I valori ottimali della pressione arteriosa sono considerati quelli intorno ai 120/130 per la sistolica (massima) e 80 per la diastolica (minima), ma per i senior il margine di tolleranza può essere più elevato.
Secondo la Società Italiana di Cardiologia Geriatrica, un valore da 140 a 150 mm/Hg per un over 65 non è da considerarsi allarmante. Come un valore da 140 a 160 mm/Hg non lo è per un over 80. Con l’avanzare dell’età, infatti, la pressione tende a salire perché le arterie perdono elasticità, opponendo maggiore resistenza al passaggio del sangue, ma molti studi sono concordi nel considerare un intervallo leggermente più ampio sia per i valori minimi che per quelli massimi nell’età anziana.
La pressione nei periodi più caldi
Soprattutto nei mesi più caldi gli esperti hanno sottolineato la possibilità di innalzare il valore di riferimento della pressione massima per evitare gli effetti collaterali delle terapie farmacologiche, dato che l’ipotensione può accrescere la probabilità di svenimenti e cadute, e pertanto risulta consigliabile una revisione del dosaggio dei farmaci. Bisogna poi ricordare che disabilità, fragilità e decadimento cognitivo possono diminuire la tolleranza alle terapie farmacologiche nel paziente anziano e aumentare gli effetti collaterali. In particolare, nel caso di problemi cognitivi, valori pressori troppo bassi possono anche accelerare il decadimento. Al contrario, valori leggermente più alti, sembrano incidere positivamente sull’umore, la capacità di movimento e le funzioni intellettive. Il motivo sarebbe legato al facilitare il passaggio dell’ossigeno nel cervello.
In generale, l’obiettivo di una pressione arteriosa ottimale deve essere stabilito dal medico di riferimento sulla base dell’età biologica del paziente, più che su quella anagrafica, tenendo conto del quadro di salute generale. Nell’età anziana, le differenze di genere in fatto di valori della pressione arteriosa si assottigliano, perché fino alla menopausa le donne tendono ad avere una pressione più bassa grazie all’azione protettiva degli estrogeni.
La prevenzione
Superati i 60 anni l’ipertensione arteriosa è un fattore di rischio correlato a ictus, insufficienza cardiaca, malattie coronariche e renali. Tra i principali responsabili dell’insorgenza dell’ipertensione c’è un eccessivo consumo di sodio e per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’Action plan for the prevention and control of noncommunicable diseases, ha incluso entro il 2025 la riduzione del consumo di sale del 30% per tutta la popolazione, agendo sia in fase di preparazione dei cibi che in fatto di educazione al comportamento alimentare.
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