La pandemia ha messo a dura prova la tenuta dei musei e delle strutture che ospitano Arte. Dalla scorsa estate, però, c’è stata una netta ripartenza: sono aumentate le visite culturali e una boccata d’ossigeno è arrivata dai fondi del PNRR.
Secondo le stime del Fondo ambientale italiano, il nostro Paese detiene il primato mondiale per ricchezza culturale e ambientale, con 58 siti che rientrano nella lista Unesco dei patrimoni mondiali dell’umanità, contro i 56 della Cina e i 50 della Germania, al secondo e al terzo posto. L’Italia possiede un inestimabile ricchezza distribuita su tutto il territorio nazionale e può contare su una rete di oltre 4 mila musei, 600 aree archeologiche, 85 mila chiese soggette a tutela e 40 mila dimore storiche. Il valore in termini economici si aggira intorno ai 990 miliardi di euro, e solo le opere d’arte classificate come beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi valgono 174 miliardi di euro, una cifra pari al 10,4% del nostro Pil. Eppure la percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura è sempre agli ultimi posti nella media europea, e spesso guidata dalla logica delle emergenze.
Nel 2020 la Corte dei Conti aveva istituito un’indagine sul Fondo per la tutela del patrimonio culturale, istituito dalla Legge di Stabilità del 2015, con una dotazione iniziale di 100 milioni di euro annui dal 2016 al 2020: l’obiettivo era la manutenzione e conservazione del patrimonio culturale del Paese. Le criticità individuate riguardavano proprio l’orientamento degli interventi in termini di emergenzialità e con carattere d’urgenza, oltre alla scarsità di risorse disponibili e ai ritardi negli stanziamenti.
La pandemia ha poi ulteriormente peggiorato la situazione, per la sua ricaduta negativa sul patrimonio artistico, dovuta all’impossibilità di effettuare le visite in presenza durante i periodi di lockdown, e causando di conseguenza un’ulteriore riduzione dei fondi a disposizione, oltre che una perdita di posti di lavoro pari a 55 mila, il 6,7%, oltre il triplo rispetto al calo dell’occupazione totale, che è stato del 2,4%.
La scorsa estate ha però segnato una ripartenza dei consumi culturali, che con una spesa media di 125 euro pro capite si sono riavvicinati ai livelli del 2019: secondo i dati dell’indagine dell’Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, realizzata in collaborazione con Swg, la frequentazione di mostre, musei e siti archeologici è cresciuta del 14%, quella del cinema del 13%, del teatro del 5% e degli eventi dal vivo, in particolare all’aperto, del 7%.
A oggi l’ossigeno dovrebbe arrivare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, che include una missione dedicata a turismo e cultura, per un investimento di 6,7 miliardi di euro. Ma questi interventi di natura straordinaria devono essere sostenuti da azioni locali mirate, perché anche nei bilanci dei Comuni ci sono due voci di spesa legati a “valorizzazione dei beni di interesse storico” e “attività culturali e interventi diversi nel settore culturale”.
A livello locale, la spesa media pro capite è di 28,21 euro (dati 2020), con picchi di 108,40 euro per i comuni della provincia autonoma di Bolzano, seguiti da quelli della Sardegna (85,50 euro) e della Valle d’Aosta (71,60 euro). Gli enti locali che riportano le spese più basse sono quelli del Piemonte (16,18 euro), del Molise (15,82 euro) e della Liguria (14,23 euro).
Interventi e investimenti previsti dal Pnrr
Le misure previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel campo dei beni culturali riguardano il sostegno al patrimonio per la prossima generazione, la rigenerazione di piccoli siti culturali, religiosi e rurali, e l’industria culturale e creativa 4.0.
Il primo intervento, per un investimento complessivo di 1,1 miliardi di euro, prevede la creazione di un sistema di digitalizzazione della cultura, per favorirne la fruizione e lo sviluppo di nuovi servizi di settore attraverso la creazione di piattaforme e strategie di accesso alla cultura (500 milioni di euro), la rimozione delle barriere fisiche e cognitive nei musei, nelle biblioteche e negli archivi per consentire un più ampio accesso (300 milioni di euro), e il miglioramento dell’efficienza energetica in cinema, teatri e musei (300 milioni di euro).
Il secondo intervento, da 2,72 miliardi di euro, guarda a quei luoghi che restano tagliati fuori dai tradizionali flussi turistici, nonostante il loro valore artistico e culturale. Mille e venti milioni vengono dunque stanziati per l’attrattività dei borghi, attraverso un programma di sostegno allo sviluppo economico e sociale delle zone svantaggiate; 600 milioni sono invece riservati alla tutela e alla valorizzazione dell’architettura rurale, attraverso la promozione delle pratiche agricole tradizionali, e delle attività che possano favorire un turismo sostenibile. Ai parchi e giardini storici vengono destinati 300 milioni di euro, per attrezzarli, renderli più fruibili, sostenendo le amministrazioni locali nella loro gestione. Per i luoghi di culto si guarda alla sicurezza sismica, al restauro del patrimonio del Fondo Edifici di Culto e alla creazione di luoghi sicuri nei quali custodire i beni artistici in caso di calamità; per questi interventi sono stanziati 800 milioni.
Il terzo intervento prevede investimenti nel settore cinematografico e audiovisivo, con il rilancio di Cinecittà, oltre al supporto agli operatori dell’industria culturale e creativa, per un investimento complessivo di 0,46 miliardi di euro.
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