Dall’1 al 3 settembre a Cernobbio si è tenuto il Forum organizzato da The European House-Ambrosetti all’interno del quale, come ogni anno dal 1975, sono state discusse le tendenze economiche e politiche nel mondo. Tra i temi trattati anche la denatalità che interessa l’Italia e il mondo occidentale con la presentazione del report “Rinascita Italia. Come invertire il trend demografico a beneficio del futuro del Paese”
Intelligence on the world, Europe and Italy è il titolo della 49° edizione del Forum Ambrosetti, svoltosi a Cernobbio, sul lago di Como, dall’1 al 3 settembre. Il tradizionale appuntamento ospitato a Villa D’Este in cui ministri, imprenditori, economisti italiani e stranieri si incontrano per trattare temi di interesse mondiale.
Ad aprire il Forum sono state le parole di Valerio De Molli, amministratore delegato di The European House-Ambrosetti: “L’inverno demografico sta ridisegnando il perimetro del mondo occidentale, con implicazione di medio-lungo termine gravissime verso le quali non si presta la dovuta attenzione. I tassi di natalità sono precipitati nell’ultimo cinquantennio del 53% in Nordamerica, del 58% in Europa, del 65% in Italia, del 77% in Giappone”. Dati riportati anche nel report “Rinascita Italia. Come invertire il trend demografico a beneficio del futuro del Paese”, predisposto dal gruppo di esperti Ambrosetti, con la consulenza dei professori Alessandra Rosina e Chiara Saraceno, e presentato da Renato Brunetta, presidente del CNEL. Un rapporto che restituisce la situazione del nostro Paese (e non solo), ma anche i suggerimenti per invertire il trend demografico.
Rinascita Italia: si vive più a lungo e più in salute
La prima parte del rapporto “Rinascita Italia” fa il punto sulla demografia mondiale. Secondo quanto riportato, nonostante il ritmo della crescita stia progressivamente rallentando, la popolazione mondiale continua a crescere e a vivere più a lungo e in buona salute. A tal proposito nel 2019 i livelli di salute della popolazione di tutto il mondo hanno raggiunto il loro massimo storico, grazie al miglioramento delle condizioni socioeconomiche e ambientali e al progresso della medicina e delle tecnologie. Si registra, tuttavia, l’impatto della pandemia da COVID-19 che ha ridotto l’aspettativa di vita alla nascita a livello globale (- 1,5 anni nel 2021 rispetto al 2019; – 1,7 anni in buona salute e + 0,2 in uno stato di salute meno buono).
Aspettativa di vita più bassa significa maggiore natalità?
Rimane comunque un trend positivo per cui si vive di più e meglio. Un aspetto che, tuttavia, sembra incidere negativamente sulle nascite. Un esempio è quello del Ciad che nel 2021 è stato il Paese con l’aspettativa di vita più bassa con un valore pari a 52,5 anni: ben 32,3 in meno rispetto al Giappone. Eppure, i tassi di natalità dei due Paesi erano rispettivamente agli antipodi: il primo fissato a 43,4 nati ogni 1.000 abitanti e il secondo a 6,5 nati per 1.000 abitanti.
La riduzione della natalità e l’aumento dell’aspettativa di vita portano quindi a un progressivo invecchiamento della popolazione mondiale. L’età media globale, infatti, è passata da 21,5 anni del 1960 a 30 anni nel 2021. Inoltre, nello stesso lasso di tempo, la quota di persone over 65 è passata dal 5% della popolazione al 9,6% nel 2021: circa 244 milioni di over 65 in più nel mondo. In futuro, quindi, ci si aspetta una cosiddetta ageing society in cui l’Europa sarà il continente più anziano del mondo e l’Italia manterrà un alto indice di dipendenza degli anziani (già il più alto a livello europeo) con importanti ripercussioni sui sistemi previdenziali, sanitari, economici e sociali.
Rinascita Italia: le leve per gestire lo squilibrio demografico
Il report “Rinascita Italia” indaga anche le cause alla base della denatalità, tra cui anche la diminuzione dei matrimoni e delle unioni civili (che spesso avvengono dopo i 30 anni) e l’innalzamento dei divorzi. Un quadro che si conclude con coppie che decidono di fare figli più tardi e quindi spesso scelgono (o sono costretti a scegliere) di averne solo uno. A questo si aggiungono i costi di mantenimento di un figlio (pari a circa 800€ mensili nel nostro Paese), i tassi di disoccupazione giovanile, l’incremento del costo degli affitti e l’età pensionabile sempre più lontana per quei nonni che avrebbero potuto essere un appoggio alle nuove famiglie.
Fare figli diventa, quindi, una scelta mossa da due forti componenti: una razione e una psicologica. Per questo è necessario garantire dei presupposti che sappiano rispondere a questi fattori. Ad esempio, a livello europeo si registra una correlazione positiva tra occupazione femminile e fertilità, ma in Italia molte donne sembrano ancora scontrarsi con un’incompatibilità tra vita lavorativa e familiare. Il nostro Paese, inoltre, registra il secondo più alto tasso di under 30 attivi in tutta l’UE e quindi di quelle giovani coppie che potrebbero avere più figli. Un altro punto è quello rappresentato dall’immigrazione. L’Italia, storicamente un Paese di emigrazione, negli ultimi tre decenni mostra un trend invertito. Tuttavia, i flussi migratori con l’estero sono ben lontani dal rappresentare una soluzione al fenomeno della decrescita demografica a causa di una mancata integrazione che si traduce in condizione socioeconomiche peggiori di quelle degli italiani.
Le proposte di The European House – Ambrosetti per invertire il trend
All’interno del report “Rinascita Italia” The European House – Ambrosetti propone alcune soluzioni per “invertire la rotta”. Per favorire la lotta alla denatalità, infatti, ritiene essenziale creare una percezione positiva del nostro Paese che contribuisca a dissipare l’incertezza del futuro. Per questo è necessario agire su due fronti: la gestione degli squilibri e l’aumento della natalità.
Nel primo caso le proposte sono 8 proposte, divise per 4 aree. Si va da una nuova concezione dell’immigrazione non più come fenomeno emergenziale, bensì come approccio sistemico; si passa poi a un cambio di prospettiva rispetto alla popolazione anziana, vista come risorsa, e all’integrazione tecnologica uomo-macchina; per poi concludersi con politiche che favoriscano la partecipazione al mondo del lavoro per donne e giovani coppie promuovendo al contempo la genitorialità. Nel caso dell’aumento di natalità, invece, le proposte sono 7 per 3 diverse macroaree: sistema educativo, supporto medico e politiche. Un piano che potrebbe richiedere fino a 22,5 miliardi di euro all’anno, ma potrebbe davvero invertire il trend demografico.
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