L’invecchiamento, in Italia, comporta maggiori malattie, anche a causa della resistenza degli italiani ad adottare buoni stili di vita, che porta molti anziani a una polimorbidità, che, come risulta da diversi studi, si accompagna a un alto utilizzo di farmaci.
Infatti circa il 70 % dei farmaci si impiega in soggetti con più di 65 anni, complice il fatto che ogni specialista somministra i suoi farmaci, aggiungendoli agli altri, ed è così comune trovare anziani che assumono 12-15 farmaci al giorno. La medicina difensiva accentua le prescrizioni perché i medici temono di essere portati in tribunale e anche i familiari degli anziani si allarmano, se si prospetta la diminuzione dei farmaci prescritti. Il che genera poi molti effetti collaterali, da contrastare con altri farmaci. Risulta infatti che i pazienti sottoposti a politerapie hanno nel 43% dei casi dolore, prurito nel 14%, disturbi intestinali nel 37%, senso di fatica nel 68 % dei casi e così via.
E spesso basta togliere i farmaci e questi disturbi spariscono. Bisognerebbe poter stabilire l’appropriatezza dell’impiego di tanti farmaci e sarebbe l’ideale che la decisione di effettuare una prescrizione fosse presa collettivamente dal gruppo degli specialisti, guidato dal medico di medicina generale. Bisognerebbe stabilire le priorità sulla base della gravità delle malattie o dei sintomi, e tenere conto dell’efficacia e degli effetti collaterali dei singoli farmaci.
Accade spesso che la rimozione di un grave sintomo comporti una diminuzione anche degli altri.
SINTESI DI: Troppi farmaci non allungano la vita, Silvio Garattini, Il Sole 24 ore, 04-08-2019
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