Le tre province di Aosta, Piacenza e Cagliari si aggiudicano quest’anno la sfida della qualità della vita suddivisa per fasce d’età: bambini, giovani e anziani.
Per il secondo anno consecutivo il Sole 24 Ore presenta tre indici (bambini, giovani e anziani) calcolati su 12 parametri statistici. Questi tre indici documentano la capacità delle istituzioni di mettere in campo servizi efficienti, le relative condizioni di vita, le lacune nei confronti dei più fragili e le aspettative dei più giovani. E offrono alla rete pubblica la possibilità di intervenire per migliorare la sfida della qualità della vita.
I divari territoriali su base generazionale
Il quadro generale che emerge dall’indagine annuale per fasce di età conferma il divario territoriale su base generazionale. Spiccano tre province, ciascuna leader per la qualità della vita offerta ad alcune fasce di popolazione. La città dove si vive meglio dagli 0 ai 10 anni è Aosta, seguita da Arezzo, Siena e Firenze. Maglia nera per il Sud, invece, in particolare per Reggio Calabria, Palermo, Matera, Caltanissetta e Foggia (ultima in classifica). In testa alla classifica dai 18 ai 35 anni, invece, si trova Piacenza, poi Ferrara e Ravenna, Vercelli e Cremona. Fanalino di coda le grandi metropoli, tra cui Roma. Se poi consideriamo gli over 65 scopriamo che le città age friendly sono Cagliari, Bolzano, Trento, Roma e Nuoro. Mentre si posizionano ultime Vercelli, Verbano, Lucca, Massa Carrara e Pistoia.
I criteri di selezione
Per questa classifica i ricercatori hanno utilizzato più di 30 parametri: sport, servizi, occupazione, impresa e molto altro. Ad esempio, per i più piccoli valgono l’accessibilità al sistema scolastico e la presenza di mense nelle scuole. Per i giovani il numero delle aree sportive e l’età media al primo parto. Per gli over la presenza di medici, la dipendenza rispetto alla popolazione in età attiva, i farmaci anti-depressivi, le biblioteche, l’inquinamento acustico e l’assistenza domiciliare.
La qualità della vita per gli anziani: Cagliari
Limitatamente alla qualità della vita degli anziani, vengono alla luce realtà interessanti e per certi versi sorprendenti. Anzitutto la ripresa di Bergamo, Lodi e Cremona, che nella classifica di un anno fa registravano la più bassa speranza di vita a causa della pandemia. Ma poi si scopre anche che gli anziani di Cagliari godono di migliori condizioni di vita dei loro coetanei bolzanini. La provincia del capoluogo sardo infatti vanta la più alta speranza di vita e il più alto numero di medici specialisti e di infermieri. E può contare su una numerosa presenza di geriatri. Ma Cagliari si piazza anche tra le prime 10 città (con Roma e Milano) per assistenza domiciliare, trasporto di anziani e basso consumo di medicine per le malattie croniche.
Sardegna, terra di centenari
In pratica una conferma per il Guinness World Records di Londra che ha appena certificato che Perdasdefogu, nella vicina Ogliastra, possiede la più alta concentrazione di centenari al mondo. Ben più di quattro ogni mille abitanti. L’isola non è nuova a primati di questo genere. È sufficiente ricordare il Guinness dei primati per la famiglia più longeva del Pianeta, conquistato nel 2014 dai nove fratelli Melis, 837 anni tutti insieme. E del resto da tempo buona parte del suo territorio è considerato una delle 5 zone blu del Pianeta, quelle in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Un titolo che condivide con le isole di Okinawa in Giappone e Ikaria in Grecia, la penisola di Nicoya in Costa Rica e la comunità di Loma Linda in California.
Un quadro poco omogeneo
Un aspetto importante dello studio è la conferma dei divari territoriali su base generazionale. Le prime classificate nelle tre categorie (Aosta, Piacenza e Cagliari) registrano infatti bassi punteggi in almeno una delle altre due. Aosta, ad esempio, si piazza al 1° posto per i bambini e al 6° per gli anziani, regalando ai giovani un 37° posto. Piacenza, in testa per i giovani, scende al 42° posto per gli anziani e al 75° posto per i bambini. Infine Cagliari, prima per il benessere degli anziani, perde posizioni negli altri due indici. È da segnalare infatti il suo 21° posto in quello dei bambini e addirittura l’80° per i giovani. Solo Trento mostra un sostanziale equilibrio. Il capoluogo, infatti, è terzo per qualità della vita degli anziani e settimo per qualità della vita di bambini e giovani.
Alla ricerca di un welfare territoriale
Alla luce dei risultati si può sostenere che, nonostante i segni inferti dal Covid, l’Italia nel complesso mantiene una buona qualità di vita. Il suo territorio non offre solo eccellenze culinarie, naturali e artistiche, ma anche un sistema scolastico e sanitario mediamente buoni, pur se con alcune differenze. I dati così ottenuti, se correttamente interpretati, possono indirizzare le future scelte del welfare e degli investimenti pubblici. Diventano in sostanza lo strumento utile per ridurre le diseguaglianze generazionali e favorire la coesione sociale. Un esempio per tutti è proprio Trento. Come sottolinea l’economista Mariangela Franch, docente dell’omonima Università, la cittadina si posiziona in alto nella fascia di età anziana. Ma questo è il risultato di un lungo processo di politiche per la terza età supportate da un’attenta analisi dei dati sull’invecchiamento della popolazione. Un esempio virtuoso di leggi e regolamenti a livello regionale da esportare su tutto il territorio nazionale
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