La moda è uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy. Stilisti italiani di fama internazionale mostrano sulle passerelle splendide collezioni di grande successo. Molti di loro si avviano a tagliare il traguardo dell’età senza aver mai perso smalto, creatività e impegno. Come la leggenda della moda: Pierre Cardin.
Pierre Cardin, “il più anziano dei couturier” compie 98 anni
Il 2 luglio 1922 nasce, in un paesino del Trevigiano, Pietro Costante Cardin, famoso con il suo nome naturalizzato francese: Pierre Cardin. Il celebre stilista ha festeggiato da poco i suoi “primi” 98 anni. La sua lunga vita è raccontata in un documentario dal titolo House of Cardin. I suoi genitori, agricoltori con 9 figli, sono costretti a trasferirsi in Francia dopo la Prima Guerra Mondiale per sfuggire alla povertà.
Dei primi due anni della sua infanzia trascorsi in Italia ricorda «i vigneti coltivati dai miei genitori, il fico da cui mi facevano raccogliere i frutti». Degli anni successivi nella nuova patria racconta: «Eravamo poveri e semplici, ma questo mi ha permesso di trovare una via di onestà e coraggio nella vita».
A Parigi nel 1950, fonda la sua casa di moda. Ed è un trionfo. Antesignano in tutto, sfila per primo sulla Muraglia Cinese e nella piazza Rossa a Mosca. Veste i Beatles e sdogana la moda unisex. Cardin, ama dire: «I francesi dicono: “No, non possiamo”. Noi italiani : “Ma sì, facciamo, proviamo”». Un omaggio all’intraprendenza del suo Paese d’origine.
L’eterna giovinezza di un mito
Alla inevitabile domanda sul segreto della sua eterna giovinezza, risponde: «Lavoro, lavoro, lavoro. Quando sono in vacanza mi annoio. Per questo il mio progetto è continuare a vivere: voglio passare i 100 e ricominciare daccapo. Non ho rimpianti – aggiunge -. Se non fossi felice, chi sarei? Ho avuto tutto quello che ho voluto, per questo dico grazie alla vita».
L’ultimo imperatore della moda, Valentino Garavani
Valentino Clemente Ludovico Garavani, meglio conosciuto come Valentino, fondatore dell’omonimo brand, nasce a Voghera nel 1932. Dopo aver lavorato a Parigi con firme dell’haute couture come Guy Laroche, apre a Roma la sua prima boutique in via Condotti. Veste le più belle e ricche donne del mondo. Suo è il vestito indossato da Jaqueline Kennedy il giorno del matrimonio col miliardario greco Onassis.
Tanti i riconoscimenti. Cavaliere del lavoro della Repubblica Italiana nel 1996. Nel 2006 riceve la Legion d’onore, la più alta onorificenza della Repubblica francese. Nel 2018 a Bruxelles è premiato come “Uomo di moda e di pace” per aver realizzato, nel 1991, in piena Guerra del Golfo, il celebre Peace dress, un lungo abito bianco con la parola “pace” scritta in 14 lingue diverse.
Il suo account su Instagram ha quasi 1 milione e mezzo di follower: «Un modo per essere più vicino alle persone», ha dichiarato in un’intervista lo scorso anno. Anche se specifica: «Non sono io dietro quel profilo, naturalmente. Però mi piace sapere dei commenti alle foto che l’ufficio mette su Instagram».
Giorgio Armani, “Re Giorgio”
Nato l’11 luglio 1934, a Piacenza, Giorgio Armani è uno degli stilisti più famosi del mondo. «Credo di aver contribuito a cambiare il modo di vestire di uomini e donne, e questa è una delle più grandi soddisfazioni», ha dichiarato in un’intervista del 2017. Il suo stile è rivoluzionario spariscono le imbottiture dalle giacche. Per le donne, alle gonne preferisce i pantaloni; la giacca destrutturata e il tailleur di taglio maschile diventano il suo emblema. Nel 2015 Forbes lo inserisce nella classifica degli uomini più ricchi del mondo.
Il ritorno ad una moda a misura umana
Nel corso dell’emergenza Coronavirus del 2020 lo stilista si dimostra generoso. Per fronteggiare il contagio Covid, il Gruppo Armani effettua donazioni milionarie a diversi ospedali e alla Protezione Civile. Medico mancato per un soffio – «Dovetti abbandonare gli studi per aiutare la mia famiglia», ha dichiarato -, Armani scrive anche una lettera aperta, rivolta a tutti quei medici, infermieri e operatori sanitari che sono impegnati in prima fila nella lotta al virus: «È commovente vedervi impegnati nel vostro lavoro con le difficoltà e i grandi sforzi che ormai tutto il mondo conosce – vi si legge – e soprattutto vedervi piangere».
Il 26 marzo scorso, l’azienda comunica la conversione degli stabilimenti italiani nella produzione di camici monouso destinati agli operatori sanitari. Infine, in una lettera aperta alla rivista WWD, Women’s Wear Daily, autorevole testata nel campo della moda, ha scritto: «Il momento che stiamo attraversando è turbolento, ma offre anche un’opportunità unica di porre rimedio a ciò che nel sistema è sbagliato. Uniti ce la faremo, ma dobbiamo restare compatti e lavorare in armonia». L’ultima grande rivoluzione di “Re Giorgio”.
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