L’accesso alla pensione anticipata non è un’opzione da donna. Questo è quanto emerge da uno studio condotto dall’Ufficio Politiche previdenziali della Cgil nazionale.
Nel 2024, appena 3.760 donne potranno smettere di lavorare – in anticipo rispetto ai 67 anni – tra Ape sociale, Quota 103 e Opzione Donna. Per tutte le altre restano dunque vigenti i criteri legati alla Legge Fornero. È quanto emerge nello studio condotto dall’Ufficio Politiche previdenziali delle Cgil, in cui si prendono in esame – una ad auna – le misure in campo per accedere, secondo criteri di legge, alla pensione anticipata.
La questione di Quota 103
Dall’indagine su “Quota 103” viene chiarito come sia prerogativa pressoché unicamente maschile poiché coloro che perfezionano 41 anni di contributi e 62 anni di età nel 2024, hanno già perfezionato i requisiti di Opzione Donna al 2021 – il che vale a dire almeno 35 anni di contribuzione e 58 di età. Quindi, nessuna donna accederà con la nuova “quota 103” che prevede un ricalcolo contributivo come Opzione Donna, a cui si somma la non cumulabilità coi redditi da lavoro e un tetto massimo al pagamento della pensione fino a 4 volte il trattamento minimo.
I requisiti di Opzione Donna 2024
Per quanto riguarda Opzione Donna 2024, lo studio Cgil sottolinea come possa riguardare appena 250 donne. Nonostante, infatti, l’ipotesi di riportare la misura ai requisiti previgenti, il 2023 si è chiuso con paletti piuttosto rigidi di accesso a questa misura per la quale sono necessari 35 anni di contribuzione e 61 anni compiuti (non più 60 come nell’anno passato).
I 61 anni sono un requisito di partenza, poi se la donna ha un figlio potrà andare un anno prima. Se i figli sono due o più, la lavoratrice potrà optare per la fine del lavoro a 59 anni. Ma il problema è che la lavoratrice in questione non deve avere solo uno dei requisiti sopra elencati quanto essere anche caregiver di parente con almeno un 74% di invalidità o avere lei stessa una invalidità del 74%. Ma la terza condizione è che sia stata licenziata da un’azienda che abbia un tavolo di crisi attivo: tutte prerogative che chiaramente restringono fortemente il raggio di azione di tale misura.
I pochi accessi all’Ape Sociale
Dal canto dell’Ape Sociale, il bilancio non sarebbe affatto migliore. In questo caso, il requisito anagrafico di accesso è di 63 anni e 5 mesi (non più 63) e inciderà, come evidenziano dalla Cgil, soprattutto sulle lavoratrici donna. Sono 3.510 coloro che potranno veder garantito questo strumento in rapporto alle 9mile che complessivamente hanno fatto domanda.
Politiche pensionistiche, dunque, che negli anni hanno scoraggiato molte donne ad andare in pensione. Il risultato? Una forte contrazione delle pensioni anticipate liquidate che passano da 107.520 nel 2022 a 29.556, secondo stime Cgil. Un calo significativo che, nella forbice tra il 2022 e il 2026, toccherà quota 72,5%.
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