Nel tentativo di far fronte alla bassa natalità che da anni lo assilla, il Giappone si gioca la carta del bonus nozze. Il piano previsto dal neo premier Yoshihide Suga vede infatti l’introduzione di un bonus fino a 600mila yen (circa 4.850 euro) da destinare ai futuri sposi. Ma per ottenere le agevolazioni questi dovranno avere un’età inferiore ai 40 anni e un reddito che non superi i 5,4 milioni di yen.
Il Paese delle nozze tardive
Da una indagine dell’Istituto Nazionale della popolazione, risulta che il 29% degli uomini single fra 25 e i 34 anni e il 18% delle donne considera la mancanza di fondi per la cerimonia come uno dei principali impedimenti per “convolare”.
Ci si sposa meno e ci sposa tardi perché persino nel Paese tradizionalista per eccellenza la pressione sociale sul matrimonio è diminuita. Mentre aumentano i problemi legati alla precarietà sul lavoro. Secondo l’istituto Nazionale della popolazione, infatti, il numero delle persone che decideranno di non sposarsi fino ai 50 anni aumenterà sino a riguardare – nel 2035 – il 29% degli uomini e il 19% delle donne.
La trasformazione demografica degli ultimi decenni
Alla fine, la trasformazione demografica (ossia il passaggio da una popolazione che ha tassi di natalità e mortalità elevati ad una popolazione con tassi di natalità e mortalità bassi) ha messo in crisi la terza economia mondiale. La ridotta natalità, unita alla lunga aspettativa di vita, ha portato ad un rapido invecchiamento della popolazione giapponese. Il tasso di fertilità delle donne giapponesi è di appena l’1.36. È inferiore alla soglia minima di 2.07, considerata necessaria a garantire il ricambio generazionale.
I dati del Governo: gli over 65 sono il 28,7% della popolazione
I dati del Ministero della Sanità, del Lavoro e del Welfare mostrano che il numero di centenari ha superato per la prima volta le 70.000 unità. Un aumento di circa 23 volte rispetto al 1989. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Ricerca Demografica i minori di 15 anni costituiscono il 12% degli abitanti. Netto è il contrasto con la fascia di età degli over 65, che rappresenta il 28,7% del totale. Entro il 2040 si prevede un inasprimento della situazione. Allora, infatti, la generazione del boom demografico degli anni Settanta andrà in pensione e la percentuale di anziani con più di 65 anni raggiungerà il 35,3%. Dunque, la decisione di puntare sulla natalità per combattere l’invecchiamento demografico è una scelta quasi obbligata.
Un’economia fragile
L’attuale situazione demografica, se non gestita, comporterà alti costi per il Paese. Il prodotto interno lordo potrebbe subire un’erosione del 25% nell’arco dei prossimi quarant’anni. Invecchiamento e calo demografico hanno spinto il Governo nel 2019 ad aprire le porte all’immigrazione. Per la prima volta ha previsto l’assunzione di 350.000 lavoratori stranieri. Contemporaneamente si cerca di promuovere una più ampia partecipazione delle donne nel settore lavorativo.
Misure lavorative extra per gli over
Ma il nuovo Governo propone anche un piano di misure extra per gli over 65. Tra queste, incentivi per coloro che assumano dipendenti fino al compimento dei 70 anni e sgravi alle aziende che forniranno supporto ai dipendenti in pensione per trovare nuovi posti di lavoro o avviare proprie aziende. Il problema economico legato all’invecchiamento della popolazione dunque si fa sempre più pressante.
Nel frattempo, come ogni anno, il terzo lunedì di settembre, si celebra il Keiro no hi, il giorno del rispetto per gli anziani. Perché essere anziano è, prima di tutto, un valore.
© Riproduzione riservata