Nel momento in cui sua nonna si ammala di Alzheimer, per Anne Christine Hertz, una giovane ricercatrice svedese di biomeccanica, inizia una vera e propria sfida: sviluppare un progetto nel Centro di Tecnologia Sanitaria di Halland, in Svezia, per affrontare questa patologia.
In questo modo vuole aiutare sì le persone affette dal disturbo della memoria, uno degli aspetti più tristi della demenza e del morbo di Alzheimer, ma anche i loro cari.
Sono i primi anni del 2000. Google ha iniziato a sviluppare la sua tecnologia Street View, un servizio, accessibile da computer, smartphone e tablet, mediante il quale è possibile camminare virtualmente in tutte le strade del mondo.
Anne Christine a questo punto ha un’intuizione geniale: utilizzare Street View per aiutare i malati di Alzheimer a rimettere insieme i pezzi della loro memoria con il supporto di una semplice bicicletta. È così che nasce il progetto BikeAround: i pazienti si mettono in sella, inseriscono l’indirizzo di un luogo per loro significativo e iniziano a pedalare. La maggior parte dei malati di demenza o di Alzheimer hanno bisogno di praticare esercizio fisico, ma con questo strumento hanno la possibilità di viaggiare nei luoghi e nei paesaggi della memoria, non sfogliando le pagine di un album fotografico, ma adoperando pedali e manubrio.
Naturalmente, la bicicletta non cura, ma può migliorare l’esperienza del malato favorendo il suo stato di benessere.
Il processo mnemonico infatti è selettivo, il che vuol dire che la mente conserva solo ciò che nel passato, in qualche modo, è stato più significativo per il soggetto. Questi ricordi, frutto dell’esperienza personale, possono essere rievocati riproducendo lo scenario nel quale sono accaduti: un albero, una casa, una piazza.
Gli studiosi assicurano che l’esperienza vissuta attraverso BikeAround, così gratificante per la stimolazione mentale e fisica, attiva nel cervello la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore rilasciato dal cervello, che ha un ruolo importante nello svolgimento della memoria, il cui livello di alterazione è connesso alla malattia stessa.
Tra coloro che hanno iniziato a sperimentare il progetto BikeAround c’è Bengt Ivarsson, un signore svedese di 82 anni che soffre di Alzheimer. Mentre pedala davanti allo schermo su cui viene proiettato il percorso, Bengt riconosce facilmente i luoghi della sua infanzia, come la strada che porta alla fattoria dei suoi genitori, eppure fa fatica a ricordare le date e a collegare la catena degli eventi della sua vita passata.
Come tutte le persone che soffrono di demenza o di Alzheimer, anche lui desidera tornare nei luoghi del passato più lontano, quelli dove è cresciuto, perché è lì che si concentrano maggiormente i suoi ricordi. Così per le vie di Street View Bengt riconosce il luogo dove, per la prima volta, ha incontrato sua moglie Laila; ricorda quel preciso momento di tanti anni fa, quando ha detto all’amico che era lì con lui: «Io sposerò quella ragazza» e ricorda come fosse ieri quanto era bella. Non ha dimenticato di averla sposata, sa di avere dei figli, ma non come si è svolto il loro pranzo di nozze.
Forse anche per questo, per i risultati ottenuti, ogni volta che Anne Christine presenta il suo progetto e mostra i video e le storie di chi lo sta vivendo, scorge la commozione nello sguardo delle persone intorno a lei: perché il nostro passato e quello dei nostri cari è l’eredità più preziosa che abbiamo.
(Foto Piotr Opoka / Shutterstock.com)
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