L’ultimo libro del pensatore francese, da poco tradotto, affronta il continuo aumento di anni di vita attiva per i senior. Con un’esortazione: trascorrerli con coraggio e con l’ottimismo della consapevolezza di avere ancora molto da offrire e da sperimentare.
Gli archeologi ancora oggi non sono unanimi. In molti affermano che, in Egitto, Grecia e Roma, la vita media fosse intorno ai 25 anni. Che nel Cinquecento si raggiunsero i 35 anni e i 45 anni nel Seicento. Ma chi arrivava a 30-40 anni aveva un’aspettativa di vita di altri trent’anni in media, essendo sopravvissuto alle maggiori cause di mortalità infantile e giovanile. Altri sostengono che, già nel Medioevo, si vivesse mediamente fino ai 70, come avviene nelle ultime popolazioni primitive e senza medicina della Terra. Di certo però la speranza di vita è aumentata in maniera determinante dagli Anni’50 in poi, permettendoci di rimettere in discussione tutto: la nostra vita professionale, amorosa, famigliare, il nostro rapporto con il mondo, con la malattia, con le altre generazioni, il senso stesso del nostro destino.
La longevità attraverso la lente della filosofia: la lezione di Pascal Bruckner
Anche la filosofia – che da sempre indaga il tema del tempo, del suo trascorrere e del suo legame con la vita umana – ha percepito questo grande cambiamento. Infatti, secondo uno dei suoi maggiori esponenti – Pascal Bruckner, filosofo appartenente al gruppo dei “nouveaux philosophes”, celebrati negli Anni ’70 e’80, scrittore e pungente polemista francese -, dopo i cinquant’anni tutti ci apprestiamo a vivere un periodo che ci consente di “coltivare tutte le nostre passioni, le nostre capacità, di non lasciar perdere nessuna voluttà, nessuna curiosità, di affrontare sfide impossibili, di continuare fino all’ultimo giorno ad amare, lavorare, viaggiare, rimanere aperti sul mondo e verso gli altri”. Il suo ultimo libro, Una breve eternità. Filosofia della longevità (Guanda, pgg. 252, € 19), individua nel “rinunciare alle rinunce” la formula per definire lo stato d’animo che conviene avere oggi nell’abbordare la terza età.
Rifuggire dai cliché per vivere intensamente
Il tempo in più che ci viene offerto dai progressi della medicina può essere appassionante oppure angoscioso. Sta a noi scegliere se viverlo intensamente oppure come una lunga anticamera. Bruckner non ha dubbi: fino all’estrema vecchiaia, da sola sinonimo di impoverimento radicale delle capacità fisiche e mentali (e l’invecchiamento generalizzato delle popolazioni sta determinando non un aumento, ma una riduzione relativa del numero di anni trascorsi in cattiva salute e dipendenza fisica), rifuggiamo dai cliché che vorrebbero fare dei senior “i reprobi della società attiva”, costringerli a lavorare “in nome dell’esperienza e della perspicacia” oppure ad avere “la sola prospettiva dello svago e del consumismo” e “l’incubo dell’ozio obbligatorio”.
Affrontare la terza età come fosse l’estate di San Martino della vita
Dopo aver presentato le diverse strategie dell’uomo di fronte allo scorrere del tempo, Bruckner ci suggerisce di vivere questa “estate di san Martino della vita” cercando un senso, un tema, in maniera profondamente umanista. Non per nulla i suoi riferimenti sono letterari, cinematografici, musicali, artistici, anche se non mancano le statistiche e i rimandi sociologici e filosofici. E affronta le tematiche più attuali, come il “giovanilismo”, la “postmodernità”, le “generazioni e identità liquide”.
Persino il transumanesimo, senza esserne affatto scandalizzato: «Meglio essere presi in giro per il nostro rifiuto di invecchiare che essere rottamati o peggio invitati a morire». Tra l’altro affermando il successo crescente degli “amori tardivi”, sia tra generazioni differenti che tra congiunti di lunga data. Infatti, “non sono mai troppi due per assaporare la dolcezza della vita”: attraverso “una conversazione ininterrotta, una comune voglia di leggere, di viaggiare, di incontri inesauribili”, possiamo fare della vecchiaia un momento intenso e appassionante dell’avventura umana.
Coltivare il talento, ritrovare la meraviglia
Bruckner dimentica solo che la scelta di “vivere bene” equivale anche a “vivere il bene”, cui tutti siamo chiamati ogni giorno. Per questo è opportuno amare sé stessi, non per egoismo, bensì per imparare ad amare gli altri con l’attenzione, il rispetto e l’accettazione con cui è giusto in primis rivolgerci a noi stessi. È opportuno coltivare il nostro talento, le capacità che ci sono peculiari, e ritrovare la meraviglia, la sorpresa e la curiosità. Reinventiamoci: non c’è limite agli interessi che possiamo coltivare, alle arti che possiamo esercitare, ai giochi che possiamo giocare. E rispettiamo il silenzio al fine di scoprire e frequentare il nostro spazio interiore. Lì esistono, pronti a essere attivati anche al servizio degli altri, quelli che Bruckner chiama gli “assoluti relativi”: l’amore, la verità, la giustizia.
© Riproduzione riservata