Il primo passo – non così semplice, ma efficace – per fronteggiare problemi emotivi e interpersonali è attivare l’autoconforto e le sue tecniche. Un esercizio che aiuta a gestire, ridurre o tollerare lo stress e il conflitto.
La pratica è riconosciuta anche dalla psicologia che sostiene la cura di sé, il coltivare il proprio benessere fisico, emotivo e mentale, perché aiuta a condurre una vita equilibrata e appagante. I suoi benefici sono acclarati, a cominciare dalla riduzione dello stress e del burnout, dal miglioramento delle relazioni, dall’aumento della capacità di operare positivamente.
Cos’è l’autoconforto
Una delle attività più immediate e semplici della cura di sé, che sarebbe opportuno rendere parte integrante della nostra routine quotidiana, è l’autoconforto. Ovvero l’avvicinarsi a sé stessi come fossimo un’altra persona a cui rivolgere la nostra attenzione, le nostre cure, il nostro impegno. Questa idea in psicologia deriva da non poche teorie e ricerche nel campo della salute mentale. Pur non essendo preciso l’iter evolutivo di questo concetto, di sicuro il periodo in cui ha goduto di maggiori attenzioni è stato quello degli anni 90 con la diffusione mondiale del “pensiero new age”. Chiusa quella fase che aveva visto una proliferazione di novelli e improvvisi maestri, o sedicenti tali, di ogni tipo e specie, presi più che altro a fondare gruppi di cui essere il riferimento, diverse attività che migliorano il benessere sono rimaste.
Contro le pressioni negative
Praticare l’autoconforto, confrontarsi con sé stessi come con un caro amico, è fondamentale per affrontare i momenti più delicati e critici del quotidiano, specie se punteggiati da debolezze e/o errori. Evitare di sottoporci a critiche e giudizi estremi, di rimuginare lamentazioni e i soliti “avrei potuto”, “avrei dovuto”, ci consente di ridurre stress e ansia, aprendoci nuove visuali. Di fatto migliora il nostro equilibrio e ci aiuta a fronteggiare positivamente le difficoltà della vita.
Sono diverse le strategie che possiamo adottare con l’autoconforto, che va considerato una vera e propria psicologia del benessere e dell’autocura, per gestire il primo impatto dei propri stati emotivi negativi. Per calmarci, darci sostegno e alleviare lo stress e l’ansia che si stiamo vivendo ad esempio durante i periodi di intensa pressione lavorativa, quando affrontiamo un cambiamento personale o professionale oppure se ci troviamo in situazioni di lutto o di difficoltà relazionali.
Le pratiche di autoconforto
Potremmo anche programmare del tempo regolare per impegnarci in queste pratiche, che hanno il pregio di “risuonare” con noi, dentro di noi. Di sollecitarci verso una vita felice. La prima è l’autoregolazione, il gestire e modificare le nostre emozioni, i comportamenti e i pensieri. Permette di affrontare lo stress con molta più calma man mano che il risultato viene ottenuto in modo autonomo. La seconda è il “pensiero positivo”, che ha fondamenta scientifiche elaborate a partire dagli anni 90 grazie in particolare allo psicologo Martin Seligman. È una forma di psicologia che promuove l’utilizzo delle capacità profonde e delle emozioni, stimolandole verso una visione di quanto ci circonda e ci avviene come vantaggioso e fruttuoso per la crescita personale.
La terza è l’utilizzo delle pratiche di mindfulness, ovvero di ricerca della consapevolezza del sé profondo, e di meditazione ormai entrate a pieno nella psicoterapia moderna. Sono metodologie di autoconforto che aiutano la concentrazione sul presente in maniera non giudicante e stimolano la gestione efficace dello stress. Infine è determinante affrontare le emozioni negative e le avversità in maniera resiliente e attuando costruttive “strategie” di adattamento. Prendere atto delle proprie vulnerabilità e limiti nelle situazioni quotidiane è il modo preliminare per far fronte alle contrarietà. L’autoconforto e l’introspezione sono le prime mosse efficaci per iniziare a superarle.
© Riproduzione riservata