La campagna vaccinale di quest’anno ha dato risultati insoddisfacenti non solo per il vaccino contro il Covid ma anche per quello antinfluenzale. Il risultato? Una ripercussione importante sugli accessi in pronto soccorso.
Al 4 gennaio scorso non era stata ancora raggiunta la quota di due milioni di somministrazioni per il vaccino anti Covid, mentre per l’antinfluenzale si è arrivati a 2,2 milioni di dosi somministrate, a fronte di una popolazione fragile di oltre 20 milioni di persone che avrebbero più bisogno di protezione dai virus influenzali.
Degli over 80 si è vaccinato contro il Covid solo il 13,6%, nella fascia di età fra i 70 e i 79 anni il 10,3% e in quella fra i 60 e i 69 solo il 4,7%. Un picco di vaccinazioni, seppure non paragonabile agli anni passati, si è verificato nella settimana dal 14 al 21 dicembre scorso con 256mila dosi somministrate, ma i numeri sono calati drasticamente fino alle 59mila somministrazioni della prima settimana di gennaio.
Vaccinazioni soprattutto al Nord, scarse al Sud
La maggior parte delle dosi continua ad essere somministrata fra Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia, mentre tutte le regioni del Sud hanno prodotto numeri bassissimi.
Uno studio recente pubblicato su Eurosurvelliance ha messo in luce un’efficacia del 70,7% del vaccino anti Covid contro le forme gravi che necessitano di ricovero, e del 73,3% dalle cure in terapia intensiva. Eppure quest’anno si registra un diffuso rifiuto del vaccino, soprattutto per quello contro il Covid che però tende a trainare in negativo anche la richiesta di quello contro l’influenza stagionale.
Pronto soccorso in difficoltà per la ridotta campagna vaccini
Nelle ultime settimane, come denuncia la Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi Foce, i pronto soccorso stanno subendo la combinazione dei casi acuti di influenza e Covid, in costante aumento da ottobre a oggi, fra i pazienti più anziani e fragili, già affetti da altre patologie.
Una situazione – quella dei pronto soccorso – che la Foce imputa proprio all’insufficiente campagna vaccini e all’allentamento pressoché definitivo delle misure di protezione come l’uso delle mascherine. Oltre ad uno spreco di risorse pubbliche dato dal mancato utilizzo di un grande numero di dosi di vaccino acquistate e non utilizzate.
Se è vero che la fase pandemica è finita, sottolineano i medici specialisti, è altrettanto vero che il virus continua a contagiare circolando a livelli elevati, e si aggiunge alla diffusione dell’influenza, quest’anno particolarmente contagiosa e aggressiva.
Le epidemie annuali
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le epidemie annuali provocano circa un miliardo di casi di influenza, con casi di malattia grave da tre a cinque milioni e fra i 290mila e i 650mila decessi. In Europa, ogni anno si infetta dal 10 al 30% della popolazione, e secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie Ecdc si verificano dai 4 ai 50 milioni di casi sintomatici di influenza, con 15/70mila decessi associabili. Di questi, il 90% si verifica fra soggetti over 65, con condizioni di fragilità di base. In Italia, l’influenza e la polmonite a essa associata, sono classificate tra le prime 10 cause di mortalità.
Contagi da Covid
A livello globale, il numero dei nuovi casi è cresciuto del 4% nel periodo compreso fra l’11 dicembre e il 7 gennaio, con 1,1 milioni di infezioni, ma bisogna specificare che i casi segnalati rischiano di non essere rappresentativi a causa di una riduzione generale dei test e delle segnalazioni.
(Foto apertura: Massimo Todaro/Shutterstock.com)
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