Dalla fine del 2022 a oggi, i numeri di chi decide di partire dalla Tunisia hanno superato quelli registrati dalla Libia. Molti migranti, infatti, sono diretti verso l’Italia per raggiungere l’Europa in cerca di un futuro migliore. In quest’ultima puntata di “Partire dalla Tunisia” vediamo le storie dei molti migranti provenienti dall’Africa subsahariana che negli ultimi mesi sono arrivati in Tunisia attraversando il confine con l’Algeria da Hazoua, diretti verso la città di Nefta, nel Governatorato di Tozeur, che dista dalla frontiera circa 30 chilometri.
Come cambiano le rotte in base alla provenienza
Se prima questa rotta era appannaggio dei cittadini provenienti da Mali, direttamente confinante, e più a sud da Gambia, Sierra Leone e Burkina Faso, adesso si registrano sempre più numerosi ingressi di nigeriani, sudanesi, etiopi. Dal deserto di Touzer i migranti devono attraversare il Paese da ovest a est per raggiungere la costa, principalmente la città di Sfax, e molti di loro percorrono questi oltre 300 chilometri a piedi, muovendosi al calare del sole da un centro abitato all’altro.
Le difficoltà dei migranti appena entrati in Tunisia
In questa zona del Paese la situazione delle persone in transito è ancora più difficile perché non esiste un piano di accoglienza istituzionale e anche la Mezzaluna Rossa o Medici senza frontiere hanno mezzi limitati a disposizione, dove gli unici punti di approdo dei migranti sono le oasi di palme in mezzo a chilometri di deserto.
La Lega per i diritti umani e l’aiuto della società civile
In questa ultima puntata di “Partire dalla Tunisia” abbiamo incontrato Samir Lahzami, avvocato e presidente della Lega per i diritti umani di Tozeur e Nefta, che racconta come stiano cambiando le rotte all’interno del Paese e verso la costa, soprattutto dopo gli scontri avvenuti a Sfax nel mese di luglio, fra alcuni gruppi di tunisini e subsahariani, e di come l’accoglienza sia basata su una rete di aiuto costituita dalla società civile.
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