In Italia la crisi demografica è sempre più forte. Lo rileva il report dell’Istat che documenta il calo delle nascite e la prevalenza di flussi migratori in uscita. Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Italia era di quasi 189 mila persone in meno rispetto all’inizio dell’anno, registrando un calo dello 0,3%. Un dato che prosegue in linea con il declino demografico degli ultimi cinque anni. Ad andarsene sono i cittadini italiani che, dal 2014, hanno abbandonato il paese in 844 mila. Nello stesso periodo, però, è aumentata la popolazione di cittadinanza straniera (+292 mila) che ha attenuato la tendenza negativa, senza però colmare il divario.
Distribuzione geografica della popolazione
La distribuzione geografica della popolazione italiana rimane stabile. Le aree più popolose del Paese si confermano il Nord-Ovest, con il 26,7% della popolazione complessiva, il Sud (23%) e il Centro (19,9%). Ma il decremento demografico colpisce tutte le zone, raggiungendo picchi più alti nel Sud e nelle Isole. Le cifre maggiori in termini di perdita di popolazione si registrano in Molise, Calabria e Basilicata, mentre un lieve aumento è avvenuto nelle province di Bolzano e Trento, in Lombardia e in Emilia-Romagna.
Un saldo naturale negativo
Preoccupa anche il rapporto tra i nati e i morti che, nel 2019, ha visto un numero di neonati di 214 mila unità in meno rispetto a quello dei deceduti. Il saldo naturale è negativo in tutte le regioni con la sola eccezione della provincia di Bolzano in cui il tasso di nascita è del +1,5%. Ad alimentare il deficit di nascite è la popolazione italiana, mentre quella straniera mantiene un trend positivo. Senza il contributo dei cittadini “acquisiti”, il declino naturale della popolazione in Italia sarebbe ancora più drammatico, raggiungendo un deficit di sostituzione sempre più rigido. I fattori che hanno contribuito al calo delle nascite sono noti e si identificano anche nella progressiva riduzione degli italiani in età fertile. Le generazioni che dovrebbero avere figli, infatti, sono meno numerose rispetto a quelle precedenti a causa della denatalità iniziata già nella seconda metà degli anni Settanta. Una situazione che oggi presenta il conto e fa registrare un nuovo minimo storico di nascite dai tempi dell’Unità d’Italia.
Lieve incremento dei decessi
I decessi, invece, sono in lieve aumento: nel 2019, infatti, ammontano a 634 mila con un incremento contenuto rispetto all’anno precedente (+1300). Ma secondo quanto riportato dall’Istat non si tratta di un dato allarmante. In una popolazione, come quella italiana, caratterizzata da un progressivo invecchiamento demografico, la tendenza all’aumento dei decessi può essere soggetta ad eventi di varia natura che possono influire sull’andamento mensile del fenomeno.
Emigrazione in rapido aumento
Più significativo, invece, il dato relativo all’emigrazione dal Paese. Nel corso del 2019, infatti, il numero delle persone trasferitesi all’estero e cancellate dagli elenchi dell’anagrafe ammonta a 182.154. Il 16,1% in più rispetto all’anno precedente. Un dato che non viene bilanciato dai flussi migratori in entrata che, invece, segnano solo lo 0,4% in più rispetto al 2018. Va considerato, però, che tra gli italiani che trasferiscono all’estero la loro residenza, una quota è da imputare ai cittadini in precedenza stranieri che, una volta acquisita la cittadinanza, decidono di emigrare in Paesi terzi o di fare ritorno nel luogo di origine.
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