Sono quasi 50 milioni nel mondo le persone vittime di tratta e riduzione in schiavitù. Di queste oltre 12 milioni sono minori, coinvolti nel lavoro forzato, in attività illecite e nello sfruttamento a scopo sessuale.
In occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, celebrata il 30 luglio, Save the Children ha presentato la XIV edizione del rapporto “Piccoli schiavi invisibili”, raccontando il fenomeno attraverso le storie di bambini e ragazzi accolti nel circuito di protezione italiano come vittime di tratta e sfruttamento. Purtroppo solo una minima parte di un fenomeno sommerso e molto più ampio.
I numeri dei bambini vittime di tratta
In Europa, il 53% dei casi di tratta avviene per sfruttamento lavorativo, il 43% per sfruttamento sessuale e il 4% per accattonaggio e attività illecite. I minorenni rappresentano il 16% delle vittime, in particolare bambine e ragazze (66% contro il 34% dei coetanei maschi). Il 92,26% ha la cittadinanza europea, il 5,95% asiatica, l’1,46 africana e lo 0,33% americana. Tra i più piccoli, fino agli 11 anni, le vittime sono sia bambini che bambine in percentuale simile.
I mezzi di controllo dei trafficanti
I bambini sono soggetti a diversi strumenti di controllo durante l’esperienza di tratta: il 69% è vittima di abusi psicologici, il 52% di false promesse e minacce, il 46% è soggetto anche ad abusi fisici, il 36% sessuali. Il 33% subisce una restrizione nei movimenti, il 31% è costretto a lavorare e il 27% non riceve alcun tipo di compenso. Ci sono anche casi in cui vengono negati i beni di prima necessità, l’accesso all’assistenza medica e vengono loro somministrate sostanze psicoattive.
La normativa italiana in fatto di tratta
La normativa relativa alla tratta di esseri umani e alla riduzione in schiavitù in Italia prevede nel Codice Penale delle fattispecie di reato per contrastarle, in linea con le direttive internazionali. Dal 2003 sono anche previsti dei programmi di protezione sociale per l’assistenza alle vittime.
In base ai dati raccolti dal Numero verde nazionale in aiuto alle vittime di tratta e grave sfruttamento, nel 2023 in Italia sono avvenute 2.638 nuove valutazioni di potenziali vittime: le donne hanno rappresentato il 59,8%, gli uomini il 36,3%, le persone transgender il 3,8%.
Paesi di provenienza
Sebbene i flussi migratori dalla Nigeria abbiano subito un calo, la nazionalità nigeriana si conferma la più numerosa in Italia per numero di valutazioni (31,3%), seguita da Costa d’Avorio (13,3%), Bangladesh (7,9%), Pakistan (7,2%), Marocco (6,2%).
I minori rappresentano il 5,4% del totale, un dato in aumento rispetto al 2022 e al 2021. Fra le nazionalità prevalenti, la Costa d’Avorio, la Nigeria, la Guinea, il Pakistan, la Somalia, la Tunisia.
Nei primi cinque mesi del 2024, i bambini valutati sono stati 62, il 5,4% del totale. Il genere maschile è prevalente (62,7%), quello femminile è del 37,3%. L’81,3% dei ragazzi ha fra i 16 e i 18 anni e proviene dalla Tunisia, dal Bangladesh e dal Pakistan, ma anche in misura minore dalla Costa d’Avorio, dalla Nigeria, dall’Egitto, dalla Sierra Leone e dalla Guinea.
Alla base della tratta
La mancanza di opportunità nel Paese d’origine è un fattore di rischio per la tratta, insieme alla povertà estrema, al mancato accesso all’istruzione, alla violenza domestica, ai conflitti armati, all’assenza dei genitori.
I più vulnerabili, adulti ma soprattutto minori, sono più soggetti ad adescamento da parte di trafficanti che si presentano come amici, fidanzati, possibili datori di lavoro, che promettono una vita migliore. In alcuni casi si tratta anche di membri della famiglia, che sfruttano la conoscenza con la vittima per ottenerne la fiducia.
Il fine ultimo della tratta è lo sfruttamento, che può compiersi in diversi ambiti, come il lavoro domestico, agricolo, edile, la prostituzione forzata, e persino l’espianto di organi.
Durante il viaggio
Il costo del viaggio viene trasformato in debito dai trafficanti, che lo fanno crescere in maniera esponenziale per mantenere il controllo sulle vittime le quali dovranno ripagarlo con anni di sfruttamento. Non si tratta solo di un debito economico, ma può includere una coercizione psicologica che rende impossibile la fuga. Comune è anche l’uso della violenza fisica, sessuale e psicologica, usata per intimidire ed esercitare potere.
I progetti di contrasto di Save the Children
Con il progetto Nuovi percorsi, Save the Children aiuta le madri sopravvissute alla tratta e i loro figli. Dal 2022 ad oggi ha supportato mille beneficiari. Con il progetto Eva, Early identification and protection of victims of trafficking in border areas, avviato nel 2023, aiuta a garantire l’identificazione precoce, l’emersione e la protezione di minori vittime di tratta e a rischio di re-trafficking, che transitano lungo i confini tra Italia e Francia, a Ventimiglia, e tra Francia e Spagna, a Irun. Si tratta di un programma transazionale che da ottobre dello scorso anno ha raggiunto 530 beneficiari, tra i quali minori soli.
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