Pierucci Marcello.
Autodidatta, olivicoltore nelle colline di Empoli (Fi), città in cui vive. Partecipa al Concorso 50&Più da diversi anni; nel 2010, 2011 2014 e 2019 ha ricevuto la Menzione speciale della Giuria per la prosa; nel 2014 la Menzione speciale della giuria per la poesia, nel 2016 ha vinto la Farfalla d’oro per la prosa e nel 2019 la Segnalazione speciale della Giuria per la prosa.
Sono le cinque del mattino del primo giorno di novembre e l’alba è ancora lontana. L’inatteso squillo del telefono è un atto di violenza sul sonno di Daniele e Luisella. Abbandonato il letto, Daniele si porta verso il telefono nella sala da pranzo. Passa davanti alla camera di Andrea e, vedendo la porta aperta, realizza che suo figlio non è ancora rientrato. Dall’altra parte della cornetta la voce di Guido, amico di Andrea, in modo concitato cerca di dirgli che suo figlio è stato investito da un’auto e attualmente si trova al pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore di Bologna. Daniele vorrebbe saperne di più, ma la comunicazione s’interrompe. Luisella lo raggiunge e ambedue avvinti da ansia e sgomento, sono impossibilitati a dare una dimensione a quanto può essere accaduto al loro ragazzo.
A quell’ora e per la festività, l’autostrada è pressoché deserta. Soltanto le luci delle gallerie interrompono a tratti il buio. Il silenzio fra loro è totale, con i pensieri uniti in un’unica direzione. Daniele cerca d’imporre a se stesso di non fare congetture sulla portata dell’incidente, pensa invece al giorno precedente, quando Andrea aveva detto che sarebbe andato con alcuni a Bologna a festeggiare la notte di Halloween, tranquillizzando tutti che a scanso di rischi, sarebbero andati in treno.
Fin da piccolo, questo suo figlio ha mostrato un carattere gioioso, amante della vita e attrattivo al punto di avere attorno a sé una nutrita schiera di amici, gli stessi che in modo simpatico lo chiamano “Gremmino”, il diminutivo del suo cognome. Per i due sposi, questo unico figlio ora ventenne, pur non eccellendo nello studio, in ragione del suo carattere, è continuo motivo di divertimento per tutti, tanto che nella casa resiste il continuo andirivieni degli amici.
Intanto, Luisella, piccola di statura, lo è divenuta ancora di più essendosi racchiusa in se stessa sul sedile dell’auto, tutta protesa con il pensiero ad un virtuale abbraccio del suo bambino.
Varcata la soglia dell’ospedale vedono Guido andargli incontro, mentre gli altri ragazzi rimangono accasciati sulle sedie, come fossero attori di una tragedia in atto. L’amico in preda all’agitazione cerca di raccontare l’accaduto: “Siamo usciti dal locale verso le cinque, nella strada c’era la nebbia, Andrea camminava avanti a noi, quando è sbucata l’auto che lo ha investito…”. Mentre parla, si accorge che Daniele tace impietrito, dando la sensazione che il suo sguardo sia fermo sulla coccarda che ancora Guido tiene appesa al petto. Questi con gande imbarazzo si strappa con stizza quel cartoncino che rappresenta i simboli irriverenti di Halloween, lasciando che i frantumi vadano a spargersi sul pavimento.
Pochi attimi ancora e una dottoressa, dopo avere accertato la loro identità, senza dare il tempo di porre domande, dice: “Purtroppo lo stato di vostro figlio è grave… più di grave. Vi prego di capire che anche noi, pur volendo, non possiamo andare oltre il possibile”. Cala il silenzio, nessuno dei due genitori, temendone la risposta, non trovano la forza di chiedere altro.
Inizia allora l’attesa di ciò avrebbe dovuto compiersi. Seduti, rimangono in silenzio, l’ansia di ricevere notizie è svanita, tanto il timore di conoscere il vero significato di quel “più di grave” pronunciato dalla dottoressa. I loro volti, ancora sena lacrime, sembrano divenuti di marmo.
Il tempo passa, fin quando un giovane medico viene a sedersi vicino a loro. Con fare gentile, quasi affettuoso, egli inizia il preambolo di un discorso al cui termine, con molta delicatezza, chiede la disponibilità o meno a donare gli organi del figlio.
All’udire questo, il pianto di questi genitori, ancora bloccato dall’inziale sbigottimento, esplode in modo disperato. L’ultima flebile speranza si è irrimediabilmente perduta nel dovere accettare ciò che umanamente non è accettabile.
Al loro pianto si è unito anche quello dei ragazzi che ancora sono lì, e che per la prima volta si trovano a con la cruda realtà della morte. Quando le lacrime dei due sposi si attenuano, il medico in modo amorevole, è obbligato a dire che in caso di una decisione positiva la natura stessa chiede di agire in fretta.
Per loro, come spesso accade per quanto riguarda i trapianti di organi, la gente non ha idee precise, dato che certi argomenti sono abitualmente considerati cose che riguardano altri.
Ora invece hanno davanti a loro una persona in attesa di un sì o di un no! Si guardano negli occhi, colmi di lacrime, esitano fino a quando Luisella con un filo di voce, domanda a se stessa e al marito: “Se a decidere fosse Andrea, cosa direbbe?”. E’ bastata questa semplice domanda a suscitare in loro un convinto cenno di assenso.
La sala dove si trovano si sta riempiendo di altri amici, accorsi dopo avere la triste notizia. Cosa stiano provando quei ragazzi è bene impresso nell’espressione dei loro occhi. Poche ore prima, stavano partecipando ad un evento, dove ironia e irriverenza, vogliono esorcizzare i macabri simboli della morte. Ora invece, per la prima volta, si trovano sommersi da tragica realtà finora inimmaginabile. Trascorrono ancora due ore e finalmente qualcuno gli annuncia che possono andare dove si trova il figlio.
Davanti a quel corpo inerte, Luisella riceve la stessa sensazione di quando al mattino lo trova ancora addormentato. Per un attimo, avverte il desiderio di svegliarlo ma il dolore che gli esplode dentro è così forte, che solo chi ha ricevuto lo stesso affronto può capirlo.
A sua volta Daniele, guarda la sua creatura ed ha un sussulto, dovuto alla sensazione che in quel corpo ci fosse un leggerissimo movimento. Subito l’accompagnatore chiarisce che quel muoversi, è dovuto alla ventilazione necessaria in attesa dell’espianto.
Viene concesso loro di rimanere fino a tarda sera, poi questi addolorati genitori, debbono tomare nella sala precedente, dove ha inizio una notte interminabile. Brevi sprazzi di sonno, alternati da una veglia dove i pensieri si rincorrono senza senso. Appoggiati alla parete dormono a terra i ragazzi, avendo rifiutato l’invito di tomare a casa, per essere ancora vicino all’amico del cuore che giace nella stanza accanto.
Luisella a tratti si abbandona ad un pianto sommesso, alternato da qualche pausa di sonno. Daniele tenta di ritrovare suo figlio immergendosi in ricordi di episodi passati, tentando così di sfuggire alla inaccettabilità del presente.
E fra i ricordi emerge l’episodio di quando suo figlio, ancora in prima media, causa un compito in classe nel quale si chiedeva di descrivere la propria casa, come genitore era stato convocato dalla prof. per alcuni chiarimenti. Leggendo lo scritto di suo figlio, non gli era stato facile sottrarsi a una fragorosa risata, tranquillizzando l’insegnante che la descrizione della estrema indigenza nella quale sarebbero vissuti, era pura fantasia del ragazzo, riuscendo a convincerla dal desistere di rivolgersi agli assistenti sociali. Da quel momento, gli iperbolici temi di Gremmino erano divenuti oggetto di lettura e divertimento anche nelle altre classi della scuola.
L’alba del nuovo giorno è arrivata, e l’abituale traffico del mattino è ripreso in pieno nella sottostante via Emilia. Per il mondo tutto, come sempre niente è cambiato, ciò che invece lo è in modo irrimediabile è la vita di questi genitori divenuti orfani del loro unico figlio..
D’improvviso un rumore esterno, inizialmente lontano, in crescendo. Attraverso la vetrata vedono elicottero che si sta posando nell’apposita piazzola dell’ospedale. Anche se ancora le pale continuano lentamente a girare, il portellone d’ingresso si apre. Pochi attimi, e persona con passo svelto, esce dal piano sottostante e si dirige verso il velivolo portandosi un bauletto bianco marcato da una Croce Rossa. Daniele e Luisella, attoniti e muti, comprendono perfettamente cosa vi sia in quel frigo portatile.
Seguono con lo sguardo l’elicottero che si alza in alto nel cielo, fino a quando scompare alla loro vista. Consapevoli, che a breve sarebbe nuovamente disceso a portare vita alla vita, Luisella, fra i singhiozzi, trova la forza di dire: “Oggi, da qualche parte ci sarà una mamma che avrà finito di piangere”.
Le madri furono più di una, gli organi donati erano sette.
Bologna, Ospedale Maggiore 1/2 novembre 2010