La famiglia è da sempre oggetto di attenzione delle politiche pubbliche, dimostratesi nel tempo più o meno funzionali. Cosa prevedono, oggi, Assegno Unico, Family Act e PNRR
La famiglia, descritta con i più vari aggettivi, declinata al singolare o al plurale, contestualizzata in una visione conservatrice o progressista, è da sempre oggetto di attenzione pubblica, senza distinzione di colore politico. L’articolo 31 della nostra Costituzione afferma che «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi […]», evidenziando dunque la necessaria attenzione che il legislatore deve porre ai temi ed alle politiche familiari.
Con il decreto legislativo 230/2021 il governo Draghi ha istituito, a partire da marzo 2022, l’Assegno Unico e Universale. Si tratta di una misura di sostegno economico destinato alle famiglie con figli a carico – a partire dal settimo mese di gravidanza e fino al compimento del ventunesimo anno, limite che decade per i figli con disabilità – che ha sistematizzato in un unico strumento i diversi contributi economici esistenti dedicati al welfare familiare e al supporto alla natalità. L’importo, erogato mensilmente per un anno, varia da un minimo di 50 euro a figlio con un ISEE pari o superiore a 40mila euro fino a un massimo di 175 euro a figlio con un ISEE inferiore a 15mila euro.
Il 12 maggio 2022 è entrata in vigore la Legge delega 32/2022, più comunemente conosciuta con l’evocativo nome di Family Act, con cui si è inteso strutturare una riforma organica delle politiche familiari del nostro Paese, considerando cinque aree di intervento prioritario. Più nello specifico, la Legge contiene indicazioni per cui il governo – entro tempistiche stabilite – dovrà attivarsi per: assicurare l’applicazione universale di benefici economici ai nuclei familiari con figli a carico; supportare le famiglie nelle spese destinate a scuola, educazione, attività sportive e culturali; ripensare e riformare il sistema dei congedi parentali; incentivare l’occupazione femminile e l’armonizzazione dei tempi di vita e lavoro, promuovendo anche la condivisione familiare delle responsabilità di cura; sostenere l’autonomia finanziaria dei giovani.
Certamente quanto previsto nel Family Act si allinea con la più ampia visione di rinnovamento del nostro Paese contenuta nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che intende anche supportare, migliorare e aggiornare il sistema di welfare sociale. Ne è un esempio il Piano Asili, con il quale si intende aumentare l’offerta di strutture per l’infanzia attraverso la loro costruzione, ristrutturazione e messa in sicurezza perché si possa finalmente raggiungere un numero di posti per almeno il 33% dei bimbi sotto i 3 anni, in linea con i cosiddetti obiettivi europei di Barcellona. Una misura a supporto anche della parità di genere, che incentiva le mamme a riprendere pienamente la propria vita professionale.
Oltre a misure puntuali e specifiche, il PNRR è caratterizzato dalla presenza di tre priorità trasversali: una di queste è dedicata a colmare i divari di cittadinanza, intesi come i gap esistenti sul territorio del nostro Paese in termini di disponibilità ed accesso ai servizi. Si strizza l’occhio alla gestione della cura in ambito familiare: rafforzare i servizi sociali territoriali e di prossimità per le persone disabili e anziane, anche provando ad assicurare loro – per quanto possibile – la massima autonomia e indipendenza, significa alleggerire il carico di cura che pesa su molte famiglie. È stato inoltre previsto il potenziamento dell’assistenza sanitaria e della rete sanitaria territoriale, anche attraverso l’attivazione entro il 2026 di 1.350 “Case Comunità della salute”, ossia luoghi fisici di prossimità, pensati per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale, dove le persone possono entrare a diretto contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria. Una visione lungimirante e necessaria, tenendo a mente che solo poche settimane fa una decisione del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità ha evidenziato l’assenza in Italia di un sistema normativo capace di tutelare e valorizzare adeguatamente la figura del caregiver familiare.
In stretta connessione con le specifiche previsioni del PNRR, è intervenuto uno degli ultimi atti approvati in Consiglio dei Ministri dal governo Draghi. Il disegno di legge recante deleghe in materia di politica in favore delle persone anziane si configura come uno strumento normativo dedicato alla promozione di politiche pubbliche per valorizzare l’invecchiamento attivo, per semplificare l’accesso ai servizi sanitari e sociali, per promuovere la trasformazione dei piccoli centri perché possano rispondere più efficacemente alle esigenze di abitazione, mobilità, socializzazione e accesso a forme di assistenza domiciliare e di prossimità, promuovendo contemporaneamente una visione di equità intergenerazionale.
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