Il costo della vita sale, il potere di acquisto delle pensioni langue, la rivalutazione delle stesse è quasi immobile mentre la tassazione è alle stelle. L’assistenza sanitaria è prossima al collasso e la politica dei tagli alla sanità rende sempre più difficile la quotidianità di chi deve far i conti con malattie e disabilità. Le richieste avanzate dai sindacati – di tutela dei redditi da pensione e di sostegno ad una sanità pubblica e universale – rimaste finora inascoltate, non hanno fatto che accrescere la sensazione che i pensionati siano invisibili agli occhi dei governanti, nonostante essi rappresentino un terzo degli elettori, per di più in un Paese in costante invecchiamento.
Ed è per accendere i riflettori sulle problematiche che riguardano 16 milioni di persone, che Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil hanno indetto per oggi una mobilitazione a carattere nazionale. L’area di Circo Massimo, a Roma, verrà invasa pacificamente da migliaia di pensionati, scesi in campo per richiamare l’attenzione del Governo su di una serie di richieste che vanno dal ripristino di un sistema di rivalutazione delle pensioni all’allargamento della platea dei beneficiari della 14esima, dalla riduzione delle tasse ai pensionati alla lotta all’evasione fiscale.
Altre richieste riguardano il campo sanitario: adeguati finanziamenti per la sanità e, soprattutto, una legge quadro nazionale per la non autosufficienza che definisca e finanzi i livelli essenziali di prestazioni in tutte le Regioni. Un problema, quello della non autosufficienza, che riguarda 3 milioni di persone, soprattutto anziane.
Il numero di senior non autosufficienti e bisognosi di cure, infatti, è in costante crescita, mentre diminuiscono i caregiver; allo stesso tempo, la crisi economica fa sì che siano sempre meno le famiglie italiane a potersi permettere una badante. È questo l’attuale spaccato della nostra società, a cui si va ad aggiungere anche un altro importante fattore: gli anziani del futuro avranno pensioni più basse e questo inciderà sul mercato privato della cura. Ne avevamo già parlato, trattando della necessità di una legge nazionale che affrontasse e regolamentasse il tema del caregiving.
Il recente Rapporto Censis La Silver economy e le sue conseguenze, ha infatti evidenziato il nervo scoperto del nostro sistema, che vede circa 2,8 milioni di anziani non autosufficienti. È una situazione che, nella fascia over 80, interessa il 40% della popolazione senior ed il cui peso, in termini di “elevati fabbisogni assistenziali”, cade quasi interamente sulle spalle delle famiglie. Queste ultime, con o senza l’ausilio di badanti, sborsano annualmente all’incirca 9 miliardi di euro per far fronte a tale situazione.
Nel nostro Paese sono circa 7,3 milioni le persone (per l’85% donne) che si assumono ogni giorno il carico emotivo, la responsabilità, lo stress e l’ansia di curare un familiare inabile. Si tratta di persone senza tutele, che spesso e volentieri si ammalano a causa della pressione legata alle loro mansioni. Fanno fronte ad un lavoro che, per la rilevanza che ha e il risparmio non indifferente per lo Stato, ha bisogno di un riconoscimento dal punto di vista previdenziale, sanitario e assicurativo.
Inoltre non si può fare a meno di prendere atto che le donne, come già ricordato, eternamente solido pilastro nel ruolo di caregiver, sono oggi sempre più impegnate nel mondo del lavoro (il tasso di occupazione in Italia oscilla tra il 45 e il 48%, anche se è ben inferiore alle media europea che supera il 60%) e questo porta ad inevitabili ripercussioni sul loro ruolo assistenziale. Inoltre, se i dati di occupazione dovessero salire per adeguarsi agli altri Paesi dell’Ue, il lavoro di cura in ambito familiare subirebbe un altro drastico ridimensionamento.
Ma come si esce da questa situazione? Come si può rispondere alla domanda di assistenza di lunga durata, che fino ad oggi è stata appannaggio dell’ambito familiare? Bisogna trovare delle soluzioni, e farlo anche prima possibile. Ogni persona non autosufficiente infatti implica un flusso di risorse in uscita. Ed una famiglia che prende in carico un congiunto non autonomo deve affrontare una spesa sanitaria privata pari a più del doppio rispetto alle altre famiglie italiane.
Allo stato attuale la risposta è affidata agli 11 articoli del DDL 1461 in materia di caregiver familiari, depositato di recente in Senato, e al Piano nazionale per la Non Autosufficienza 2019/2021, recentemente presentato dal Ministero del Lavoro e le Politiche sociali alla Rete della protezione e dell’inclusione sociale.
Ma c’è anche un altro aspetto che deve far riflettere: le conseguenze della precarizzazione del mercato del lavoro e la ridotta prospettiva, per i più giovani, di ricevere una pensione adeguata alla fine della loro carriera lavorativa. Se già oggi le famiglie italiane, messe a dura prova dalla crisi, sono in difficoltà nel sostenere i costi per l’assistenza di un proprio caro non autosufficiente, vogliamo immaginare cosa accadrà se si dovessero avverare le stime secondo le quali, nel 2040, i non autosufficienti saranno 4,6 milioni?
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