Partecipazione è una parola bellissima. Lo è se leggiamo semplicemente la sua etimologia e anche se la contestualizziamo in ambiti di vita vissuta. Partecipare significa prendere parte a un’attività, a un processo sociale. Significa ancora prendere parte a una decisione, significa scegliere di esserci.
E avviene senza costrizioni, solo grazie alla libera volontà che ognuno di noi mette in questa o quella iniziativa.
È a questo concetto che, insieme all’amico Marco Trabucchi, abbiamo deciso di dedicare il quarto volume realizzato da Fondazione 50&Più e Fondazione Leonardo. Per farlo abbiamo ascoltato voci, opinioni, abbiamo provato a dare alla partecipazione tante forme diverse. E lo abbiamo fatto per un motivo molto semplice: 50&Più Associazione rappresenta una forma di partecipazione alla vita di comunità alta e nobile.
Non è un caso che un libro dedicato a questo tema venga pubblicato nell’anno del Cinquantennale perché, care amiche e cari amici, il segreto del successo della nostra storia è strettamente legato alla partecipazione.
Lo diciamo nelle pagine del volume, e insieme a noi lo dicono tanti altri illustri colleghi, la partecipazione – quando è sentita e vera – assume anche la funzione di protezione sociale.
Non si è mai soli quando si persegue un obiettivo comune e noi lo sappiamo bene. Il nostro bagaglio di esperienze e il nostro vissuto testimoniano l’importanza di essere parte di qualcosa, raccontano i traguardi che abbiamo raggiunto e le sfide che abbiamo davanti perché uniti siamo sempre andati – e continueremo a farlo – nella stessa direzione. Una direzione che, certamente, può prendere strade diverse da quelle che pensiamo, che a volte può portarci al punto di partenza e ci fa ricominciare daccapo.
Non importa. Non importa perché siamo insieme, perché ognuno ha la determinazione per andare avanti.
Immaginate un puzzle: è fatto di tanti tasselli. Quando apriamo la scatola rimaniamo sempre sorpresi per la confusione, abbiamo il timore di non farcela. Ma poi iniziamo a costruire ed ecco che i pezzi si incastrano perfettamente e appare il quadro completo. Lo guardiamo con soddisfazione perché viene spontaneo dire “ce l’ho fatta”.
Noi ce l’abbiamo fatta ma la strada per il riconoscimento dei diritti delle persone anziane è ancora lunga. Dobbiamo impegnarci perché sempre più gli anziani vengano considerati una ricchezza, un patrimonio insostituibile da valorizzare.
E con loro anche chi delle persone anziane si prende cura. Senza caregiver, senza animatori sociali che costruiscono progetti, oggi tante persone della terza età sarebbero sole. Una solitudine che dobbiamo combattere.
Custodiamo la storia di questo Paese, delle nostre famiglie, dei nostri figli e dei nostri nipoti e a loro dobbiamo trasmettere i valori che da sempre sono la nostra forza.
E tra questi il valore della partecipazione. Partecipazione alla vita pubblica con passione, con generosità, con coraggio e con onestà.
Questo tempo, i cinquant’anni della nostra storia, non è solo un traguardo bellissimo che siamo fieri di vivere e di raccontare. Questo tempo è anche un impegno per quello che verrà.
Viviamolo, viviamolo intensamente perché siamo le radici del futuro di questo straordinario Paese.
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