Si possono prevedere i terremoti? Due studi italiani analizzano il rischio sismico in modo innovativo, studiando i movimenti delle placche tettoniche che si muovono in direzioni diverse a velocità comprese fra pochi millimetri e centimetri l’anno
I moti tra le placche in contatto fra loro generano un lento accumulo di energia poi rilasciata improvvisamente attraverso i terremoti
Le ricerche
I ricercatori del dipartimento di Geofisica della Terra dell’Università di Parma hanno analizzato il terremoto avvenuto a L’Aquila nel 2009 e quello cinese del Sichuan del 2008. Lo studio sul sisma in Abruzzo di 15 anni fa, pubblicato sul Journal of Geophysical research, ha rilasciato energia accumulata nel tempo lungo parte degli Appennini a causa del moto fra la placca Adria, che comprende l’Italia centrale e settentrionale, e quella africana. La ricerca ha dimostrato che nei sei anni precedenti c’era stato un rallentamento del 20% del moto di questa placca, e proprio questo elemento apre nuove prospettive per la prevenzione del rischio sismico.
Prevedere i terremoti e i rischi possibili
Il rallentamento delle placche è risultato compatibile con l’accumulo di energia che ha preceduto il terremoto de L’Aquila, e questo permetterà, secondo i ricercatori, di creare modelli di stima probabilistica di un terremoto in un periodo di tempo e in una determinata zona.
I movimenti delle placche, identificabili tramite Gps, rappresentano quindi un’avvisaglia di futuri terremoti, e sono da monitorare. La differenza con gli studi precedenti è che finora si erano sempre cercati segnali precursori su faglie attive, mentre questi nuovi studi dimostrano che il lento accumulo di energia modifica il moto stesso delle placche, misurabile anni prima e a centinaia di chilometri da quello che poi sarà l’epicentro.
Altri studi
Altri studi italiani si sono occupati di prevenzione dei terremoti, come quello dell’Università Federico II di Napoli, basato sulla tendenza delle scosse a raggrupparsi seguendo leggi matematiche. Ma se i modelli sono in grado di predire il numero di terremoti attesi in una determinata area, più difficile è capire quale sarà la magnitudo. Ci sono anche ricerche in merito che stanno sperimentando l’uso dell’Intelligenza artificiale, avviati dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dall’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale: in questo caso, l’algoritmo è stato tarato su valori retrospettivi e ha dato una valutazione corretta nell’80% dei casi.
© Riproduzione riservata