È l’Auditorium del MAXXI di Roma – Museo nazionale delle arti del XXI secolo – a fare da cornice alla cerimonia di premiazione di Corti di Lunga Vita. Il concorso, giunto alla sua terza edizione, ha raccolto 64 opere provenienti non solo dall’Italia, ma anche da Polonia, Ungheria, Spagna e Colombia.
Tutta la vita, il tema di quest’anno, ha ispirato registi e videomaker di ogni età, dai 17 agli 84 anni, coinvolgendo soprattutto giovani over 30. A superare la selezione del Centro Studi 50&Più sono stati 10 cortometraggi, sottoposti poi al giudizio della giuria tecnica presieduta dal Maestro Paolo Virzì. Insieme a lui la scrittrice e giornalista Lidia Ravera, la fotografa Lina Pallotta, il geriatra Marco Trabucchi e il sociologo Nadio Delai.
Ad aggiudicarsi il primo posto di questa edizione è stata l’opera Dodici minuti di pioggia di Fabio Teriaca: il primo cortometraggio d’animazione nella giovane storia di Corti di Lunga Vita. Una narrazione accompagnata dalle musiche di Sergio Cammariere in cui il protagonista della pellicola rivive con nostalgia i momenti della sua giovinezza. «Il messaggio è quello di non dimenticare le proprie origini, la propria terra, il potente legame con il passato che ci accompagna per tutta la vita», ha spiegato Teriaca. Una scelta apprezzata dal Maestro Virzì che ha giudicato l’opera del quarantaquattrenne catanese come la perfetta interpretazione del tema di questa edizione: «Equilibrando intensità e atmosfera, l’autore ha realizzato un film breve ma intenso che scorre lungo la via dei ricordi. Avvalendosi della tecnica d’animazione la narrazione risulta tenera e coinvolgente, rivelando una chiara padronanza del mezzo e un’impostazione personale matura».
Si classifica al secondo posto Olivetti 82 di Gianmarco Santoro (23 anni, di Roma) e Dario Lanciotti (26 anni, di Latina). I due giovani registi hanno realizzato un cortometraggio in bianco e nero che racconta la storia di un uomo al quale rimangono solo due anni di vita: un universo distopico in cui l’unica salvezza sembra arrivare dalla macchina da scrivere che regala il titolo all’opera. «Un racconto cinematografico arguto e girato con senso estetico», ha commentato il Maestro Virzì. «L’inquietante dilemma del protagonista è affrontato con piglio deciso, lasciando al finale il compito di stupirci con una sorpresa ironica e originale».
Infine, il terzo posto è andato a Letizia, opera del ventottenne Romeo Vincenzo De Nicola di Roma. Un cortometraggio che racconta complessità e fascino della vecchiaia al di là degli stereotipi. Letizia è il racconto di una vita che dimostra come la bellezza non sia un concetto legato alla sfera estetica. «In un connubio riuscito tra documentario e fiction, il film ricostruisce in maniera commovente le parole della protagonista, trasportando lo spettatore nel vissuto di questa donna forte e allo stesso tempo tenera. Evocativo e sapiente, Romeo Vincenzo De Nicola è preciso nella ricerca dei dettagli, mantenuti per tutta la durata del racconto», ha spiegato il Maestro Virzì.
Durante la premiazione è stato consegnato il Premio 50&Più riservato agli iscritti all’Associazione e alle 50&Più provinciali. Il Premio, secondo il giudizio dei componenti del Consiglio direttivo dell’Associazione, è stato conferito al cortometraggio Niente è come sembra di Vincenzo D’Amuri, classe 1935, il regista più anziano di questa edizione. L’opera presenta un dialogo a senso unico: seduto sulla panchina di un parco, infatti, un anziano signore cerca di intavolare un discorso con il ragazzo al suo fianco che continua a leggere il giornale senza prestargli attenzione. Il senso di solitudine si acuisce insieme all’ostinata indifferenza del giovane, ma, come suggerisce il titolo dell’opera, niente è come sembra. Ne parla proprio il regista D’Amuri: «Nonostante l’esperienza accumulata nel corso degli anni, non c’è un’età limite per trovarsi di fronte a situazioni nuove e inaspettate e imparare. “Tutta la vita” è ancora e sempre un insegnamento».
Una menzione speciale è stata poi assegnata dal Centro Studi 50&Più all’opera di Riccardo Menicatti e Bruno Ugioli, classe 1986 e 1989, Tutto il tempo che vogliamo, un cortometraggio che racconta l’amore da un punto di vista insolito, con leggerezza e poesia. Il dialogo vivace dei protagonisti diverte e commuove, aprendo le porte all’amore nella sua forma più forte, quella che resiste alla malattia, ancorandosi a ricordi sbiaditi e fugaci momenti di felicità. La pellicola racconta di quella misteriosa complicità che, in una coppia, può essere persa e ricostruita ogni giorno.
Il presidente di Giuria, Paolo Virzì, si è complimentato per la qualità delle opere: «Esprimo le mie congratulazioni e quelle di tutta la giura ai registi che hanno partecipato a questo concorso. Non è stata una selezione semplice, considerando la qualità delle opere e la profondità con cui il tema è stato affrontato». A colpire, in particolare, sono state le molte sfaccettature presentate dai registi: «Ci siamo trovati di fronte a una ricchezza di contenuti e punti di vista, di una varietà di tecniche cinematografiche e fotografiche che ci hanno sorpresi e allietati. Se consideriamo solo i tre corti finalisti e ne osserviamo la tecnica, vediamo che il primo classificato si è avvalso dell’animazione cinematografica, il secondo del bianco e nero, il terzo solo di inquadrature verticali». Cosa hanno in comune queste tre opere? «L’accuratezza estetica e il gusto del dettaglio. Questo significa indurre lo spettatore ad un’osservazione e attenzione totali. Testimonianza incoraggiante di una consapevolezza di sguardo che non può che essere festeggiata e premiata», ha concluso il Maestro Virzì.
Altrettanto entusiasta anche il presidente nazionale di 50&Più Carlo Sangalli: «La grande partecipazione al concorso di molti giovanissimi registi ha un enorme valore. La 50&Più ha saputo, ancora una volta, dar vita a un evento che riesce a narrare la realtà più vera della vita nell’età matura, a essere fonte di ispirazione per anziani e giovani e di interpretazione del rapporto tra generazioni. Questo è anche il senso dell’opera a cui conferiamo il Premio 50&Più: proprio questo corto, con un finale a sorpresa, ci invita ad andare oltre le apparenze e i luoghi comuni».
Un pensiero condiviso da Gabriele Sampaolo, segretario generale di 50&Più, che ha rimarcato il successo di questa edizione: «Siamo molto soddisfatti di come le opere di quest’anno abbiamo colto e ben rappresentato il tema proposto. Il valore aggiunto quest’anno è la visione più realistica ed equilibrata della vita vissuta in tarda età, anche con momenti di leggerezza e spensieratezza: una rappresentazione che va al di là degli stereotipi, concentrandosi di più sulla verità».
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