Negli Stati Uniti sempre più cittadini cominciano a chiedersi se valga davvero la pena restare al lavoro fino ad un’età avanzata e vagliano l’ipotesi di “full retirement”
Negli anni antecedenti alla pandemia, il 54,6% degli americani riteneva probabile lavorare a tempo pieno oltre i 62 anni. Oggi, invece, secondo un’analisi della Federal Reserve Bank di New York, sono il 45,8%.
“Full retirement”: un cambio di mentalità
Il dato interessante è che questo cambio di mentalità sta avvenendo in tutte le fasce di età dei lavoratori, a prescindere dal livello di istruzione e dal reddito. Anzi, paradossalmente sono proprio le persone con un medio-basso titolo di studio e con meno di 60 mila euro annui di stipendio a ritenere improbabile la possibilità di lavorare ancora per molti anni. Una percezione più diffusa fra le donne rispetto agli uomini.
Aspettative in contrasto con l’invecchiamento della popolazione
I numeri sono anche in contrasto con il crescente invecchiamento della popolazione, e quindi anche della forza lavoro nel mercato attuale. Secondo un rapporto del Pew Research Center, la percentuale di americani che lavorano ancora dopo i 65 anni è quasi raddoppiata negli ultimi 35 anni. Una situazione che, con la pandemia, ha visto tornare al lavoro anche chi aveva già una pensione.
Questo cambiamento di aspettativa per il pensionamento riguarda anche chi si aspetta di lavorare a tempo pieno oltre i 67 anni, con una diminuzione delle probabilità del 2,9%. Negli Stati Uniti, infatti, l’età per la pensione è di 66/67 anni, anche se si può usufruire di trattamenti pensionistici a partire dai 62 anni, purché siano stati maturati almeno dieci anni di contributi.
Le ragioni
Le ragioni di una mutata aspettativa lavorativa non sono chiare. Secondo la ricerca, proprio la pandemia potrebbe essere stata un fattore scatenante che ha rivelato una maggiore incertezza nel futuro e la voglia di godersi del tempo di qualità oltre al lavoro, senza andare troppo avanti con l’età, indipendentemente dal guadagno percepito in termini economici.
Pensionati in anticipo
Un rapporto del Transamerica Center for Retirement Studies del 2023, dice che il 56% dei lavoratori sta già andando in pensione prima del previsto. Ma si tratterebbe di necessità e non di ottimismo, perché i soggetti del campione hanno citato, fra le cause del proprio pensionamento anticipato, problemi di salute e disabilità.
Intenzioni a parte, bisognerà poi capire se chi oggi afferma di non voler lavorare oltre i 62 anni a tempo pieno potrà poi effettivamente realizzare il proposito e, su larga scala, quali possano poi essere le conseguenze sul welfare pubblico.
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