di sposare il suo rapitore e lo denuncia. Un fatto inaudito nelle tradizioni dell’isola.
I genitori di Franca, Vita e Bernardo, lavorano la campagna intorno ad Alcamo (vicino Trapani), dove vivono. Nel 1965, a 17 anni e col loro consenso, la ragazza sceglie di sposare Giuseppe Ruisi, gettandosi alle spalle un precedente fidanzamento con Filippo Melodia, nipote di un boss locale. Filippo, sospettato di mafia, emigra in Germania e il padre di Viola rompe l’accordo. Ma l’offesa brucia e al suo ritorno inizia a perseguitare Bernardo, arrivando a minacciarlo con la pistola. Finché il 26 dicembre 1965, con alcuni amici, va a casa di Franca e la rapisce. «Rimasi digiuna per giorni e giorni. Lui mi dileggiava e provocava. Dopo una settimana, abusò di me. Ero a letto, in stato di semi-incoscienza», racconterà lei. Il 2 gennaio la polizia la rintraccia e arresta i rapitori, ma Filippo conta sul matrimonio riparatore, previsto dal codice Rocco di epoca fascista. Franca invece rifiuta di sposarsi e lo denuncia aprendo le porte ad un processo storico. È la prima volta che, invece di fare ‘la paciata’, una donna ‘svergognata’ sfida con coraggio le arcaiche regole dell’onore.
Dichiarerà in un’udienza: «Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce». All’epoca la violenza sessuale era considerata oltraggio alla morale e non reato alla persona. L’unico mezzo per salvare l’onore della vittima e della famiglia era il Codice penale, che avrebbe assolto anche Filippo in caso di condanna. Franca invece si costituisce col padre parte civile nel processo, nonostante le minacce. Finché il 17 dicembre 1967 Melodia è condannato a 11 anni. Morirà per un colpo di lupara nel 1978 a Modena. Intanto Franca e Giuseppe erano diventati genitori.
Giuseppe difese sempre la sua scelta, anche contro i suoi stessi parenti, sostenendo che la purezza dell’animo vale più della verginità del corpo. Il processo si ripercosse nel parlamento, che propose l’abrogazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore. Ciò avvenne solo con la legge 442 del 5 agosto 1981, e solo nel 1996 lo stupro fu riconosciuto come reato contro la persona.
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