Insieme a Bologna e Trento, Udine ha conquistato il podio della classifica sulla qualità di vita nelle città italiane stilata come ogni anno da Il Sole24Ore.
Non è propriamente quella che si potrebbe definire una new entry. Era già stata fra le prime dieci posizioni nel 2016, 2020 e 2021. Quest’anno Udine ha ottenuto il punteggio migliore per la qualità di vita delle donne, calcolata in base a una serie di parametri come la presenza femminile nell’amministrazione, l’occupazione, la speranza di vita, la violenza.
Ma Udine è anche una città a misura di bambino e si è distinta nella categoria “giustizia e sicurezza” per la bassa frequenza di incendi, furti d’auto e reati informatici, e per la bassa incidenza di famiglie con un Isee inferiore ai 7mila euro.
Bologna, al secondo posto e già vincitrice nel 2022, ha ottenuto la valutazione più alta nell’indicatore “demografia e società”, per un’alta partecipazione elettorale dei cittadini (74% contro la media nazionale del 64%), un’alta percentuale di laureati fra i 29-35enni, e una speranza di vita alla nascita superiore alla media italiana. Trento, terza classificata, primeggia nell’indice “ecosistema urbano”, calcolato su 18 parametri fra i quali la qualità dell’aria, i rifiuti, le reti idriche e il consumo di suolo.
Le prime dieci
Al quarto posto, con due posizioni in più dello scorso anno, c’è Aosta, seguita da Bergamo, quest’anno capitale della cultura insieme a Brescia, che di posizioni ne guadagna nove, conquistando il primato nell’indicatore “ambiente e servizi”. Sesta in classifica Firenze, che perde tre posizioni, settima Modena (+ 10 posizioni), ottava Milano che resta stabile con il suo punteggio più alto in “affari e lavoro”. Al nono posto la provincia di Monza-Brianza, che guadagna 14 posizioni con il primato in “ricchezza e consumi”, e al decimo Verona che ne ottiene sei in più del 2022.
Il divario del Nord con il Mezzogiorno
Un dato subito evidente è che fra le prime posizioni della classifica non ci sono province del Sud, con l’unica eccezione di Cagliari al 23° posto. All’ultimo posto ritorna Foggia, ma nelle 40 posizioni più basse finiscono anche nove province del Centro e del Nord: Latina (87), Imperia (81), Frosinone (80), Alessandria (70), Rovigo (68), Grosseto (74), Viterbo (75), Rieti (73) e Massa Carrara (72).
Tra le ultime cinque, al 104° posto c’è Siracusa che perde 14 posizioni soprattutto a causa della bassa speranza di vita, del numero di imprese in fallimento, del numero di lavoratori domestici irregolari e del gender pay gap. Al 105° posto c’è Napoli, che perde 7 posizioni per la densità abitativa, la criminalità predatoria in ripresa, il basso tasso di occupazione e il saldo migratorio sfavorevole.
Tra le grandi aree metropolitane, Roma è al 35° posto, e perde quattro posizioni a causa dell’alto indice di criminalità. Torino è al 36° e Genova al 47°, in calo di ben 20 posizioni.
I parametri della ricerca
L’indagine ha preso in esame un totale di 90 indicatori, suddivisi in sei macrocategorie: ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia società e salute, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero. Per ogni indicatore, vengono dati mille punti alla provincia con il valore migliore e zero a quella con la performance peggiore. La classifica finale si costruisce in base alla media delle sei graduatorie di settore.
(Foto apertura: Giandomenico Ricci/Shutterstock.com)
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