Molti studi provano che la storia dell’uomo avanza alla ricerca di gioia, il nostro principio vitale. Lo testimoniano l’arte, la musica, l’innamoramento. Ne è convinta la giornalista, scrittrice e divulgatrice scientifica Eliana Liotta che, nel suo ultimo libro “Prove di felicità”, suggerisce un percorso verso la gioia e il benessere supportato dall’Università e dagli Studi scientifici del San Raffaele. Negli ultimi anni, grazie a tecnologie come la risonanza magnetica funzionale, è possibile visualizzare il cervello in azione, analizzandone la struttura e le modificazioni.
Tali ricerche si intrecciano anche con altri rami delle scienze della vita, dall’immunologia alla cardiologia. E “più degli altri – dice la Liotta – sono i comportamenti sociali a tracciare solchi profondissimi nel cervello. Uscire fuori di casa e vedere gli amici. Abbracciare i genitori anziani. Dire ‘grazie’. Amare”.
L’autrice de ‘La Dieta Smart food’ e ‘L’età non è uguale per tutti’ ci spinge a riscoprire la positività, l’empatia e il tempo lento. Ci suggerisce azioni semplici, gesti individuali che tutti possono compiere per vivere meglio. L’esercizio fisico, ad esempio, che modifica la flora intestinale o la respirazione corretta che porta relax. Mordecai Richler, nel suo libro ‘Solomon Gursky è stato qui’, sostiene che: “ci vogliono settantadue muscoli per fare il broncio ma solo dodici per sorridere”.
Ciò rafforza l’ipotesi, avvalorata da molti studi scientifici, che l’espressione del viso influenzi le emozioni: il viso contratto in una smorfia triste intensifica il dolore mentale, mentre la sola “recita” dell’allegria allevia la vita. La musica è essenziale quanto il linguaggio; dormire bene e stare un po’ soli con se stessi è importante. Da evitare, invece, è la solitudine che può far aumentare il rischio di soffrire di infiammazione cronica, una condizione che facilita patologie come cancro e Alzheimer.
Nei malati di Alzheimer, l’ascolto migliora la capacità di comunicare e riduce la depressione. I brani preferiti possono risollevare l’umore dei pazienti reduci da un ictus cerebrale. La musicoterapia ha effetti sul cervello e sul corpo. Il tango, con il suo ritmo preciso, contribuisce a rendere più sicura la deambulazione dei pazienti ammalati di Parkinson, che imparano a sincronizzare i propri movimenti con i tempi musicali. Nietzsche scriveva, infatti, che quando ascoltiamo la musica, “ascoltiamo con tutti i muscoli”.
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