Dalla fine del 2022 a oggi, i numeri di chi decide di partire dalla Tunisia hanno superato quelli registrati dalla Libia. Molti migranti, infatti, sono diretti verso l’Italia per raggiungere l’Europa in cerca di un futuro migliore. In questa seconda puntata di “Partire dalla Tunisia” visitiamo Zarzis, nel sud est della Tunisia a circa 80 chilometri dal confine con la Libia. Qui, infatti, esiste un cimitero che custodisce i resti dei migranti morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo.
“Si tratta di corpi che il mare restituisce dopo i tanti naufragi che continuamente si verificano”, racconta Chamseddine Marzoug, pescatore ed ex volontario della Mezzaluna Rossa. “Ognuno di loro ha una storia che non deve essere scordata, per questo ho creato questo spazio dove la memoria di queste persone non sia dimenticata, anche quando non se ne conosce l’identità”.
Da oltre dieci anni Marzoug si dedica alla sepoltura delle vittime del mare. Oggi il Cimitero degli sconosciuti conta circa 600 lapidi e la sua manutenzione si basa sull’attività di volontariato sua e di altri pescatori, studenti, comuni cittadini che decidono di dare una mano. Nessuno riceve finanziamenti pubblici, ma solo donazioni private.
Un film che parla dei pescatori e dei salvataggi in mare
La storia del pescatore, insieme a quella di altri suoi colleghi di Zarzis che in mare si sono trovati a compiere numerosi salvataggi di migranti in pericolo di vita, è parte del film Strange Fish, presentato nel 2019 Global Migration Film Festival, per la regia di Giulia Bertoluzzi.
In questa seconda puntata siamo andati a incontrare Chamseddine Marzoug nel cimitero, che oggi ha una recinzione, un cancello e un nuovo cartello all’ingresso, ma dove la maggior parte delle salme non ha ancora un nome, nonostante attualmente venga prelevato il Dna da ogni corpo ritrovato per facilitarne un eventuale futuro riconoscimento.
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