Contro la diffamazione, le vendette, la xenofobia e il bullismo online ci si attiva per proteggere le vittime. E in attesa di avere una legge ad hoc, come ha fatto la Germania, in Italia sono nate diverse iniziative. Ma è una lotta che vede in prima linea soprattutto i familiari delle vittime. Proprio come Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, la ragazza 31enne suicidatasi nel 2016 a seguito delle diffusione in Rete di alcuni filmati che la ritraevano nella sua intimità.
Umiliata, schernita, mortificata… per Tiziana Cantone la giustizia è arrivata troppo tardi. Oggi la madre racconta la sua lotta che ha portato all’approvazione della legge sul “Revenge Porn”.
«Le parole sono come pietre, come pallottole. Se scagliate senza riflettere, possono distruggere una persona». Lo sa bene Maria Teresa Giglio, la mamma di Tiziana Cantone: la ragazza di 31 anni che si è tolta la vita il 13 settembre del 2016, a seguito della diffusione in Internet di suoi video intimi.
Accetta di aprirci le porte di casa sua per raccontarci chi fosse la figlia, in quale spirale fosse caduta e quanto la manipolazione da parte di un uomo l’abbia condotta verso la fine. Dietro a questo dramma, appunto, la rete, come racconta anche nel libro Uccisa dal web. Tiziana Cantone. La vera storia di un femminicidio social (Jouvence).
Che ricordo ha dell’ultimo giorno in cui vede Tiziana?
La sveglia presto, come ogni mattina. Prima di fare il caffè, me che entro in silenzio in camera di Tiziana e l’osservo dormire nella stessa posizione in cui l’ho lasciata la sera prima. Mai avrei immaginato che sarebbe stata l’ultima che l’avrei vista viva. Poi, la corsa al lavoro. Alle 16.30, la chiamata che mi cambia per sempre la vita.
Cosa le dicono dall’altra parte del telefono?
È mia cognata che mi prega di tornare a casa velocemente. Una volta qui, vedo le macchine dei carabinieri, l’ambulanza al centro del viale, e capisco che è successo qualcosa di impensabile. Quello che non immagino nemmeno lontanamente è che mia figlia non ci sia più. Eppure, la prima cosa che faccio è strapparmi tutto di dosso, quasi a volermi strappar via quel pensiero che pian piano si fa largo nella mia mente: che Tiziana non ci sia più.
Chi era Tiziana?
Una ragazza dolce e molto empatica. Aveva fatto il liceo e si era iscritta a Giurisprudenza senza però riuscire a portare a termine l’università. Fin da piccola si portava dietro la paura di essere abbandonata, non vista. Le è mancata la figura paterna che, da adulta, ha poi sempre cercato nell’uomo più grande d’età. Sognava il principe azzurro.
Un principe che, però, Tiziana non ha mai incontrato…
Al contrario. Ha incontrato un uomo, appunto più grande di lei, che l’ha assoggettata ai suoi voleri. Un uomo che si eccitava a vedere la sua donna con altri uomini e se Tiziana all’inizio gli diceva: “Ho paura a incontrare qualcuno”; poi, pian piano è stata manipolata. Viene assoggettata al punto da adattarsi ai gusti di lui.
Cosa succede in casa quando lei lo scopre?
Succede che quest’uomo viene a dirmi che il video che circolava in rete fosse un fotomontaggio, ma poi ne escono altri e capisco che invece era tutto reale. Mia figlia non parlava più. Se voleva vedermi doveva fingersi malata perché lui le aveva imposto di tagliare i ponti con chiunque: amici e famiglia. Solo che quando scopro la verità dei video, esigo che mia figlia torni a casa.
È stata dura?
Mia figlia era completamente assoggettata a quest’uomo. La cosa già mi aveva messa in allarme, ma non ero riuscita a costringerla a tornare. Era prigioniera e se manifestava il desiderio di venirsene a casa, lui minacciava di suicidarsi.
Che rapporto avevate lei e sua figlia?
Tiziana era tutto il mio mondo, come pure io lo ero per lei. Non avendo il papà, per lei io ero ancora più importante come figura. Mi voleva un bene immenso. Infatti, quando ha deciso di andare a convivere con questa persona, si vedeva che non era del tutto convinta. Non faceva altro che mandarmi dei messaggi in cui scriveva: “Mammina quanto mi manchi”.
Quando i video sono ormai virali, la vita di Tiziana diventa un inferno. Tutti l’associano a quei video intimi. Eppure lei cerca più volte di fermarne la diffusione…
Fra le tante denunce, lei fece un ricorso d’urgenza in cui chiedeva disperatamente la rimozione dei contenuti che violavano tutti i suoi diritti umani. Un ricorso d’urgenza, la cui sentenza viene emessa dopo ben quattordici mesi.
Il 13 settembre 2016 Tiziana viene trovata priva di vita nella taverna, qui in casa. Lei come ha fatto ad andare avanti?
La morte di un figlio è la prova più difficile, più crudele a cui ci sottopone la vita. Quando muore un figlio, muori anche tu. Ho pensato più volte di farla finita e, se vado avanti, è perché voglio giustizia per mia figlia e per evitare che ad altre ragazze succeda lo stesso.
Dopo la morte di Tiziana, lei ha iniziato una battaglia che ha portato all’approvazione della legge sul “Revenge
porn”, che prevede multe o carcere per chiunque realizzi e diffonda immagini o video privati, sessualmente
espliciti, senza il consenso delle persone rappresentate.
E io sono contenta e lo dico con fierezza. È grazie a me se verranno anche introdotti strumenti di rapido blocco di contenuti illeciti in rete. Le nostre leggi sono lente, macchinose, e muoversi ai tempi di Internet è ben diverso. Quando è successa la cosa a mia figlia, le Procure non hanno fatto niente perché non sapevano neanche come muoversi con queste nuove tecnologie.
A più di tre anni di distanza dalla morte di Tiziana cosa è successo?
È incredibile ma, dopo più di tre anni, non so ancora il nome di un solo colpevole. Avete mai visto qualche faccia di tutti quelli che hanno a che fare con questa storia? Mai. Né un nome, né una faccia di questi pervertiti. Dovranno venire tutti fuori, tutti questi mostri di cattiveria, di malvagità che hanno ritenuto divertente giocare con la vita, con i sentimenti di una povera ragazza che non cercava altro che amore, affetto, protezione, sicurezza.
Come sarà il suo futuro?
Voglio vivere fino a che non avrò giustizia, fino a che non scoprirò la verità. Il mio futuro non esiste. Ho perso ogni entusiasmo per la vita. Questa è una sopravvivenza soltanto per cercare di dare giustizia a mia figlia ed avere la gioia di scongiurare ad altre ragazze di finire sull’orlo del suicidio.
Se pensa a Tiziana, cosa le torna in mente?
I suoi occhi grandi e bellissimi, la sua dolcezza, l’amore profondo che aveva per i suoi nonni e per me. Lei era solita scrivermi sempre tanti bigliettini che mi faceva trovare sotto al cuscino con un cioccolatino. Nell’ultimo, ritagliato a forma di cuore su un foglio di carta, scriveva: «Mammina, sono felice di essere qua di nuovo con te. Resteremo sempre insieme, mamma. Voglio restare con te, non mi importa più di nessuno. Resteremo sempre insieme». E invece quel “per sempre” si è vanificato.
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