È uno dei dati emersi nel corso della presentazione del Rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà “Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza”. Solo lo 0,7% del PIL destinato all’assistenza a lungo termine dei non autosufficienti e l’1,8% ai disabili.
Per anziani e disabili, il 2,5% del PIL. È quanto destina l’Italia, a fronte della media del 3,5% dei paesi Ocse più sviluppati, del 4,5% della Germania, il 4,3% di Gran Bretagna e il 4,1% della Francia. È questo il dato più significativo emerso dalla presentazione del Rapporto “Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza” realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con Cesc – Università degli studi di Bergamo, Crisp – Università degli studi di Milano, Politecnico di Milano e Università degli studi di Parma e con la partecipazione di Fondazione Don Gnocchi e Fondazione Sacra Famiglia.
Fra 20 anni, in Italia 2 milioni di over 90
Presentato lo scorso 24 novembre a Roma, il Rapporto conferma che il nostro Paese è fra i più anziani d’Europa e non solo. Con 13,8 milioni di senior, infatti, l’Italia è infatti il Paese con uno dei livelli più elevati al mondo di popolazione con oltre 65 anni: circa il 23% rispetto al 20% nell’Unione Europea. Una quota che è destinata a salire in futuro visto il progressivo invecchiamento della popolazione, ma anche gli effetti del Covid-19. Il 2020 – ricorda il rapporto – è stato infatti caratterizzato dal numero minimo di nuove nascite – 404.000 a fronte di un numero di morti pari a 746.000 – e questo si trasforma in un saldo negativo nel solo anno di -342.000. “Il Covid da questo punto di vista – si evidenzia -, ovvero per l’impatto sulla popolazione, è paragonabile a una vera e propria guerra”.
Se oggi in Italia ci sono circa 800.000 over 90, nel giro di venti anni questo numero raggiungerà circa 2.000.000 di persone e aumenterà ulteriormente nei decenni successivi. I disabili con gravi limitazioni nelle attività abituali sono invece circa 3 milioni e 100 mila, il 5,2% della popolazione.
Solo lo 0,7% del PIL all’assistenza a lungo termine dei non autosufficienti
Fasce significative di popolazione dunque, ma per le quali si continua a spendere poco e meno degli altri paesi europei. Lo dimostrano innanzitutto i dati raccolti dalla Fondazione per la sussidiarietà per la spesa destinata al “long term care”. Ovvero, l’assistenza a lungo termine delle persone fragili e non autosufficienti. In Italia la cifra destinata a questa spesa si aggira intorno allo “zero”: precisamente lo 0,7% del PIL. La metà rispetto ai paesi Ocse (1,5%), e molto inferiore di quella della Francia (2,4%), della Gran Bretagna (2,4%) e della Germania (2,2%).
A sostegno dei disabili, in particolare, è destinato l’1,8% del Prodotto Interno Lordo italiano, contro la media del 2 % nell’Ocse. In questo caso, però, in linea con Francia (1,7%) e Gran Bretagna (1,9%), ma ancora lontani dalla Germania (2,3%).
La metà dei posti letto è offerta dal Terzo Settore
È il Terzo Settore il pilastro del settore dell’assistenza ad anziani e disabili. Circa la metà dei posti letto a loro dedicati (49%) è offerta da strutture no profit. Una percentuale che dieci anni fa era del 42%. In crescita anche l’apporto del settore privato, pari al 26%, mentre la presenza pubblica scende dal 30 al 25%.
La proposta: un Servizio sanitario integrato con un unico canale di accesso
Alla luce di questi numeri, la Fondazione per la Sussidiarietà propone di istituire un Servizio nazionale integrato per la non autosufficienza. Questo per superare l’attuale frammentazione degli interventi con un fondo nazionale e un unico canale di accesso. Ripensando il rapporto “Privato – Terzo Settore – Pubblico” in una logica che, più che sull’origine degli interventi, si concentri sulla qualità dei servizi offerti.
“La pandemia ha acuito i problemi nell’assistenza ad anziani e disabili presenti da tempo”, osserva Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. “L’articolazione territoriale dei servizi assistenziali e sanitari va riformata perché i bisogni aumentano e si differenziano e le possibilità di cura si ampliano. Monitorare la qualità dei servizi significa assicurare quel welfare universalistico, frutto di battaglie e sacrifici per una società più equa e sussidiaria”.
“Occorre rafforzare l’assistenza domiciliare – scrive nella prefazione del Rapporto -, ma allo stesso tempo serve anche che le RSA siano luoghi umani, non di isolamento sociale. Occorrono strutture a bassa intensità di cura, ma anche ad alta intensità. Serve mettere in rete tutto questo senza sottovalutare il ruolo fondamentale dei medici di base. In una parola, va superata una certa tendenza alla frammentazione e alla standardizzazione per poter garantire una pluralità di risposte organiche”.
Per il governo, il PNRR è l’occasione per investire su prossimità e assistenza domiciliare
All’evento di presentazione del Rapporto ha partecipato anche Andrea Costa, Sottosegretario di Stato alla Salute, che ha annunciato da parte della Conferenza Stato-Regioni un incremento di 20 milioni del ‘Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare’. “Molti però sono i passi ancora da compiere”, ha aggiunto il Sottosegretario. “Il Pnrr sarà l’occasione, che non possiamo perdere, per investire sulla prossimità e sull’assistenza domiciliare. Sarà necessario rafforzare i servizi sociali territoriali, promuovendo una collaborazione sinergica, un’integrazione strutturata, tra associazioni del terzo settore e il Servizio Sanitario Nazionale. Va consolidata questa rete di solidarietà che conosce le problematiche dei diversi territori e sa come intervenire efficacemente per rispondere ai bisogni della popolazione fragile”.
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