La città di Rossini sbaraglia le concorrenti alla nomina di Capitale italiana della Cultura 2024. Il sindaco Matteo Ricci dedica la vittoria a Kharkiv, “città ucraina della musica Unesco, come noi”.
«Una grande emozione per tutta la città. Vogliamo dedicare questa vittoria a Kharkiv, come noi Città della Musica Unesco». Così ha commentato la proclamazione il primo cittadino, Matteo Ricci, stringendo tra le mani una foglia di ginkgo biloba, l’albero della pace al quale si è ispirato il dossier di candidatura. «Spero che presto la città di Kharkiv possa tornare a suonare, anche insieme a noi», ha poi aggiunto.
Il plauso del Ministero per la Capitale italiana della Cultura 2024
La commissione del Mic (i 7 esperti del Ministero della Cultura che annualmente si occupano di selezionare la migliore candidatura) si è espressa a favore della nomina all’unanimità. Nelle motivazioni, lette dal ministro Dario Franceschini, si precisa che la proposta conferisce il giusto connubio tra natura, cultura e tecnologia. Tre settori valorizzati grazie al lavoro di una cittadinanza attiva impegnata a gettare le basi per le esperienze future. Un apprezzamento particolare va al coinvolgimento dei giovani in un momento che richiede di rafforzare sempre più il patto intergenerazionale, e alla valorizzazione del rapporto tra città e territorio.
Un prezioso retaggio
Un successo al quale non è estranea l’eredità di Pesaro, quella – sottolineano le Istituzioni cittadine– che “ci rende nani sulle spalle dei giganti”. E tra i grandi del capoluogo marchigiano, oltre naturalmente la cittadinanza stessa, il riferimento esplicito va al genio di Gioachino Rossini. Un giusto riconoscimento per il musicista che proprio quest’anno festeggerebbe 200 anni di matrimonio con Isabella Colbran. Partono così in un clima di grande entusiasmo i lavori per concretizzare le proposte inserite nel Dossier La natura della Cultura. Immagina la città che non c’è (50 settimane di impegno per 52 città della provincia), che declinano il rapporto locale tra arte, cultura e tecnologia.
Come valorizzare una metropolitana a impatto zero
Per La natura mobile della cultura si parte con un aggiornamento della bicipolitana, una rete metropolitana di superficie, dove le rotaie sono percorsi ciclabili sui quali circolano biciclette al posto dei vagoni. Come in ogni ferrovia che si rispetti lo schema prevede più linee di collegamento di diverso colore che permettono di spostarsi da un capo all’altro della città a impatto zero. Qui verranno disseminate installazioni sonore mobili e strutture ricettizie dedicate a residenze artistiche. Alla riscoperta delle melodie perdute è poi dedicato il progetto Danzando memorie sul mare.
Un nuovo patto con la cittadinanza
La natura ubiqua della cultura mira invece a ribaltare il rapporto dei cittadini tra centro e periferia attraverso l’Atlante delle emozioni. Un riuso delle architetture moderne per valorizzare strutture importanti divenute invisibili allo sguardo, come il caso della Colonia Marina ripensata come un centro culturale. O uno sguardo dolente sulle sulle cosiddette “valigie digitali”, le Sim card dei migranti che approdano in Italia senza altri bagagli. Per gli organizzatori la natura imprevedibile della cultura recupera luoghi e oggetti per scrivere il futuro. È il caso delle residenze artistiche e delle scenografie del Rossini Opera Festival, pronte per una seconda vita grazie alla creatività delle associazioni cittadine.
Tra musica e ecologia
La natura operosa della cultura, invita al confronto tra saperi e competenze in un’ottica di innovazione. Così il progetto musicale indie, Oceano Adriatico, ormai un brand cittadino, spinge a riflettere su una nuova “politica del rumore”.
La natura vivente della cultura propone invece un bosco risonante, composto da 33 alberi monumentali, che racconterà una storia millenaria. Mentre la performance Rising room permetterà ai visitatori un incontro particolare con l’artista Marina Abrahmovich.
Andare incontro al cambiamento
Immagina la città che non c’è, è dunque basato sull’intreccio tra arte, natura e tecnologia. In un’epoca di cambiamenti rapidi e imprevedibili, la capacità di mutare, reagendo a processi che appaiono ineluttabili, sviluppa nell’uomo capacità impensate. “Da sempre – si legge nel Dossier – Pesaro coltiva il cambiamento, l’ascolto, la sperimentazione. Linea di margine, fra Adriatico e Appennini, fra Nord e Sud, fa leva sulla sua identità territoriale indefinita e policentrica per proiettare il patrimonio culturale oltre il domani”. Pesaro infatti presenta biodiversità sociali e naturali uniche. Un patrimonio che va dalla produzione artistica più ampia, al messaggio ecologico delle due ruote. Dall’artigianato di design ai motori alla partecipazione collettiva. Una sfida continua in cui la posta in gioco è il domani di tutti.
Nascita di un titolo
Il titolo di Capitale Italiana della Cultura nasce dalla competizione che il 17 ottobre 2014 designò Matera Capitale Europea della Cultura 2019. L’impegno, la creatività e la passione che avevano portato tutte le città finaliste italiane a costruire dei dossier di candidatura di alta qualità, convinsero il Governo a indire una selezione per individuare, a partire dal 2016, la città meritevole di questo titolo. A titolo di memo, questo 2022 è l’anno di Procida, mentre nel 2023 sarà il turno di Bergamo e Brescia.
La cultura italiana è sempre più viva
Per riprendere quanto dichiarato dal Ministro della Cultura Dario Franceschini, la storia pluriennale di questa sfida dimostra la capacità della cultura italiana di attivare meccanismi virtuosi e percorsi di valorizzazione in tutte le città che vi partecipano, al di là della vincitrice ultima. Uno strumento, dunque, per rilanciare il turismo del “Paese più bello del mondo”, ma anche per valorizzare le tradizioni etniche e culturali del territorio, promuovendo l’integrazione e la crescita del benessere individuale e collettivo dei cittadini.
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