Dopo il primo Natale in zona rossa, ci attende ora una Pasqua blindata. Di fronte all’impennata dei contagi e al rischio di saturazione delle rianimazioni, a partire da lunedì 15 mutano i colori delle Regioni, mentre per le festività pasquali è prevista una stretta su tutta l’Italia.
«Per la sesta settimana consecutiva si riporta un peggioramento nel livello generale del rischio epidemico in Italia – ha detto Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), durante la conferenza stampa della Cabina di Regia -. L’Rt medio è in aumento. Il che porta inevitabilmente anche nei prossimi giorni ad un aumento del numero dei casi. L’andamento osservato vede in molte Regioni superare la soglia dei 250 casi per 100.000 abitanti in 7 giorni e probabilmente lo stesso livello nazionale potrebbe in questi giorni superare questa soglia. Le persone ricoverate in terapia intensiva sono in forte aumento e anche il tasso di occupazione delle terapie intensive ha superato il 30%. È importante intervenire in maniera decisa per poter contrastare questa circolazione del virus e riportare tutti i parametri a livelli di maggior controllabilità».
Le parole del presidente dell’ISS, mentre commenta gli ultimi dati disponibili sulla situazione genarale nel nostro Paese, suonano come un monito, snocciolano cifre, numeri, percentuali, curve, picchi, ricoveri, varianti.
I casi aumentano troppo velocemente: i dati regionali
A livello nazionale c’è stata un’importante accelerazione nell’incidenza dei casi. È quanto emerge dal monitoraggio settimanale che va dal 1° al 7 marzo. Si è passati dai 194,87 casi per 100.000 abitanti del periodo 22-28 febbraio ai 225,64. Pertanto, i dati della settimana in corso sfonderanno di sicuro il tetto dei 250 ogni 100.000.
Sono 10 le Regioni che, contro le 6 della settimana precedente, hanno un livello di rischio elevato. Altre 10 fra Regioni e Province Autonome presentano un rischio moderato: di queste ben 4 hanno un’elevata probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane. Solo la Sardegna sembra presentare un rischio basso. Per quanto riguarda l’ormai famigerato Rt, 16 Regioni e Province Autonome lo hanno maggiore di 1. Tra queste, ben 8 – Campania, Basilicata, Lazio, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Veneto – hanno un Rt superiore a 1,25.
Cosa succede dal 15 marzo: chi passa in area rossa e chi in arancione
Viste le considerazioni della “Cabina di Regia”, a partire da lunedì passano in zona rossa l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, il Lazio, la Lombardia, le Marche, il Piemonte, la Puglia, il Veneto e la Provincia Autonoma di Trento. L’ordinanza, firmata dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, le aggiunge così a Campania e Molise che continuano invece a restare rosse.
Sempre da lunedì 15 marzo niente più zone gialle. Le altre Regioni, infatti, si tingeranno di arancione per effetto del decreto legge appena approvato. Al momento resta l’incognita Basilicata, i cui dati sono in via di valutazione, mentre l’unica a restare bianca è la Sardegna.
A mali estremi, estremi rimedi: secondo il nuovo decreto, da lunedì 15 marzo e fino al 6 aprile, le Regioni che avranno un numero settimanale di casi superiore a 250 ogni 100.000 abitanti passeranno in modo automatico in zona rossa. «Dobbiamo contenere e vaccinare… – ha detto Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute -. Vaccinare il più possibile in questo momento vuol dire raggiungere degli obiettivi in tempi più brevi».
Cosa succede nelle Regioni che diventano arancioni e rosse
Dal 15 marzo al 2 aprile 2021 e nella giornata del 6 aprile 2021, nelle Regioni in cui si applicano le misure per le zone arancioni, ci si può spostare – una volta al giorno, fra le 5.00 e le 22.00 (il coprifuoco resta invariato) – nello stesso Comune verso una sola abitazione privata abitata e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di 14 anni su cui si eserciti la responsabilità genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi. Resta ovviamente sempre permesso spostarsi per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità.
Bar e ristoranti restano chiusi al pubblico, ma possono lavorare con i servizi di asporto e consegna a domicilio. I negozi restano aperti. Ci si può spostare nel proprio Comune per fare una passeggiata o fare sport, senza restare nei pressi della propria abitazione.
Diversa la situazione nelle Regioni rosse. Gli spostamenti sono vietati salvo per comprovate motivazioni di necessità, lavoro, salute, emergenza. Permesso ovviamente lo spostamento per rientrare nella propria residenza, abitazione o domicilio. Viste le misure assai più restrittive, i negozi restano chiusi: fanno eccezione alimentari, tabaccai, edicole, farmacie, etc. Insomma, restano aperte solo le attività di prima necessità. Anche bar e ristoranti restano chiusi. Ai primi è però concesso solo l’asporto sino alle 18.00, mentre ai secondi il servizio a domicilio senza limiti di orario e asporto sino alle 22.00. Sono sospese le attività in presenza nei nidi e nelle scuole di ogni ordine e grado. È prevista l’attuazione della Didattica a Distanza.
Sono previste multe elevatissime per chi viola le regole, da 400 a 3.000 euro. È contemplata anche la chiusura da 5 a 30 giorni per tutti quegli esercizi o attività che non rispettano le norme e restano aperti.
Ci aspetta un Pasqua in rosso
Dopo il primo Natale in zona rossa, ci attende ora una Pasqua blindata sull’intero territorio nazionale. Di fronte all’impennata dei contagi e al rischio di saturazione delle rianimazioni, nei giorni di Pasqua e Pasquetta e nel sabato precedente – 3, 4 e 5 aprile – tutta l’Italia verrà “retrocessa” in zona rossa. Tutta eccetto le zone bianche: al momento solo la Sardegna.
In quei tre giorni sarà comunque possibile, nello proprio Comune, spostarsi verso una sola abitazione privata abitata, una volta al giorno, fra le 5.00 e le 22.00, al massimo in due persone rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di 14 anni su cui si eserciti la responsabilità genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi.
Congedi parentali, bonus baby sitter e smart working
Nel decreto si prevede uno stanziamento di 290 milioni di euro per i congedi parentali che coprirebbero a partire dal 1° gennaio. Si tratta quindi di congedi anche retroattivi. Lla retribuzione però non sarà uguale per tutti: al 50% per chi ha figli minori di 14 anni; non saranno retribuiti invece dai 14 ai 16 anni.
In alternativa al congedo è previsto il bonus baby sitter: fino a 100 euro a settimana destinati a lavoratori autonomi, sanitari e forze dell’ordine. Inoltre, per i genitori con figli fino ai 16 anni è ribadito il diritto allo smartworking.
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