Le aree montane rappresentano oltre un terzo del nostro territorio nazionale, esattamente il 35,2%. Si tratta di realtà dalle caratteristiche particolari, che talvolta soffrono di una certa disomogeneità nella programmazione e gestione dei servizi. Da quelli scolastici a quelli assistenziali, la loro carenza (o inadeguatezza) finisce per incidere certamente sulla qualità della vita e disincentiva ad abitare in queste aree.
Organizzare la presenza di strutture, risorse e personale è più difficile qui, sia per la conformazione territoriale che per la minore densità abitativa. Chi ne risente? Ovviamente, le generazioni che si trovano ai due estremi: i giovanissimi e gli anziani (in particolare quelli con problemi assistenziali di un certo rilievo).
Una rete di assistenti familiari al servizio degli anziani
Ora però sembra profilarsi, almeno nelle aree montane piemontesi, un aiuto concreto per affrontare un compito complesso: venire incontro al mantenimento a domicilio delle persone con ridotta autonomia. È questo l’obiettivo del progetto A.F.R.I.mont (Assistenza Familiare reti territoriali), cercare ovvero di assistere nel proprio ambiente familiare chi ha bisogno.
L’iniziativa della Regione Piemonte è finanziata grazie al Fondo Sociale Europeo 2014-2020. Mira a sviluppare dei servizi integrati nell’area dell’assistenza familiare mediante reti territoriali. Abbraccia un territorio molto vasto: da Pinerolo alla Val Peccile, Val Sangone, Val Chisone, Val di Susa, Val Germanasca fino alla Val Cenischia. È proprio qui, in questi territori che spesso si ritrovano isolati a causa della loro conformazione fisica, che si vuole puntare a creare una rete di assistenza domiciliare alle persone anziane.
Mentre non si arresta lo spopolamento – i giovani sono sempre più attratti dai centri urbani che offrono loro maggiori possibilità – quelli che restano saldamente ancorati al territorio sono proprio i senior. Persone che, spesso, si ritrovano prive di assistenza e rischiano di chiudersi nella solitudine. Ecco perché risulta, quanto mai cruciale, valorizzare le reti esistenti di solidarietà che, seppur sviluppate, soffrono sovente di grande dispersione.
La risposta del territorio per intercettare i bisogni degli anziani
«Vogliamo ridurre lo spopolamento, fornendo alla popolazione locale un’assistenza qualificata», ha spiegato Antonella Ferrero, coordinatrice del progetto e responsabile dell’Ufficio Pari Opportunità e Contrasto alle Discriminazioni della Città metropolitana di Torino. «Per farlo abbiamo messo in dialogo i problemi con le risorse e le domande con le offerte, fornendo dei percorsi di formazione al lavoro di cura».
L’idea di formare assistenti familiari ha in sé diversi vantaggi. Interrompe innanzitutto la logica dell’improvvisazione nell’assistenza alle persone anziane e disabili. Valorizza, poi, la formazione e restituisce a questi lavori la giusta importanza.
I numeri del progetto e lo stato dei lavori
La rete di A.F.R.I.mont è formata da 34 partner e ha già consentito l’impiego di 250 assistenti familiari coinvolte fornendo un servizio ai bisogni delle famiglie piemontesi. Adesso ha preso avvio la seconda fase di accompagnamento e sostegno alle famiglie che scelgono di assumere un’assistente familiare inserita nel progetto.
Per farlo è necessario compilare una domanda di adesione, che deve essere poi consegnata, debitamente compilata e firmata, in uno dei punti di raccolta. C’è tempo fino a novembre 2021 e la partecipazione è gratuita. Maggiori informazioni si possono trovare qui.
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