«Si fa sempre più largo l’agroecologia, un insieme di pratiche basate sull’eliminazione progressiva dei fertilizzanti sintetici e sulla ridistribuzione di praterie naturali».
Pesticidi, nitrati, antibiotici, tra i motivi delle proteste degli agricoltori che hanno invaso le strade di mezza Europa, c’è il piano europeo “Farm to Fork”, dal produttore al consumatore, che prevede di diminuire l’uso dei prodotti chimici in agricoltura.
Un provvedimento molto ambizioso che ha come obiettivo principale il passaggio a un sistema alimentare sostenibile, con la riduzione del 25% dei pesticidi entro il 2030 e l’aumento dei terreni coltivati ad agricoltura biologica, sempre entro lo stesso orizzonte temporale.
Se è vero che l’utilizzo di queste sostanze chimiche in agricoltura ha permesso negli anni un incremento della produzione agricola e la protezione delle colture dai parassiti, è altrettanto vero che sono ormai ampiamente documentati i rischi per la salute umana legati all’utilizzo dei pesticidi.
Con i pesticidi, infatti, abbiamo un serio problema: possono ritrovarsi nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo e nell’aria che respiriamo. Ad esempio, l’uso di nitrati in agricoltura rappresenta una fonte d’inquinamento delle falde acquifere che può avere effetti pericolosi sulla salute dell’uomo.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, quasi tutte queste sostanze rientrano fra gli “interferenti endocrini” e cioè interferiscono con il funzionamento del sistema endocrino e riproduttivo.
L’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente fa riferimento ad una recente revisione per identificare i rischi per la salute umana da esposizione a pesticidi: danni al sistema immunitario, danni riproduttivi, in particolare riduzione della fertilità maschile, danni al sistema endocrino (in particolare alla tiroide), danni neurologici/cognitivi. Particolarmente interessante appare l’aumentato rischio di patologie neurodegenerative degli adulti, quali il Parkinson, in seguito al consumo di acqua contaminata da pesticidi.
Se poi guardiamo ai dati dell’ultimo report di Legambiente Stop ai pesticidi nel piatto, secondo cui il 67,96% dei campioni di frutta contiene tracce di pesticidi, il quadro è sempre meno confortante.
Per questo da anni a Bruxelles si discute sulla necessità di agganciare i finanziamenti all’agricoltura (PAC), che rappresentano circa un terzo del bilancio europeo, agli obiettivi di sostenibilità, a dire il vero senza grandi risultati.
Vale la pena ricordare che il Parlamento europeo ha già bocciato una proposta di riduzione del 50% dei pesticidi, dopo le molte pressioni delle associazioni di categoria. Non solo. La Commissione europea ha deciso di rinnovare per altri dieci anni l’uso del glifosato, l’erbicida che l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro ha classificato come probabile cancerogeno per le persone. Decisioni che di fatto hanno già depotenziato gli obiettivi del Green Deal, il grande piano ambientale voluto da Bruxelles che dovrebbe condurci ad emissioni zero nel 2050. La difficile sfida è dunque tra i cittadini preoccupati per la propria salute e gli agricoltori preoccupati per la propria sopravvivenza economica. Ma la strategia “Farm to Fork” rappresenta davvero una minaccia per la produzione agricola? L’argomentazione principale usata dagli agricoltori è che alla riduzione dei pesticidi corrisponda una riduzione delle rese agricole e quindi del reddito. In realtà, recenti studi dimostrano come l’efficienza economica dell’uso dei pesticidi sia diminuita a causa dell’inquinamento del suolo provocato dalle stesse sostanze chimiche, mentre l’agricoltura biologica, nonostante abbia rese più basse, sia significativamente più redditizia di quella convenzionale.
Per questo, si fa sempre più largo l’agroecologia, cioè un insieme di pratiche agricole che si basa sull’eliminazione progressiva dei fertilizzanti sintetici, sulla ridistribuzione di praterie naturali e sull’ampliamento di infrastrutture naturali come siepi, alberi, stagni, capaci di interagire positivamente con il territorio e il paesaggio.
Intraprendere nuove strade è diventata ormai una necessità per fermare i pesticidi, una risposta necessaria per il passaggio ad un sistema agricolo amico dell’ambiente e della nostra salute.
Francesca Santolini, giornalista scientifica, saggista, divulgatrice ambientale. Collabora con il quotidiano La Stampa, dove scrive di ambiente, clima e sostenibilità e con la trasmissione Unomattina in onda su Rai Uno, dove si occupa di ambiente. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche intervenendo sui temi d’attualità legati all’inquinamento e al clima. Per Marsilio ha scritto “Passio Verde. La sfida ecologista alla politica” (2010), mentre per la casa editrice Rubbettino “Un nuovo clima. Come l’Italia affronta la sfida climatica” (2015) e “Profughi del clima. Chi sono, da dove vengono, dove andranno” (2019).
© Riproduzione riservata