Un portiere di comunità che risolve i problemi quotidiani, un progetto di welfare per le persone anziane, che mira a combattere le solitudini urbane.
“Maniman” è un intercalare diffuso in dialetto genovese, ha un significato di cauta aspettativa nei confronti degli eventi e del prossimo. Si potrebbe tradurre con “non sia mai”. Ed è stato il nome scelto, nel 2017, per dare avvio ad un inedito progetto di welfare: il portierato di quartiere. Siamo a Genova, nel quartiere Foce, ed è qui che una vecchia edicola è stata recuperata e convertita ad un nuovo servizio di utilità sociale. È diventata, infatti, l’ufficio del portiere di quartiere, una sorta di custode sociale che si prende cura delle famiglie che abitano nel quartiere Foce, tra Piazza Palermo e via Montesuello.
“Mani-man” può essere definito un incrocio tra un educatore, un custode sociale e un portinaio di stabile che, dal suo quartier generale, il chiosco, dà un aiuto concreto agli abitanti della zona. Un servizio di ascolto e di supporto, ma anche un aiuto pratico per le piccole incombenze quotidiane. Ritirare un pacco, portare la spesa a casa, pagare una semplice bolletta: sono solo alcune delle incombenze del portinaio di quartiere. Che viene contattato telefonicamente, o via mail, oppure recandosi direttamente all’edicola.
“Mani-man” è un progetto ideato e sostenuto dal Consorzio Agorà, un’impresa sociale che si occupa di servizi alla persona. L’iniziativa vede la partecipazione del Municipio Medio Levante del Comune di Genova, dell’Anaci (Associazione Nazionale degli Amministratori Condominiali), dell’Amiu, ovvero la partecipata comunale dei rifiuti, e il sostegno economico della Compagnia di San Paolo.
«Abbiamo scelto di partire in questo quartiere di Genova, perché è qui che si concentra la popolazione più anziana d’Europa. È una zona molto frenetica, due volte a settimana qui si svolge un mercato molto grande e famoso», racconta Alessandra Grandi, del Consorzio Agorà. A vederla è un’edicola a tutti gli effetti, soltanto che è stata riconvertita. È portata avanti da tre figure: dal lunedì al sabato, dalle 7.30 del mattino alle 19, c’è sempre un operatore nel chiosco, mentre gli altri due sono impegnati nei vari servizi a tutela della cittadinanza, facendo fronte, in primis, alle piccole incombenze casalinghe. Se si rompe una tapparella, se bisogna sostituire una lampadina, se c’è una piccola perdita dal rubinetto… niente panico, arriva il Mani-man.
«Le organizzazioni come Agorà, che si occupano di servizi alla persona, sono le antenne sul territorio – spiega Alessandra Grandi -, perché hanno a che fare con la gente, ne conoscono le esigenze, le vulnerabilità». Vedono anche come si evolvono le solitudini urbane: «Oggi molte persone sono sole, non hanno una famiglia su cui far affidamento, ed anche un piccolo problema diventa grande, perché non si ha nessuno a cui chiedere aiuto. Progetti di welfare, come il nostro, vogliono proprio colmare questo gap», sottolinea la portavoce di Agorà. Dopo due anni di sperimentazione, il portiere di quartiere è diventata una solida realtà per gli abitanti di Foce. «A marzo ci siamo dovuti fermare, a causa della pandemia da Coronavirus, ma abbiamo subito attivato uno sportello telefonico di aiuto psicologico, per far capire alle persone che noi c’eravamo lo stesso, che anche in questa fase potevano contare sul loro Mani-man di fiducia».
E non solo. L’idea del portierato di quartiere è piaciuta così tanto che, l’estate scorsa, è stata replicata in un’altra zona di Genova, tra via Liccoli e vico Cesana. Per tre mesi, i residenti della zona hanno avuto non uno, ma ben due “angeli custodi”, Patrizia e Andrea, che sono diventati i “maggiordomi di quartiere”. Dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 18, hanno aiutato anziani e commercianti per piccole mansioni. «Siamo stati un po’ i galoppini della situazione», ha detto sorridendo Patrizia Rampone.
Pagare le bollette, ritirare i pacchi, piccole manutenzioni, annaffiare le piante di chi è andato in vacanza: questi sono stati solo alcuni dei servizi offerti dai maggiordomi di quartiere. A beneficiarne, in primis, sono stati i tanti negozianti della zona, presi d’assalto dai turisti, e che non avevano il tempo materiale per far fronte alle piccole commissioni. «Siamo diventati un punto di riferimento per il quartiere, ed anche una cassa di risonanza per eventi ed attività culturali», ha aggiunto Andrea.
Anche Andrea e Patrizia hanno avuto un ufficio d’eccezione: l’edicola di piazzetta Luccoli, che è stata la loro base operativa. Un punto centrale, conosciuto da tutti, diventato in poco tempo il portierato del quartiere, un riferimento per la popolazione.
La Regione, intanto, ha guardato con interesse all’evolversi dell’iniziativa del portierato di comunità, ed ha fatto partire un progetto di natura più ampia, per far sì che la figura del “Maggiordomo di Quartiere” diventi operativa in varie zone della Liguria. E chissà se, i maggiordomi, avranno anche una divisa ad hoc.
Per saperne di più: Agorà Coop – www.agoracoop.it – Vico del Serriglio 3 – 16124 Genova – N. Verde: 800911123
Il progetto: un bando della Regione per “formare” i maggiordomi di quartiere
Il 24 ottobre scorso la Regione ha presentato un progetto per estendere su tutto il territorio ligure la figura del “Maggiordomo di Quartiere”. L’idea è quella di aprire almeno 15 sportelli, su tutto il territorio regionale, finanziati con un contributo di due milioni di euro. Il progetto è stato presentato dal presidente Giovanni Toti e dagli assessori Ilaria Cavo e Sonia Viale. I “maggiordomi” saranno dei giovani disoccupati con un Isee sotto i 20mila euro, residenti in Liguria. Si tratta di un progetto di welfare territoriale per promuovere la collaborazione e i rapporti di vicinato attraverso punti di presenza sul territorio.
Possono diventare partner del progetto soggetti del Terzo Settore iscritti al registro regionale e composti da un ente di formazione accreditato per l’erogazione dei servizi al lavoro. Semaforo verde anche a Comuni, imprese private (associate o singole) o istituti di credito con le loro fondazioni. Un progetto di ampio respiro e che mira a costruire un network ben saldo. Il bando al momento è sospeso. La macchina organizzatrice è momentaneamente in standby, pronta a ripartire non appena si presenteranno le condizioni. Perché sono progetti di utilità sociale come questo di cui ha bisogno il nostro Paese, per poter guardare avanti e costruire una società più sostenibile e attenta ai bisogni dei cittadini.
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