Il nuovo esecutivo è tenuto ad affrontare un complesso banco di prova: portare avanti la riforma sulla non autosufficienza già iniziata la scorsa legislatura. Un provvedimento corposo che interessa circa 14 milioni di persone tra anziani, familiari e operatori.
Da poco si è aperta una nuova legislatura con un Parlamento eletto da appena il 63,9% degli aventi diritto al voto, segnando l’affluenza più bassa fino ad oggi. Questo deve farci riflettere e spingerci a capire cosa ci allontana sempre più dalla politica.
Innanzitutto, perché la politica parli a tutti deve occuparsi di tutti. Per stimolare la fiducia e la partecipazione dei cittadini servono quindi risposte alle difficoltà che siamo costretti ad affrontare ogni giorno, sul piano istituzionale, economico e sociale. Inoltre, serve attenzione al panorama demografico del nostro Paese: sempre più anziano e condizionato dai problemi della non autosufficienza che ricadono non solo su chi li vive, ma anche su chi ricopre il ruolo di caregiver e su tutto il sistema.
Un’attenzione che ritroviamo anche nelle missioni 5 e 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e verso cui si è mosso l’ultimo Consiglio dei ministri presieduto da Mario Draghi prima del passaggio di consegne al nuovo esecutivo. Proprio in quell’occasione è stato approvato il disegno di legge delega per la salute degli anziani che mira a semplificare e personalizzare l’assistenza per i non autosufficienti, portandoci alla “velocità di crociera” degli altri Paesi europei, che già da circa trent’anni hanno varato riforme in questo senso.
Il testo di questa legge è nato grazie alla collaborazione tra Presidenza del Consiglio, il Ministero del Lavoro, il Ministero della Salute e 52 organizzazioni non profit del Terzo Settore. Una rete di esperti che, tramite le pagine del disegno di legge, vorrebbe superare l’offerta scarsa e frammentata del nostro Paese in merito ai servizi per gli anziani non autosufficienti, coordinare i tre attori che operano oggi per loro (servizi sociosanitari delle Asl, servizi sociali dei comuni e Inps) e semplificare l’iter di valutazione sanitaria sulla non autosufficienza. Ma soprattutto vorrebbe creare una cabina di regia attraverso l’istituzione di un Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana (CIPA) in grado di coordinare e programmare le nuove politiche a livello nazionale.
Tra le proposte della riforma, ad esempio, si parla della possibilità di ricevere assistenza professionale a casa propria, senza quindi rinunciare alla dimensione sociale e familiare; la valorizzazione della continuità di cure domiciliari e la promozione di misure a favore dell’inclusione sociale; la semplificazione delle procedure di accertamento e valutazione della condizione della persona anziana non autosufficiente. Un approccio alla cura alla persona che si dimostra innovativo e integra prestazioni sanitarie e interventi di carattere socioassistenziale. Un’attenzione che ritroviamo anche nei confronti dei caregiver per i quali è previsto un riesame delle tutele esistenti per il loro reinserimento nel mercato del lavoro.
Insomma, una riforma importante e destinata a una platea piuttosto ampia. Si tratta infatti di 3,8 milioni di anziani non autosufficienti – ovvero il 5% della popolazione – e 10 milioni tra familiari e operatori. Tuttavia, si tratta di una serie di norme che richiederanno l’impiego di numerose e adeguate risorse, ma a cui dovrà provvedere il nuovo governo in sede di stesura della Legge di Bilancio. Il PNRR, infatti, prevede solo la messa a punto della normativa e si stima che almeno per il primo anno potrebbero servire circa 600 milioni di euro per far partire la prima fase.
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