Molti sognano una pensione al caldo e a basso costo, ma uno studio dell’American Psychological Association avverte che la vita dei pensionati all’estero ha dei lati oscuri e può nascondere una forte solitudine
Il fenomeno dei pensionati all’estero interessa molti italiani. Tra le mete del buen retiro Malta, Cipro, Portogallo, Spagna. Paesi caldi, economicamente più vantaggiosi rappresentano un ideale paradiso. Tuttavia, messo da parte l’entusiasmo iniziale, i pensionati che si trasferiscono all’estero incontrano difficoltà nell’adattarsi. La lontananza da familiari e amici, unita alla complessità di creare nuove relazioni nel paese di destinazione, rappresentano infatti una sfida significativa.
Pensionati all’estero: un sogno con un lato oscuro
Uno studio olandese rivela che chi sceglie i paradisi fiscali per pensionati sperimenta una maggiore solitudine rispetto a chi rimane nel proprio paese d’origine. L’idea di trascorrere la pensione in un paese straniero possa sembrare allettante, attratti da una migliore qualità della vita, un costo inferiore o il desiderio di un clima mite tutto l’anno. Ma c’è un risvolto della medaglia. Affrontare un nuovo sistema burocratico, imparare una lingua diversa e ricostruire una rete sociale da zero può rivelarsi un’esperienza stressante.
Tra sogno e realtà, il rischio della solitudine dei pensionati all’estero
Queste difficoltà possono avere un impatto negativo sul benessere psicofisico dei pensionati all’estero.Le persone anziane, infatti, sono particolarmente vulnerabili alla solitudine e all’isolamento sociale, fattori che aumentano il rischio di depressione, malattie cardiache e declino cognitivo. “Trasferirsi nei paradisi fiscali per pensionati può sembrare entusiasmante”, afferma Esma Betül Savaş, prima autrice dello studio. “Ma è essenziale valutare attentamente le conseguenze”. “Sui social si vedono molti europei prendere il sole in Spagna, pensionati americani in Messico e pensionati giapponesi in Malesia. “Sebbene si dichiarino felici, potrebbero comunque affrontare difficoltà nell’adattarsi a un nuovo paese”.
L’importanza di una rete sociale
La ricerca, del Netherlands Interdisciplinary Demographic Institute, pubblicata su “Psychology and Aging”, analizza due forme di solitudine dei pensionati all’estero. Quella sociale, dovuta alla mancanza di una rete di supporto o di un senso di comunità. E quella emotiva, derivante dall’assenza di legami affettivi profondi, come un partner fisso. Lo studio ha coinvolto circa 5.000 olandesi over 65, trasferitisi all’estero dopo i 50 anni, e 1.300 pensionati rimasti nei Paesi Bassi. Le destinazioni più comuni sono Francia, Spagna e Thailandia. I risultati indicano che i pensionati emigrati sono più inclini alla solitudine sociale, ma non a quella emotiva.
Non recidere i legami d’origine
Le persone anziane che si trasferiscono all’estero rischiano di sentirsi sole per due motivi: perché appunto anziane e perché si sono trasferite. Nonostante il luogo comune che vivere da pensionati all’estero sia un ‘paradiso’, molti si sentono soli. In particolare, i pensionati che avevano perso i contatti con i loro figli e i vecchi amici nei Paesi Bassi erano i più soli emotivamente. Anche se, avendo nuove relazioni, non soffrivano di solitudine sociale. Il suggerimento dei ricercatori è di rimanere in contatto con amici e familiari di lunga data. Anche se si stringono nuovi legami nel nuovo paese. La solitudine infatti varia molto, a seconda di quanto mantengono i contatti con gli amici e la famiglia d’origine e di quanto riescono a fare nuove amicizie nel paese di adozione.
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