La primavera può essere vissuta anche come momento di rinascita. Una stagione che può aiutarci a vedere il bello anche in momenti come questi, dominati dalla paura e dall’incertezza per il futuro
La primavera sta avanzando con i suoi colori e i suoi profumi, in mezzo ad un’umanità preoccupata per la sua salute e per la sua pace. Vorrei che i cittadini meno giovani fossero in grado di cogliere il messaggio vitale della primavera, senza sentirsi bloccati dagli eventi esterni rispetto al proprio innato desiderio di verde e di luce.
Quando è possibile, anche in spazi molto limitati, è bello costruire un piccolo orto; in questo momento la verdura autoprodotta ha il duplice senso di farci risparmiare e di darci soddisfazione per le nostre mani in grado di costruire la vita. Anche i balconi delle case devono essere “illuminati” da qualche fiore, che induce gioia allo sguardo. La cura delle piante, piccole o grandicelle, ha tre vantaggi che devono essere ricordati. Il primo: impongono un minimo di attività progettuale, perché occorre comperare il vaso, la terra, le sementi o le piantine, i piccoli strumenti da lavoro, i fertilizzanti, in modo adeguato agli spazi disponibili. La progettualità deve essere ricordata al momento degli acquisti, con uno sforzo di memoria anch’esso salutare; inoltre, permette di fare progetti per il futuro, programmando, ad esempio, la sequenza delle verdure da coltivare nelle varie stagioni. Un altro vantaggio è rappresentato dall’attività manuale, anche se limitata, per piantare e curare lo sviluppo dell’orto e dei fiori sul balcone. Tutto sembra facile a priori, ma al momento di impegnarsi compaiono le piccole difficoltà manuali che costringono a chiedere aiuto ad altri; sono, però, importanti per rendersi conto che troppo spesso trascuriamo di allenare le nostre mani a causa di qualche dolore o piccole disabilità. Un terzo vantaggio è costituito dall’osservazione del risultato raggiunto: la verdura da portare in tavola, la bellezza di un balcone fiorito. È un modo per non concentrare la nostra attenzione, e quindi tutto il nostro spazio vitale, sulle crisi che stiamo attraversando. Non arrivo ad affermare che “la bellezza salverà il mondo”, ma le piccole cose belle che riusciamo a costruire intorno a noi certamente difendono alcuni spazi importanti, nel cuore e nella mente. In un momento così difficile, quando sembra che il nostro universo sia dominato da perdite e da morte, pensare alla primavera potrebbe far vivere ancor più la rottura tra la cattiveria degli uomini e la serenità del creato, inducendo dentro di noi momenti di ulteriore dolore. Però se, invece, ci immergiamo nella primavera ne riceviamo qualche spunto di serenità e di speranza, perché la vita continua e la bellezza alla fine ritornerà a caratterizzare le nostre contrade, per indurre nuovamente serenità nelle nostre comunità.
Un secondo invito primaverile è in linea con il primo: occorre uscire, vivere le nostre città e i nostri paesi con curiosità, andando a scoprire quello che forse “abbiamo guardato, ma non abbiamo visto”. Per decenni il lavoro ha impegnato il tempo della giornata senza tregua; le strade erano soprattutto luoghi per le attività, lasciando pochissimo tempo all’osservazione dell’ambiente circostante. Adesso quei vuoti possono essere riempiti, in particolare quando non fa troppo freddo né troppo caldo, come in primavera. Anche per la visita nelle nostre città e paesi vale quanto osservato per le attività con le piante e i fiori: prima di tutto impongono di abbandonare la poltrona, acerrima nemica degli “anni possibili”, stimolando l’attività muscolare, in grado di attivare una serie di altre funzioni del nostro organismo. Anche se in alcune circostanze la ginnastica in casa – con gli strumenti adatti – è raccomandabile, l’effetto può essere solo parzialmente paragonato a quello di una passeggiata all’aria aperta, con la voglia di osservare e con la possibilità psicologica di vedere uomini e cose. Un secondo aspetto riguarda appunto gli stimoli visivi, uditivi, tattili e olfattivi che ci raggiungono durante un giro per le strade. Questi sono in grado di allenare la nostra memoria e, allo stesso tempo, ricordano sensazioni simili al nostro lontano o recente passato. Si crea così un circolo virtuoso che arricchisce continuamente il nostro cervello e la sua capacità di esercitare la funzione di guida del futuro. Ricordare, attraverso il richiamo del presente, situazioni, atmosfere, nuances del passato, aumenta la nostra attenzione e sensibilità, capacità che, assieme alla memoria, costruiscono la ricchezza del nostro domani.
A qualcuno la ventata di vita che porta in sé la primavera potrebbe fare paura, perché è troppo forte la spinta verso l’uscire, l’incontrare, il fare, il costruire, il cambiare; a questi nostri concittadini, che tendono a rinchiudersi senza guardare fuori dalla finestra, dobbiamo essere vicini con dolcezza, senza eccessi che verrebbero rifiutati, ma con il costante invito ad apprezzare la primavera, con i suoi colori, le sue luci e i suoi profumi. Non è mai troppo tardi per provare, purché ogni concittadino si senta impegnato a fare in modo che gli “anni possibili” che creiamo per noi possano esserlo anche per l’altro… soprattutto in primavera.
Marco Trabucchi è specialista in psichiatria. Già Professione ordinario di Neuropsicofarmacologia all’Università di Roma “Tor Vergata”, è direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia e direttore del Centro di ricerca sulle demenza. Ricopre anche il ruolo di presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria e della Fondazione Leonardo.
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