C’è un libro di cui vi voglio parlare. Onestamente non so se consigliarvelo o sconsigliarvelo, se è un testo da tenere sul comodino e da recitare tutte le sere come una preghiera, o una simpatica bufala su cui farsi due risate.
In copertina, di un azzurro cielo d’estate, ci sono un uomo e una donna bloccati da uno scatto fotografico mentre saltano, lui un po’ più in alto, lei un po’ più in basso, con le braccia tese verso l’infinito, i piedi puntati come ballerine e la bocca spalancata in un sorriso di vittoriosa allegria. Ad un occhio esperto come il mio non dimostrano più di 40 anni.
Il titolo contiene una dichiarazione azzardata: Per sempre giovani. Il sottotitolo, invece, è invitante e usa un linguaggio più credibile: Il circolo virtuoso della Longevità.
Gli autori sono due medici, e questo dettaglio già rassicura i lettori, ma c’è di più: Fabrizio Duranti è uno dei massimi esperti di “Human Maximum Performance” (alte prestazioni umane) e Gianluca Pazzaglia è uno dei massimi esperti di “endocrinosenescenza” (sic). Insieme stilano un manuale che spiega “i passi vincenti di un esclusivo percorso verso la longevità”.
Qualche titolo nel merito? Come fermare il processo di invecchiamento; Le diete migliori per restare giovani; Quali sono gli ormoni della felicità per l’uomo e per la donna, ma anche I trucchi per proteggere tre amici preziosi: cervello, fegato e occhi oppure In che modo le scarpe allungano la vita.
Ho stuzzicato la vostra curiosità vero? Andate a cercarlo in libreria, è edito da Sperling&Kupfer. È uscito nel 2011, ma non ha perso il suo smalto. Io ne rileggo spesso qualche estratto. Una lettura utile, finché – come consiglia Duranti nell’introduzione – “giocavo d’anticipo”, cioè mi divoravo regole e diete per garantirmi una lunga vita avendo quarant’anni, come i due che saltano in copertina.
Adesso che sono considerabile vecchia ufficialmente, come gli ultrasessantacinquenni, ho maturato, verso questo bel volume color cielo, un atteggiamento ambivalente.
Mi piace compulsarlo e obbedire, mi rassicura sapere che le antocianine e flavanoni contenuti nelle mele, nelle bacche e negli agrumi, se assunti regolarmente, riducono il rischio di declino della memoria e dell’apprendimento (è questa la mia massima angoscia, altro che rughe! Delle rughe non mi interessa nulla). Sarà vero? Sarà vero che tre tazze di tè al giorno riducono il rischio di ictus? Sì, no, così così.
L’importante è crederci, perché crederci ci rilassa, ci fa sentire meno inermi di fronte alla minaccia estrema che tutto finisca, che arrivi il declino e poi la morte.
Quanto alla promessa del titolo, è lì che mi innervosisco: perché dovremmo voler restare “per sempre giovani”?
Perché l’obbiettivo non può essere, per noi donne: vecchie, sane e affascinanti per il tempo che ci resta? E per gli uomini: sani, amabili e affidabili fino all’ultimo respiro?
La gioventù è una condizione transitoria. Dura quel che dura. Non sempre è felice, come ci pare di ricordare nella nostra relativa smemoratezza. Non ci sarebbero tanti ragazzi che fanno uso di droghe pesanti e bevono per ubriacarsi, se la gioventù fosse di per sé una stagione felice. Non c’è merito nell’essere giovani. Non c’è merito nell’essere belli o belle. Inseguire la giovinezza fa di noi “Vecchi Performanti” dei nuovi perdenti. Confrontarsi con la giovinezza è frustrante e inutile. Pensiamo piuttosto a valorizzare la fase che stiamo attraversando, questa completa e complessa maturità.
Se il problema è che le cellule si riproducono un numero limitato di volte, facciamocene una ragione.
E beviamoci sopra.
Lidia Ravera è nata a Torino. Giornalista, sceneggiatrice e scrittrice, ha pubblicato trenta opere di narrativa tra cui “Porci con le ali” (Bompiani 1976), “Sorelle” (Rizzoli 1994), “L’eterna ragazza” (Rizzoli 2006), “La guerra dei figli” (Garzanti 2009) e “A Stromboli” (Laterza 2010). Gli ultimi romanzi “Piangi pure”, “Gli scaduti”, “Il terzo tempo”, “Avanti, parla” sono nel catalogo Bompiani. Ha lavorato per il cinema, il teatro e la televisione.
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