È la più grande crisi dalla Seconda Guerra Mondiale ed ha investito sia il comparto sanitario che il settore economico e sociale. La pandemia da Covid-19 ci ha sorpresi e sconvolto la nostra quotidianità. Ma come hanno reagito i senior all’emergenza e cosa si aspettano dal futuro? Le risposte in un sondaggio del Centro Studi 50&Più.
C’è chi si dedica al giardinaggio, chi ritira fuori dalla scatola colori e pennelli e torna a fissare sulla tela paesaggi e sogni; c’è chi, invece, approfitta dell’inaspettato tempo ritrovato per mettere ordine nella casa (e nella propria vita) sistemando, eliminando, conservando oggetti e ricordi, muti testimoni di un’esistenza che raramente ci si volta a guardare.
Attivi e responsabili, separati ma uniti a combattere un nemico temibile perché invisibile, nei giorni di autoisolamento forzato per il Covid-19, gli italiani si scoprono popolo resiliente, in possesso di quel senso civico che si credeva smarrito e coscienti che le proprie azioni di oggi possono fare la differenza domani.
E mentre si districano tra esercizi tonificanti che promettono miracoli e fornelli sempre accesi per manicaretti consolatori, si interrogano anche sulla fine del blocco del nostro Paese. Alcune domande affiorano con sempre maggiore insistenza: «Cosa ci ha “insegnato” questa pandemia? La vita come l’abbiamo conosciuta finora tornerà ad impadronirsi di noi come se nulla fosse accaduto?». Anche 50&Più se lo è chiesto e, tramite il suo Centro Studi, lo ha domandato a quella fetta della popolazione che, al contagio, ha pagato un alto tributo: gli anziani.
La fotografia degli intervistati: chi sono, da dove vengono
Sono state intervistate 3.782 persone la cui età oscilla dai 55 agli oltre 75 anni. Nello specifico, il 54,7% del campione ha tra i 65 e i 74 anni; il 9,2% ha un’età compresa tra i 55 e i 59, il 23,5% tra i 60 e i 64 anni e il 12,6% è oltre i 75 anni. La maggior parte è di sesso maschile (il 60,8%) mentre le donne sono il 39,2%. Vivono sia nelle grandi città (19,3%) che in piccoli centri (21,7%), distribuiti soprattutto al Nord, dove risiede il 56,3% del campione (con un 25% nel Nord-Est), seguito dal Centro (il 28%) e dal Sud (il 16%).
Con chi vivono? Il 56,4% con il coniuge o un compagno/a, il 21% con i figli, il 3,5% vive con i genitori e lo 0,9% con un’assistente familiare. I single sono il 15,2% degli intervistati, a conferma che una grossa fetta della popolazione anziana è sola.
I pro e i contro di un ritiro forzato
Come dice la saggezza popolare “Non tutto il mal viene per nuocere” e anche l’isolamento forzato può avere i propri risvolti positivi.
Così la pensa il 53,9% degli intervistati, che considera il rallentamento dei ritmi quotidiani e l’improvviso tempo libero a disposizione come l’imperdibile occasione per riordinare, catalogare, sistemare tutto ciò che nel corso degli anni è stato trascurato. Senza contare la possibilità di avere più tempo per la famiglia (il 16%) e, magari, riflettere sulla propria vita. E ad apprezzare i momenti di riflessione sono soprattutto i 55-59enni che ancora lavorano (il 21% del campione).
Il rovescio della medaglia del restare forzatamente a casa, invece, si concretizza principalmente nel dispiacere a dover rinunciare ai momenti di aggregazione, nel patire un senso di isolamento e solitudine e nella sensazione di mancanza di libertà, aspetti negativi riscontrati dal 42,4% degli intervistati.
C’è anche chi, dall’autoisolamento, non è stato scalfito o quasi. Il 3,7% degli intervistati, infatti, non ha riscontrato cambiamenti nella propria quotidianità, e ciò è tanto più vero man mano che l’età delle persone aumenta. Tra i 55-59enni la percentuale è del 2,9 mentre tra gli over 75, abituati già ad una vita più tranquilla e con meno contatti esterni, è del 5,3%.
Uomini e donne, pianeti diversi?
Stare a casa, ritrovare il calore della famiglia, vivere un tempo dilatato… Ma esiste una differenza nel vissuto degli uomini e delle donne? Queste ultime apprezzano di più “l’opportunità di riflettere” (21% di risposte contro il 17% degli uomini) e provano meno disagio nel dover investire il tempo in modo diverso dal solito (6% contro il 10% degli uomini). Entrambi, però, sono accomunati da un sentimento: la consapevolezza di avere un ruolo di responsabilità rispetto al benessere della comunità.
Il “modello italiano” piace?
Dalla fine di gennaio, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza internazionale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il nostro Governo ha adottato misure contenitive sempre più stringenti. Decreti legge, ordinanze, circolari, protocolli di sicurezza si sono susseguiti nel tempo, man mano che il contagio si estendeva a tutto il territorio nazionale.
Ma come hanno reagito gli over 50 a quello che nei Paesi esteri è stato ribattezzato il “modello italiano”? Alla domanda “Ritieni che i provvedimenti adottati dal Governo per l’emergenza Coronavirus siano insufficienti, sufficienti, eccessivi”, il 70,7% del campione indica come sufficienti le misure adottate; in particolar modo esse soddisfano gli intervistati del Sud (il 76,1% del totale dei “soddisfatti”), seguiti da quelli del Centro (72,2%) e del Nord (68,5%). Il 27,1%, invece, ritiene insufficienti le misure prese; i giudizi negativi sono maggiormente concentrati al Nord (29,1%) rispetto al Centro (26,6%) e al Sud (20,8%). Le aree del Nord, quindi, sono più critiche rispetto a quelle del Centro-Sud. Solo una piccola percentuale degli intervistati (2,2%) reputa eccessivi i provvedimenti presi.
Alla domanda “A tuo parere, gli over 65 stanno rispettando le norme indicate dal Governo?” i pareri espressi sono abbastanza discordi. Il 50,6% è sicuro che i senior siano abbastanza ligi al dovere, per il 28,2% lo sono molto, per un 3,7% lo sono moltissimo, per un 16,6% lo sono poco. Pessimista lo 0,8% degli intervistati, che ha bollato i propri coetanei con un “per nulla” rispettosi.
Tutte le notizie, minuto per minuto
Un tempo esisteva solo la radio, poi è subentrata la televisione, con il suo potere ipnotico. Oggi l’informazione corre anche sul web, sui social, tramite app. Siamo tutti connessi e le notizie rimbalzano freneticamente dalla Tv al web, spronandoci ad ascoltare, guardare e condividere con un solo, semplice gesto della mano.
Siamo, quindi, tutti “lontani eppure vicini”, ma quanto si è veramente informati sui provvedimenti adottati dal Governo e sulle norme per il contenimento per evitare la diffusione del Coronavirus? I senior che si ritengono abbastanza informati sulla normativa sono il 38,4%, chi è sicuro di essere molto informato copre il 40,1% e chi è informato moltissimo il 16,2%. Chi si considera poco informato è il 4,7%, mentre lo 0,7% dichiara di non esserlo per nulla.
Chi abita al Nord, quindi nei territori prima e maggiormente interessati dal Coronavirus, sono anche coloro che risultano tra i più informati sui provvedimenti adottati, cosicché la loro percentuale si attesta intorno al 58,4% .
Ma quali sono i mezzi d’informazione più utilizzati dai senior?
Alla Tv non rinuncia nessuno, tanto che viene utilizzata dal 29,8% delle persone di ogni fascia d’età, ma anche il web fa la sua parte con il 24,3% dei fruitori, seguito dai social media (15,1%). I quotidiani nazionali e locali sono i preferiti dal 13,1% del campione, ma in particolare dagli over 75, mentre la radio viene utilizzata dall’8,3% degli intervistati e il telefono dal 6,9%.
E mentre le notizie sulla pandemia si accavallavano, ce n’era una che sui mezzi d’informazione appariva costante: i soggetti a rischio contagio erano esclusivamente gli anziani. Come hanno reagito gli over 60 a questa affermazione? Il 30,8% del campione dichiara di essersi preoccupato temendo la mancanza di posti nei reparti di terapia intensiva; il 28,6% si è sentito tutelato, ritenendo la diffusione di tali notizie una spinta per gli over 65 ad adottare misure di prevenzione; il 22,6% è convinto che la collaborazione tra regioni porterebbe a cure adeguate per tutti. Solo il 5%, si è sentito discriminato, considerando scorretto il messaggio rassicurante per la popolazione più giovane.
Il futuro del Paese di che colore sarà?
La luce in fondo al tunnel si fa sempre più forte e con essa la certezza che prima o poi l’emergenza finirà e la vita, come l’abbiamo conosciuta fino ad ora, tornerà ad impadronirsi di noi. Da più parti si dice, però, che “nulla sarà più come prima”. Ma se nulla sarà come prima, allora “come sarà”? Secondo i senior, si addensano nubi nere all’orizzonte del comparto economico, tanto che il 93% di loro crede che ne usciremo indeboliti. Più fiduciosi, invece, verso altri settori, per cui il 66,2% degli intervistati si aspetta un rafforzamento del settore sanitario, il 65,3% di quello sociale, il 61,3% di quello tecnologico. Più discordanti i pareri sulla tenuta della politica. Secondo il 38,8% dei senior non cambierà nulla, per il 37,1% ne uscirà indebolita, mentre il 24% crede che ne uscirà rafforzata.
Posizioni diverse, dunque, che riflettono i diversi stati d’animo con cui le persone affrontano questo difficile periodo, come difficile è descrivere il vissuto di ognuno. Le parole degli intervistati esprimono ansia, preoccupazione, paura, tristezza, angoscia ma anche speranza, serenità, tranquillità, consapevolezza. E attesa. Che “andrà tutto bene” e si potrà tornare a vivere.
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