L’ortopedico e l’oncologo, il nutrizionista, il pediatra, il cardiologo. Tutti a disposizione 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Dove? Nelle Case e gli Ospedali di Comunità previsti dal “Progetto Milano”. Approvato dalla Giunta regionale lo scorso 6 settembre, è il primo piano regionale di attuazione della nuova sanità di prossimità prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “Italia domani”. E aspira ad essere un modello anche oltre i confini regionali.
Niente più distanze insormontabili per trovare un medico o uno specialista di fiducia. Con il “Progetto Milano”, la Regione Lombardia fa da apripista alla rivoluzione della sanità di prossimità pensata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per avvicinare il Servizio Sanitario Nazionale alle persone e alle comunità. Saranno infatti le Case e gli Ospedali di Comunità gli snodi principali dell’iniziativa di medicina territoriale.
Lo scorso 6 settembre il via libera dalla Giunta regionale. “La Giunta – ha spiegato il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, a margine della presentazione del progetto – ha approvato questa delibera destinata al potenziamento della sanità di prossimità, così come previsto dalla legge. Stiamo parlando della realizzazione di Case di comunità e di Ospedali di comunità, il cui progetto simbolo, quello della città di Milano, verrà poi replicato negli altri territori lombardi. A partire dalle province che hanno sofferto di più durante la pandemia”.
Cos’è il “Progetto Milano”
Numero di abitanti, età e densità degli abitanti, patologie e consumi sanitari: da questi dati è partita l’Agenzia di tutela della salute-Ats Città metropolitana per individuare dove e come organizzare i centri che dovranno aggregare i servizi sanitari di medicina territoriale. Le Case e gli Ospedali di Comunità saranno costruiti oppure nasceranno dalla riqualificazione e riorganizzazione di strutture già esistenti. Milano ospiterà 24 strutture in totale: 15 Case e 9 ospedali. In media, una Casa di comunità ogni 50 mila abitanti; un Ospedale di comunità per ogni Azienda Socio Sanitaria attiva sul territorio. Una progettazione che coinvolge innanzitutto i medici di medicina generale, che si sono organizzati in “centri di riferimento territoriale” con un coordinatore. Ma anche gli amministratori comunali, le farmacie e gli operatori sanitari privati accreditati.
Dal nutrizionista all’oncologo: una sanità più vicina alle persone
Ci sarà l’ortopedico e l’oncologo, il nutrizionista, il pediatra, il cardiologo. “All’interno di Case e Ospedali di comunità – ha sottolineato il vice presidente e Assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti – saranno collocate tutte le funzioni più prossime al cittadino, come prevenzione e promozione salute; cure primarie con tutto il necessario per gestire i pazienti cronici; un’area di ambulatori specialistici per criticità poco complesse e un’area di servizi integrati col Comune, che si colloca tra aspetto sanitario e sociale”.
Le Case e gli Ospedali di Comunità offriranno dunque ai cittadini cure primarie con l’assistenza dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, ma anche prestazioni specialistiche. E ancora, servizi infermieristici, continuità assistenziale, assistenza domiciliare, prestazioni consultoriali. I centri più importanti arriveranno a fornire assistenza 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Tutto in coerenza con le indicazioni del Ministero della Salute, dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che pone l’accento proprio sul potenziamento della sanità di prossimità.
Quanto vale il Progetto Milano
Sono 700 milioni di euro le risorse complessive che la Regione Lombardia investirà nel “Progetto Milano”. Di questi oltre 140 già stanziati nei mesi estivi, ha dichiarato il vicepresidente della Regione, Letizia Moratti, partecipando alla presentazione del progetto. In particolare, 100 milioni sono destinati a Milano, 11,4 alla Val Camonica e 3 milioni a ciascuna delle altre province.
Le prime 7 strutture già operative a fine anno
Da programma, entro settembre sarà effettuata la ricognizione dei luoghi idonei a realizzare le strutture. Entro fine anno saranno scelti i siti dove costruire o riorganizzare le strutture di prossimità. Per poi arrivare, entro marzo 2022, alla sottoscrizione dell’accordo con il Governo per la realizzazione delle strutture, attraverso lo strumento del contratto istituzionale di sviluppo. Un modello che la Regione Lombardia vuole esportare anche nelle altre Agenzie di tutela della salute che operano a livello territoriale, ma che aspira a fare da apripista su tutto il territorio nazionale. Intanto, 7 strutture su 24 dovrebbero essere operative già entro l’anno.
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